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MONDO

Politiche ambientali

Media americani: Usa fuori da accordo clima. Trump twitta: annuncerò decisione nei prossimi giorni

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"Annuncerò la mia decisione sull'accordo di Parigi nei prossimi giorni. Facciamo di nuovo grande l'America": così il presidente americano Donald Trump in un tweet dopo le indiscrezioni di una sua decisione per l'uscita dall'accordo sul clima.

Secondo i media degli Stati Uniti il presidente avrebbe preso la decisione di abbandonare l'accordo sul clima di Parigi. L'annuncio è atteso nel corso della settimana. Ad affermarlo Axios, citando due fonti molto vicine alla Casa Bianca; il sito, domenica, aveva già scritto che Trump lo aveva confidato ai suoi collaboratori più stretti.

I dettagli sull'uscita dall'accordo saranno curati da un ristretto numero di persone, tra cui Scott Pruitt, l'amministratore dell'Epa, l'Agenzia di protezione ambientale. Gli uomini di Trump stanno valutando la formula con cui abbandonare l'intesa. 

L'uscita degli Stati Uniti dall'intesa di Parigi sarebbe il peggior colpo assestato alle politiche ambientali del predecessore di Trump alla Casa Bianca, Barack Obama, e manderebbe anche un segnale chiaro e combattivo al resto del mondo sul fatto che la lotta al cambiamento climatico non sarà una priorità per Washington nei prossimi anni. L'uscita degli Stati Uniti, inoltre, minaccerebbe la tenuta dell'intero accordo, visto il ruolo decisivo di Obama nel successo di Parigi.

Gli scenari possibili, secondo Axios sarebbero due
Il presidente potrebbe annunciare l'uscita degli Stati Uniti, che darebbe inizio a un processo che non si concluderebbe prima del novembre 2020. Secondo i termini dell'accordo, i Paesi firmatari non possono inviare la loro richiesta di abbandono dell'intesa prima di tre anni, a partire dall'entrata in vigore, avvenuta il 4 novembre 2016. Il processo di ritiro, poi, richiederà circa un anno. In questo lungo periodo di tempo, non si escludono ripensamenti della Casa Bianca.

Oppure Trump potrebbe far uscire gli Stati Uniti dal trattato che sorregge l'accordo di Parigi, chiamato United Nations Framework Convention on Climate Change. Si tratterebbe dell'opzione più estrema, perché porterebbe gli Stati Uniti fuori da tutti gli accordi globali sul clima. Per questo processo, sarebbe necessario un anno.

L'accordo ratificato da Obama può essere ritirato da Trump
Ratificato da un presidente, Barack Obama, l'accordo Cop 21 di Parigi sul clima può essere denunciato allo stesso modo dall'attuale inquilino della Casa bianca, Donald Trump, senza passare per il congresso. Gli Usa avevano annunciato la ratifica dell'accordo sulla riduzione delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra il 3 settembre 2016, insieme alla Cina, alla vigilia del Gg20 ad Hangzhou. La ratifica Usa porta la firma di Obama, uno dei principali artefici dell'intesa, senza l'approvazione del senato (richiesta in genere per i trattati) perché la sua amministrazione lo ha ritenuto un "accordo esecutivo" per il quale basta l'autorità del presidente. che ora, sfruttando un meccanismo analogo, può anche decidere di ritirare gli Usa dall'accordo.

Ue e Cina riconfermano rispetto accordo clima
Nel vertice di venerdì Ue e Cina annunceranno che continueranno a rispettare l'accordo di Parigi sul clima e nelle conclusioni, già "stabilizzate" sul tema, saranno annunciati "dettagli sulle misure concrete di attuazione" dell'accordo. Lo indicano fonti europee a due giorni dal vertice che formalmente comincerà domani sera con la cena del premier Li Keqiang con i presidenti Donald Tusk e Jean-Claude Juncker all'Europa building di Bruxelles. L'eventuale ritiro degli Usa "non è la fine del mondo", aggiungono le fonti.

Chi potrebbe fare cambiare idea a Trump sul clima?
Ci sono una serie di gruppi, di politici e di aziende che stanno facendo pressioni su Trump affinché scelga una delle due della strade possibili. Già lo scorso novembre, poco prima delle elezioni, una serie di gruppi ambientalisti avevano chiesto al presidente eletto di non stracciare il documento e di rispettare l'accordo. Poco dopo, il 16 novembre, diverse aziende americane - tra cui Nike, Starbucks, e Mars - hanno firmato una lettera aperta per chiedergli di non uscire, come invece aveva più volte annunciato durante la sua campagna elettorale. E ancora Rex Tillerson, ex a.d. di ExxonMobil e ora segretario di Stato, aveva detto che gli Stati Uniti non avrebbero lasciato l'intesa di Parigi, seguito dalla figlia di Trump, Ivanka, anch'essa a favore dell'accordo. 

Sul fronte del no si sono sin dall'inizio espressi il capo dell'Environmental Protection Agency, Scott Pruitt, il consigliere capo del presidente, Steven Bannon, e almeno 12 repubblicani alla Camera. Alla loro lettera è seguita quella di altri 22 senatori repubblicani che chiedono il ritiro. Con essi anche molti gruppi conservatori, che vedono nell'accordo di Parigi come una vittoria delle politiche di Obama che deve essere cancellata. Ma il fronte dei sostenitori dell'accordo continua a ingrandirsi: c'è il segretario all'Energia, Rick Perry, ex governatore repubblicano del Texas. C'è il papa, che ha discusso a lungo con Trump sul tema nella visita del presidente Usa in Vaticano. Ci sono poi decine di aziende tecnologiche e i colossi della Silicon Valley, Google e Apple in prima fila, ma anche aziende petrolifere come BP e Shell. In particolare Exxon ha voluto esprimere il suo parere a favore dell'accordo di Parigi.

Dal punto di vista del Congresso, ci sono oltre 40 senatori democratici che hanno scritto al presidente, ma anche 3 senatori repubblicani e 13 deputati repubblicani alla Camera. In tutto questo ieri il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha mandato un messaggio chiaro a Trump. "Il mondo è un disastro" e gli effetti dei cambiamenti climatici sono pericolosi e stanno aumentando giorno dopo giorno.