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POLITICA

Trattative governo

Marcucci: praticamente impossibile governo M5s- Pd. Salvini: stanno su 'Scherzi a parte'

Il capogrupo dei senatori Dem spiega che le distanze tra le due formazioni politiche sono al momento insanabili. La grillina Lombardi avanza una proposta: per dialogo 'modello Lazio'. Sul fronte del centrodestra Berlusconi: con i pentastellati "non c'è nessuna possibilità visto che io non ho posto veti, ma Di Maio dice che sono il male assoluto e non si vuole sedere a un tavolo". Meloni: scenderemo in piazza

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Andrea Marcucci, Maurizio Martina
La decisione se far partire il percorso o meno arriverà dalla direzione fissata per il 3 maggio. Ma la strada, comunque, resta in salita. E' praticamente impossibile un governo M5s- Pd. A parlare è Andrea Marcucci, capogruppo dei senatori Dem, ad Omibus. Le differenze, dunque, come aveva già sottolineato il segretario reggente, Maurizio Martina, tra le due formazioni politiche restano. A questo punto c'è da capire se ci sia convergenza su alcuni tempi imprenscindibili per il bene del Paese come la creazione di posti lavoro, dice ancora Marcucci. E porta ad esempio - a sottolineare le distanze con i pentastellati -  le unioni civili, ricordando come i grillini, abbiano votato 'no'. 

Dubbi su un possibile governo M5s, vengono sollevati anche da Gianni Cuperlo che puntualizza: "sarebbe un rischio per il Paese. Di fronte alla paralisi è compito di una forza come la nostra capire le condizioni per un eventuale dialogo. I 5 Stelle sono arrivati primi ma non hanno i numeri. L'impressione è che siano partiti da una priorità che non è l'idea del Paese, ma l'idea del potere". 

"Se archiviano il passo falso, il Pd può discutere", dice ancora Cuperlo, secondo il quale "dirsi pronti a firmare un contratto con la Lega o con il Pd è un limite politicista e tattico nel modo di concepire la leadership. Rivolgendosi sia a noi che a un partito sovranista, Di Maio dimostra di non compiere una scelta di campo su temi come sicurezza, welfare,  lavoro, integrazione, cittadinanza".

Dello stesso avviso il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato: "La mia idea è che così posta sia una strada sbagliata. Lasciamo che si sviluppi il dibattito nella sede competente - spiega - E' evidente che pensare di fare un governo che dica no alla Tav, al Tap, ai vaccini, o al Jobs act, con il Pd sarebbe esercizio di pura fantasia. Sarebbe un governo in cui il Pd non c'entra nulla. Quindi più che condizioni, queste sono pre-condizioni per qualsiasi dialogo. Comunque credo che il governo lo faranno Salvini e Di Maio e che questa discussione sia abbastanza accademica".

Sul fronte 5Stelle disposta a sotterrare l'ascia di guerra la grillina, Roberta Lombardi: "Il Paese ha bisogno di cambiare e quindi, come noi a livello regionale abbiamo detto 'non ci è piaciuto il risultato ma lo dobbiamo accettare', la stessa cosa dovrebbe fare il Pd a livello nazionale. Se effettivamente ci sono dei temi su cui convergere". E prosegue: i punti di convergenza "sulla carta" ci sono. "Il tema della lotta alla povertà - indica - ci accomuna. Ma certo il modo in cui lo abbiamo declinato noi, con il reddito di cittadinanza che sostiene i consumi e aiuta la riqualificazione in attesa di un nuovo lavoro, è molto diverso dal loro reddito di inclusione.

Sulla semplificazione della PA, nel decreto Madia c'erano diversi spunti interessanti". Le leggi irrinunciabili per il M5S sono "reddito di cittadinanza, conflitto di interessi e anticorruzione", prosegue Lombardi, che esclude conflitti d'interessi della Casaleggio Associati. L'esponente M5S esclude poi l'ipotesi di un ritorno di fiamma con la Lega: "Ha dimostrato un attaccamento a Berlusconi che ha dell'irragionevole. Sarei uscita dal Movimento se ci fossimo seduti al tavolo con Berlusconi".
 
Sul fronte del centrodestra Matteo Salvini non arretra di un passo. Qualsiasi confronto ci sarà solo con un centrodestra unito. Ieri - dopo un'intensa giornata di campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia a sostegno di Massimiliano Fedriga - il leader della Lega e Silvio Berlusconi ricordano che non c'è nessun problema di tenuta dell'alleanza: un incontro e un abbraccio in tarda serata a Trieste ne è la riconferma. Poi Salvini rincara la dose: "o c'è un governo di centrodestra o non c'è nessun governo, e si torna a votare e vinciamo da soli. Questo lo dico a qualcuno che è arrivato secondo e vuole dettare le regole e lo dico sottovoce anche a chi pensa di non escludere di ragionare con Renzi e con il Pd. Mai con Renzi e con il Pd, né in Friuli Venezia Giulia né in Italia, abbiamo già dato". In una intervista ad una emittente locale, il leader del Carroccio ironizza: "Intesa Pd-M5s? Penso che siano su 'Scherzi a parte', in politica chi viene bocciato dagli elettori non può uscire dalla porta e rientrare dalla finestra del Governo. L'accordo Pd-M5s è contro natura, continuerò a lavorare perché nasca un governo figlio del voto degli italiani tra centrodestra e cinquestelle". 

"Mi stupisce che Di Maio pensi di rivoluzionare l'Italia con Renzi, Boschi, Gentiloni e con questa compagnia. Domenica scorsa abbiamo vinto in Molise, vediamo di vincere domenica in Friuli Venezia Giulia e di mantenere gli impegni presi. Riproverò fino in fondo a dare un Governo che risponda alle emergenze di questo Paese, altrimenti è più serio andare a votare", dice ancora Salvini.  "Il centrodestra è pronto a formare un governo con il M5s, senza veti, senza insulti, scendendo dagli altari, non ci sono persone infallibili né divinità. Ha vinto il centrodestra, il M5s è arrivato secondo, se si ragiona su come cancellare la legge Fornero, tagliare la burocrazia, bloccare l'immigrazione, tornare a contare in Europa, sono pronto a lavorare già da domani". Poi, alla domanda sul 'problema' Berlusconi nella coalizione, risponde: "Andiamo avanti, andiamo avanti, andiamo avanti". 

Il Cavaliere - con toni meno accesi dei giorni passati - dice con i pentastellati "non c'è nessuna possibilità visto che io non ho posto veti, ma Di Maio dice che sono il male assoluto e non si vuole sedere a un tavolo". Poi il leader azzurro ribadisce: "Vengo raggiunto quotidianamente da tante telefonate dei colleghi" in Europa che chiedono "che l'Italia possa avere un argine al Movimento 5 Stelle, al movimento populista italiano". 

Il Presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni in una intervista a Il Piccolo: "Siamo pronti a scendere in piazza" se dovesse nascere un governo M5s-Pd, perché "verrebbe moltiplicato quanto visto in questi anni: immigrazione irregolare, misure contro imprese e lavoratori, nessuna certezza della pena, incapacità di rispondere alle famiglie, prostrazione davanti ai diktat europei".