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ITALIA

Il rapporto annuale della Dna

L'allarme dell'Antimafia: la 'ndrangheta è infiltrata ovunque

Le mafie arrivano alle istituzioni, superano i confini nazionali e stringono legami con la massoneria, anche attraverso il metodo corruttivo-collusivo. Il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e il presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi tracciano il quadro di influenze di 'ndrangheta, camorra e sacra corona unita

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I tentacoli della ‘ndrangheta nelle istituzioni, l’espansione dell’organizzazione mafiosa in tutta la Penisola ma anche fuori dai confini nazionali, le mani sull’immondizia, i legami con la massoneria e con i servizi segreti. È questo quello che emerge dalla relazione annuale della Direzione nazionale antimafia presentata dal Procuratore Franco Roberti e dal presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi.

Alcune indagini hanno, infatti, rivelato un "rapporto tra la ‘ndrangheta, esponenti di rilievo delle Istituzioni e professionisti - legati anche ad organizzazioni massoniche ed ai Servizi segreti - di piena intraneità, al punto da giocare un ruolo di assoluto primo piano nelle scelte strategiche dell'associazione, facendo parte di una 'struttura riservata’ di comando", si legge nella relazione. Non solo droga e armi, quindi, ma anche un forte interesse per il settore pubblico. Resta sempre valida la regola di Falcone per cui basta seguire il flusso di soldi per trovare “gli uomini d’onore".

L’ombra della massoneria
Riflettori puntati sulla figura di Paolo Romeo, vero e proprio "motore dell'associazione segreta emersa nel procedimento 'Fata Morgana' e compiutamente delineatasi con le indagini Reghion e Mammasantissima", in grado di "condizionare l'agire delle istituzioni locali, finendo con il piegarle ai propri desiderata, convergenti, ovviamente, con gli interessi più generali della 'ndrangheta". Appartenente al mondo massonico, secondo le indagini, e, al contempo, "uomo di vertice dell'associazione criminale, dei cui interessi è portatore, nel mondo imprenditoriale e in quello politico, ruolo svolto con accanto personaggi che sono sostanzialmente gli stessi quantomeno dal 2002, dunque da circa 15 anni, senza dimenticare i suoi antichi e dunque ben solidi rapporti con la destra estrema ed eversiva, nel cui contesto, verso la fine degli anni '70, ebbe modo di occuparsi della latitanza di Franco Freda, imputato a Catanzaro nel processo per la strage di Piazza Fontana". In questo quadro, secondo la Dna, "è stato gestito il potere, quello vero, quello reale, quello che decide chi, in un certo contesto territoriale, diventerà sindaco, consigliere o assessore comunale, consigliere o assessore regionale e addirittura parlamentare nazionale od europeo. Sono stati, invero, il Romeo ed il De Stefano a pianificare, fin nei minimi dettagli, l’ascesa politica di Alberto Sarra, consigliere regionale nel 2002 – subentrando a Giuseppe Scopelliti, fatto eleggere Sindaco di Reggio Calabria".
 
Mafie e corruzione
Secondo la relazione della Dna, strumento imprescindibile delle mafie oggi è la corruzione, attraverso cui le organizzazioni mirano a diventare "autorità pubblica" in grado di gestire processi e sorti dell’economia. L'utilizzo stabile e continuo del metodo corruttivo-collusivo determina di fatto "l'acquisizione in capo alle mafie stesse dei poteri dell'Autorità Pubblica che governa il settore amministrativo ed economico che viene infiltrato. Acquistato, dal sodalizio mafioso, con il metodo corruttivo collusivo, il potere pubblico che viene in rilievo e sovraintende al settore economico di cui si è intenso acquisire il controllo, questo viene, poi, illegalmente, meglio, criminalmente, utilizzato al fine esclusivo di avvantaggiare alcuni (le imprese mafiose e quelle a loro consociate) e danneggiare gli altri (le imprese e i soggetti non allineati)".

Fuori dalla Calabria
Continuando il trend avviato ormai da anni, la ‘ndrangheta ha lasciato la Calabria ed oggi è presente in quasi tutte le regioni italiane, superando i confini nazionali e allungando le mani in Europa, in Australia, in Canada e negli Stati Uniti. È in Sudamerica, però, che arrivano soprattutto gli affari delle ‘ndrine: restano solidi – secondo la fotografia scattata da Roberti – "i rapporti con le organizzazioni del centro e del sud America". Il traffico internazionale degli stupefacenti resta l’affare criminale di cui la ‘ndrnagheta continua a mantenere una "posizione di assoluta supremazia in tutta Europa".

La presenza consolidata al nord
I proventi degli enormi affari illeciti vengono reinvestiti in Italia, al nord soprattutto: in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana la ‘ndrangheta "nel settore immobiliare o attraverso operatori economici, talvolta veri e propri prestanome di esponenti apicali delle diverse famiglie calabresi, talaltra in stretti rapporti con esse, al punto da mettere la propria impresa al servizio delle stesse". Resta radicata al nord, l’organizzazione mafiosa calabrese, e in particolare riafferma la propria presenza in Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria, ma anche in Emilia Romagna e Umbria. Regioni, queste, in cui la ‘ndrangheta a volte è riuscita a scardinare e soppiantare altre organizzazioni criminali (come Cosa nostra in Piemonte), ma sempre più spesso ha cercato una sinergia con camorra e mafia siciliana, attraverso "accordi di non belligeranza", come è stato registrato in Lombardia e Emilia Romagna.
 
Il ruolo dell’immondizia
Nella relazione della Dna si torna a parlare di reati ambientali e dell’importanza del business dei rifiuti per le organizzazioni criminali a stampo mafioso: "Il sistema della gestione dei rifiuti in campo nazionale si è sempre basato e continua a basarsi sulla commistione di attività  legali ed illegali". Esempio lampante è la situazione romana, dove la gestione dei rifiuti “da tempo immemorabile, si è fondata su quella commistione”.

La forza rinnovata della SCU
Se Cosa nostra sta attraversando "una fase di crisi", sia perché "in Sicilia l’azione di contrasto è molto efficace e la situazione è controllata", anche perché "ha difficoltà a identificare nuovi referenti", rinnovato è il ruolo della Sacra Corona Unita. La mafia pugliese, secondo le indagini riguardanti la provincia di Brindisi e Lecce, "testimoniano di una perdurante, e per certi versi rinnovata, vitalità dell'associazione mafiosa". "Tutte le principali attività criminali delle due provincie, infatti, benché talora possano apparire autonome ed indipendenti da logiche mafiose, ad uno sguardo più approfondito risultano fare riferimento alla associazione mafiosa, cui comunque deve essere dato conto", si legge.

Camorra: tra alleanze e violenze
In Campania, la presenza del clan camorristi è caratterizzata dal passaggio "con una eccessiva disinvoltura da situazioni di alleanza a situazioni di contrasto violento". A testimoniare il dato sono anche le "elevatissime manifestazioni di violenza in crescita rispetto al precedente anno". Se prima, però, gli scontri si alimentavano nel territorio a nord di Napoli, quello degli Scissionisti, "i luoghi in cui tali eventi si sono consumati ed i profili criminali delle vittime tratteggiano un quadro d'insieme caratterizzato dall'esistenza di molteplici focolai di violenza disseminati nell'area metropolitana e nella provincia di Napoli". Per la relazione, sarebbero in atto sembra "più ampi sommovimenti negli assetti criminali camorristici, di cui gli omicidi e gli agguati costituiscono la manifestazione più eclatante".