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ITALIA

Venafro ha chiesto il giudizio immediato

Mafia Roma, a processo l'ex capo di gabinetto di Zingaretti per il Recup

Il giudice Giorgianni ha fissato l'inizio del processo al 17 febbraio 2016 davanti ai giudici della seconda sezione penale. La vicenda riguarda le presunte irregolarità legate all'appalto per l'acquisizione del servizio Recup, il numero unico della sanità laziale

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Maurizio Venafro
Processo in vista per Maurizio Venafro, ex capo di Gabinetto del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, e per Mario Monge, dirigente della cooperativa Sol.Co., accusati di turbativa d'asta nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale. Il giudice Giovanni Giorgianni ha fissato l'inizio del processo al 17 febbraio 2016 davanti ai giudici della seconda sezione penale.

La vicenda riguarda le presunte irregolarità legate all'appalto per l'acquisizione del servizio Recup - il numero unico della sanità laziale -  indetto e poi annullato dalla Regione stessa con i primi arresti del dicembre 2014. 

Per Venafro la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio ma l'imputato, comunicando di voler rinunciare all'udienza preliminare, ha chiesto il giudizio immediato. Regione Lazio, Confconsumatori, Assoconsum e la comunità di Capodarco si sono costituiti parte civile.

Nella vicenda dell'appalto del Cup sono coinvolti altri soggetti, già imputati nel maxiprocesso fissato a Rebibbia a partire dal 17 novembre prossimo. Oltre a Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, figurano in questo episodio di turbativa d'asta anche Luca Gramazio, quale consigliere regionale del Pdl, Angelo Scozzafava, componente della commissione aggiudicatrice della gara, il manager Fabrizio Franco Testa e alcuni collaboratori di Buzzi.

L'ipotesi della Procura è che Testa, Buzzi, Gramazio e Carminati, ciascuno per la propria parte, abbiano elaborato il progetto di partecipazione alla gara, "assumendo le determinazioni generali in ordine alla turbativa e utilizzando il ruolo di Gramazio, espressione dell'opposizione in Consiglio Regionale per rivendicare, nel quadro di un accordo lottizzatorio, una quota dell'appalto". Il tutto con l'accordo di Monge, che metteva a disposizione lo strumento della cooperativa Sol.Co., con la complicità fraudolenta tra i partecipanti alla gara e con l'intesa di Scozzafava che avrebbe comunicato a Buzzi e Testa lo sviluppo delle decisioni della commissione, le offerte degli altri concorrenti e ogni altra notizia utile allo scopo, che poi, alla fine, era quello di far ottenere alla cooperativa Sol.Co "l'aggiudicazione di uno dei lotti in concorso".

Commentando le dimissioni del suo ex capo di Gabinetto, il Governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, lo scorso marzo, espresse parole di stima per Venafro: "Venafro non ha mai fatto parte di nessuna commissione di assegnazione di gara e quindi non aveva poteri né competenze sulla nomina di membri delle commissioni di gara. Lo dico a salvaguardia di una persona che stimo - concluse Zingaretti - e che ha grandi capacità di onestà e trasparenza".