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SPETTACOLO

Teatro

Il petrolio in Basilicata, una tragedia

In scena al Brancaccino di Roma M.E.D.E.A. Big Oil, rielaborazione del mito greco: sul palcoscenico, le trivellazioni petrolifere in Lucania, i riti del sud ma anche la reazione a una mentalità spesso arcaica

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Una scena da M.e.d.e.a. Big Oil
di Emma FarnèRoma
Le trivellazioni in Basilicata, il dissesto ambientale, il legame con la terra e le tradizioni del Sud. Sono gli ingredienti di M.e.d.e.a. Big Oil, in scena a Roma fino al 30 aprile al Brancaccino: sul palcoscenico, un'"opera teatrale in chiave buffonesca, concepita per l’esecuzione ritmica corale".

Il titolo ha un doppio significato. È la rivisitazione del mito greco: Medea che uccide i figli perché tradita da Giasone. Nello spettacolo, la donna rappresenta i lucani e il territorio tradito dal Giasone-compagnia petrolifera, uno straniero che non mantiene la promessa di crescita e lavoro. E' la metafora, spiega l'autrice e regista Terry Paternoster, "Della mia terra" - la Basilicata, ndr - "sventrata dalle trivellazioni". L'obiettivo, racconta ancora Paternoster, è "parlare e denunciare un disagio di questa popolazione che vorrebbe risposte sul grado di inquinamento della Val d’Agri. Ci sono indagini di privati che non corrispondono al monitoraggio ufficiale (qui il sito dell'Osservatorio Ambientale Val D'Agri, ndr)". Il secondo significato è un acronimo: "Per coincidenza", dice la regista, "M.e.d.e.a. è anche il titolo di un master", quello dell'Eni in Management ed Economia dell'Energia e dell'Ambiente.

Il lavoro è nato nel 2011, da un ritorno in Basilicata della regista, seguito da un ulteriore viaggio nella regione con il collettivo di attori InternoEnki, sul palcoscenico nello spettacolo M.e.d.e.a. Big Oil. "Abbiamo girato 60 ore di interviste a cittadini locali", racconta Paternoster, "Abbiamo poi rielaborato queste informazioni con la drammaturgia". L'obiettivo è raccontare una regione, la Basilicata, che "estrae l'80% del petrolio nazionale ma è allo stesso tempo la regione più povera di Italia. Da artisti ci sentiamo in obbligo di dover sensibilizzare l'opinione pubblica".

In scena, c'è il Sud arcaico fatto di riti, come quello delle conserve del pomodoro. Ci sono i simboli dell'attaccamento alla terra e le credenze popolari. C'è un'"amante tradita, la Medea, che diventa anche simbolo della chiusura mentale paesana e contadina", si legge nella nota dello spettacolo. Non a caso, lo sfondo della scena è nero pesto, un buio che ricorda il petrolio. E gli attori sono scalzi, ma solo con un piede. Per scoprire perché, basta andare a vedere lo spettacolo a Roma o in uno dei teatri che la tournée toccherà nei prossimi mesi