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Lo scrive 'La Nacion'

​Maradona, indagato il medico personale: l'ipotesi è di omicidio colposo

 Perquisiti l'abitazione e l'ambulatorio di Leopoldo Luque. Il medico si difende: sicuro di aver fatto tutto il meglio, indaghino su chi era Diego

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La Giustizia argentina ha avviato un'indagine su Leopoldo Luque, medico personale di Diego Armando Maradona, ordinando la perquisizione dell'abitazione e dell'ambulatorio del dottore.

Lo scrive La Nacion, citando fonti informate, sottolineando che l'ipotesi è quella di omicidio colposo, con il sospetto che al campione non siano state fornite cure adeguate, e che Luque è il primo indagato.

Secondo le fonti del quotidiano, "in virtù delle prove che si stanno accumulando è stata decisa la perquisizione. Se verranno confermate le irregolarità nel ricovero domestico di Maradona, si potrebbe configurare il reato di omicidio colposo".

Le perquisizioni sono state ordinate dal procuratore di Benavidez Laura Capra e dai giudici e dai procuratori aggiunti di San Isidro, Patricio Ferrari e Cosme Irribaren.

Il medico Luque: ora indaghino su chi era Diego
"Sono assolutamente sicuro di aver fatto tutto il meglio che potevo per Diego. Ora sono a disposizione della giustizia. So quello che ho fatto con Diego e come l'ho fatto. Posso dimostrare tutto". 

In una conferenza stampa improvvisata con i media locali che lo "assediavano", il medico si difende dall'accusa di omicidio colposo, per presunta negligenza nell'assistere il celebre paziente. Intanto al medico omonimo di quel Leopoldo Luque bomber dell'Argentina campione del mondo nel 1978 sono stati sequestrati, nel corso delle perquisizioni, documenti, computer e cinque telefoni cellulari. 

"Tutto quello che ho fatto per Diego - dice ancora il medico personale di Maradona - è stato più del dovuto, non meno. Ogni volta ci riunivamo per capire cosa fosse meglio per Maradona, e non potevamo andare contro la sua volontà, perché senza di lui niente poteva essere fatto. Allora perché adesso non indagano su chi era Diego?". 

Quello di Luque è un sfogo, che continua con il racconto di quando "gli ho chiesto di alzarsi per ricevere le figlie, perché non le voleva ricevere. Il controllo neurologico era buono, non stava bevendo alcol e i farmaci che stava assumendo erano stati predisposti da una equipe di sanitari e psicologi. Diego era un paziente difficile, a volte mi cacciava di casa, poi mi telefonava chiedendomi di tornare. Io sentivo la responsabilità di volergli bene, di occuparmi di lui e di rendere migliore la sua vita". 

Quanto al dopo-operazione chirurgica, secondo Luque, "Diego era un paziente che poteva essere dimesso. Aveva l'autorizzazione di andarsene, per la parte neurochirurgica, dalla clinica. Poi è cominciato un dibattito su scelte per le quali il paziente deve collaborare, io non posso obbligare un paziente e ricoverarlo in un manicomio se non ho un parere in questo senso da uno psichiatra". Neppure, aggiunge, "posso portarlo in un centro di riabilitazione se lui non vuole. Perché poi il paziente se ne sarebbe potuto andare via a suoi piacimento. Ci sono video in cui si vede che sta bene. Ancora non sono stati diffusi, ma lo saranno presto". 

Agli investigatori, spiega il medico, "abbiamo dato tutto quello che hanno chiesto, tutto quello di cui avevano bisogno. Hanno portato via la sua cartella clinica, con tutti i registri dei miei interventi e di quelli di altri professionisti". "Non ci sono errori medici", aggiunge. "Maradona ha avuto un attacco cardiaco, e purtroppo è la cosa più comune del mondo morire così, voglio dire che può succedere". 

In conclusione Luque sottolinea che "in ogni momento sono stato con lui. E ho visto molta gente che prima non avevo mai visto. Sono un neurochirurgo, Diego odiava i medici, odiava gli psicologi, odiava tutto il mondo, Ma era mio amico e io stavo sempre con lui. Aveva bisogno di aiuto, ma era difficile convincerlo a fare certe cose. Lui aveva autonomia e lui decideva".