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Coronavirus

Innovatori

I 'makers' italiani al lavoro per ospedali e Croce rossa

Solidale e open source, la comunità dei 'makers' si ingegna per la collettività.  Due storie, da Cava dei Tirreni e da Cosenza, sono l’esempio concreto di questo spirito, che usa tutti gli strumenti a disposizione, anche le chat con università e ospedali

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Amleto Picerno, mascherine 3D, Paolo Mirabelli
Una lotta contro il tempo, in pieno spirito makers: solidale e open source, la comunità mette il proprio ingegno gratuitamente al servizio della collettività.  Due storie, da Cava dei Tirreni e da Cosenza, raccontate da Maker Faire Rome, sono l’esempio concreto di questo spirito.

Amleto Picerno a Cava de’ Tirreni, è impegnato a produrre sia valvole per respiratori sia mascherine che, grazie alla stampa laser riesce a stampare in 1.000 pezzi al giorno, mentre Paolo Mirabelli, da Cosenza, produce in 3D maschere protettive per il personale sanitario, in costante contatto con gli ospedali di Napoli, Cosenza e Salerno.

Il Cad al lavoro per la Croce Rossa
Nel cuore di Cava dei Tirreni opera il primo Centro per l’Artigianato Digitale (Cad) d’Italia, parte della società fondata da Amleto Picerno, un hub formativo e tecnologico pensato per aiutare artigiani e aziende a innovarsi attraverso il digitale.

Messa da parte l’attività abituale, il centro lavora per produrre valvole per respiratori e mascherine anti-contagio, da consegnare al Comune di Cava de’ Tirreni che, a sua volta - e dopo opportuna certificazione - distribuirà gratuitamente alle strutture sanitarie, alla Protezione civile, ai vigili urbani e agli operatori della Croce Rossa.

“Da un lato - spiega Amleto Picerno – d’intesa con il Comune di Cava de’ Tirreni, stiamo progettando e producendo nuovi dispositivi, quali mascherine anti-contagio e valvole Charlotte, ovvero quelle che vanno applicate sopra le maschere da sub, da adattare poi ai macchinari di respirazione artificiale in dotazione negli ospedali e, dall’altro lato, stiamo sviluppando un’attività di ricerca.  Quello che stiamo portando avanti, e ci tengo a dirlo, è un lavoro di squadra che è possibile realizzare anche grazie alla fornitura di materiali che ci vengono donati da diverse aziende del territorio”.

Sul fronte mascherine, invece, “stiamo sperimentando la possibilità di utilizzare nuovi materiali biologici – aggiunge Picerno - come sistema di filtraggio da apporre all’interno delle mascherine anti-contagio. E stiamo anche cercando di dare forma ai dispositivi di prevenzione attraverso un design semplice che si possa adattare al volto umano grazie alla realizzazione di modelli che permettano, a tali dispositivi, di prendere forma una volta indossati. Grazie alla stampa laser, più veloce di quella 3D, riusciamo poi a produrre mille mascherine al giorno. Stiamo, inoltre, collaborando attivamente con i nostri ricercatori per la progettazione di nuovi dispositivi utili per aiutare i pazienti a respirare”.
 
Da casa, a Cosenza, visiere e maschere protettive
Paolo Mirabelli, invece, dalla sua abitazione di Cosenza, con la collaborazione di molti maker, lavora su due progetti: realizzare una maschera protettiva per i medici utilizzando un filtro particolare, già nel protocollo dei reparti di anestesia, disponibile in grandi quantità. Si tratta di un dispositivo che copre tutto il viso ed è più comodo da indossare.

Parallelamente Mirabelli si sta cimentando su una visiera da apporre davanti alla maschera facciale “in modo che la protezione sia massima e la visibilità ottimale”.  Racconta ancora Mirabelli: “Il lavoro si porta avanti senza orari insieme ad altri maker, atenei come il Politecnico di Milano, con il dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università della Calabria e in collegamento, via skype e whatsapp con il personale sanitario degli ospedali di Cosenza, Napoli e Salerno.

Maker instancabili
Sia Amleto Picerno che Paolo Mirabelli sono maker che affiancano da anni Maker Faire Rome - The european edition, che in questi giorni riceve e coordina come facilitatore decine di progetti da innovatori di tutta Italia.

“Ad oggi – continua Mirabelli – dopo giorni e notte passate in videoconferenza, dopo ore e ore passate sulla progettazione stiamo stampando, in 3D, i primi prototipi che poi dovranno essere validati. Ma siamo ottimisti e speriamo di dare una mano concreta a chi è impegnato in prima linea contro questa terribile emergenza. Stiamo cercando di produrne più possibile, ma non sempre è facile trovare i materiali per produrle. Ma siamo qui, siamo una comunità, siamo maker e crediamo nella fabbricazione digitale condivisa. Vogliamo dare il nostro contributo per uscire prima possibile da questo incubo”.