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ITALIA

Bonino a Bruxelles

Marò, Media indiani: autorizzato uso della legge anti pirateria, rischio pena di morte

Per il Times of India il ministero dell'Interno avrebbe chiesto l'uso della norma che prevede fino alla pena di morte. In precedenza, i giudici avevano chiesto di "riconciliare il conflitto di opinione all'interno dell'amministrazione" e hanno rinviato l'udienza al 3 febbraio. I legali di Latorre e Girone vorrebbero accelerare i tempi sul processo. L'iniviato del Governo insiste sulla linea del ritorno in Italia. Bonino: "Venerdì l'Ue risolleverà la questione in India"

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I due marò
Il ministero dell'Interno indiano avrebbe autorizzato l'uso della legge anti pirateria (il Sua Act), che prevede fino alla pena di morte, come chiesto dalla polizia speciale che indaga sui marò. A sostenerlo il Times of India. Tuttavia la polizia "aspetterà il verdetto della Corte Suprema" sul ricorso dell'Italia. La replica per l'Italia arriva dall'inviato del nostro Governo in India, Staffan de Mistura: "Quello che fa fede per noi è ciò che dirà la Corte Suprema" e non "quello che dicono fonti generiche che appaiono sulla stampa".

L'Italia davanti alla Corte Ue
Tutto questo dopo che, ad un anno dalla decisione di istituire un "tribunale ad hoc" per garantire un processo "veloce" ai due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, l'Italia è ritornata davanti alla Corte Suprema per denunciare i gravi ritardi nell'inchiesta e proprio per scongiurare la possibilità che sia invocata quella legge anti pirateria marittima in palese contraddizione con la promessa fatta da New Delhi lo scorso aprile. E la Corte Suprema indiana ha chiesto al governo di trovare una soluzione entro due settimane allo stallo che sta ritardando il processo ai due marò. In una breve seduta, durata una decina di minuti, i giudici hanno chiesto di "riconciliare il conflitto di opinione all'interno dell'amministrazione" e hanno rinviato l'udienza al 3 febbraio.

I legali
ll team legale, guidato dal luminare del foro Mukul Rohatgi, ha presentato davanti al massimo organo giudiziario indiano un ricorso ("petition") in cui si elencano le violazioni della sentenza emessa nel 18 gennaio 2012 che sottraeva la giurisdizione del caso allo Stato meridionale del Kerala dove è avvenuto l'incidente in cui sono morti due pescatori e lo affidava ad un tribunale speciale che avrebbe dovuto riunirsi "su base giornaliera". "Il comportamento indiano è configurabile come una figura di offesa al massimo tribunale", sostiene il ricorso, perché per un anno non è stato fatto nulla di quanto da questo raccomandato. Le indagini della polizia Nia (National Investigation Agency) non si sono concluse, si dice, il processo non è cominciato, e potrebbe essere applicata una legge antiterrorismo (Sua Act) che non è fra quelle indicate dalla Corte Suprema.

La richiesta dell'Italia
L'Italia ha chiesto quindi che "si presentino subito i capi d'accusa senza l'utilizzazione del Sua Act", peraltro già escluso dall'Alta Corte del Kerala", o in alternativa che "si autorizzino i marò a rientrare in Italia per attendere i tempi del processo indiano". Una posizione sulla quale ha inisistito anche l'inviato del Governo in India, Staffan de Mistura, ha confermato "la giustezza della linea dell'Italia dato che il contraddittorio in Corte Suprema a New Delhi ha dimostrato l'incapacità dell'India di presentare capi di accusa coerenti e definitivi contro i nostri marò e se il pm indiano non fosse in grado di presentare il 3 febbraio una posizione chiara sui capi d'accusa, gli avvocati della difesa insisteranno per il ritorno in Italia dei maro'". Sulla stessa posizione anche E anche il ministro della Difesa Mario Mauro: "C'è una azione congiunta tra i due Paesi per far sì che i due marò italiani bloccati in India tornino a casa". Il ministro sottolinea poi che "sono state disattese le richieste della Corte indiana che indicava dei tempi e dei limiti sul giudizio del Tribunale non rispettati, per questo chiediamo che i nostri soldati tornino a casa".

Bonino: "Venerdì l'Ue risolleverà la questione in India"
Nel frattempo il caso marò sarà nuovamente sollevato dall'Unione europea con l'India, in occasione delle Consultazioni di politica estera in programma a New Delhi venerdì prossimo: lo ha riferito il ministro degli Esteri, Emma Bonino, al termine al termine della riunione del Consiglio Esteri a Bruxelles. "Ho posto la questione in Consiglio", ha spiegato la titolare della Farnesina, "e Catherine Ashton (l'alto rappresentante per la politica estera Ue, ndr) ha confermato non solo l'interessamento e la giustezza della nostra posizione e della nostra richiesta, ma anche di aver seguito questo dossier da parecchio tempo".  Se ci sono voluti "due anni per arrivare a un capo di imputazione c'è qualcosa che non torna" e questo "ha colpito anche i miei colleghi", ha concluso Bonino riferendosi agli altri 27 titolari delle diplomazie europee riuniti oggi a Bruxelles.