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SCIENZA

Il rapporto dell'Agenzia Europea per l'Ambiente

Clima: -19% emissioni gas serra in UE in 12 anni

 Dal documento emerge che le tendenze nazionali variano in modo significativo negli Stati esaminati, con emissioni di gas serra in calo in 22 Paesi e in aumento in 11. Tra i Paesi in cui le emissioni si riducono ci sono Germania, Regno Unito, Italia, Francia, Finlandia, Danimarca; tra quelli in cui salgono, Spagna, Portogallo, Grecia. Nel 2012 Germania, Regno Unito e Italia fanno segnare le emissioni più alte; mentre Liechtenstein, Malta e Islanda le emissioni più basse. 

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In Europa aria e acqua sono migliorate. Le emissioni di gas serra, tra il 1990 e il 2012, nell'Ue a 28 sono ''diminuite del 19%, nonostante un incremento del 45% della produzione economica''.Questo quanto contenuto nel Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Europa dell'Agenzia europea dell'ambiente, presentato dal ministero dell'Ambiente e dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).
Tra i Paesi in cui le emissioni si riducono ci sono Germania, Regno Unito, Italia, Francia, Finlandia, Danimarca; tra quelli in cui salgono, Spagna, Portogallo, Grecia. Nel 2012 Germania, Regno Unito e Italia fanno segnare le emissioni più alte; mentre Liechtenstein, Malta e Islanda le emissioni più basse. Secondo il National inventory report 2015 (fonte Ispra) le emissioni di gas serra totali, espresse in CO2 equivalente, escluse le emissioni e gli assorbimenti dovuti all'uso del suolo, cambiamenti di uso del territorio e silvicoltura, sono diminuite del 16,1% tra il 1990 e il 2013, passando da 521 a 467 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. L'anidride carbonica nel 2013 rappresenta l'82,4% delle emissioni totali (in riduzione del 17,4% tra il 1990 e il 2013); in particolare, nel 2013 nel settore dell'energia le emissioni di CO2 si sono ridotte del 15,4% rispetto a quelle del 1990.(ANSA).
Il report, che contiene una valutazione integrata, comprendendo dati a livello globale, regionale e nazionale, accompagnati da confronti tra vari Paesi, lancia però anche una nota negativa e insieme una sfida su cui puntare: il traguardo che l'Europa si pone a lungo termine, cioè di “vivere bene entro i limiti del nostro pianeta”, non è compatibile con le attuali politiche sull’ambiente e con quelle correlate. Bisogna fare di più.
 
BIODIVERSITÀ E AGRICOLTURA BIOLOGICA
A livello continentale la biodiversità continua a essere minacciata, il 60% delle valutazioni relative a specie protette e il 77% di quelle sui diversi tipi di habitat hanno evidenziato uno stato di conservazione non buono. L'Europa non è quindi sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo, fissato per il 2020, di arrestare la perdita di biodiversità. L’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di specie animali (oltre 58.000) e le piante superiori sono circa 6.700, il 15,6% delle quali endemiche. Il livello di minaccia è però alto: si stima che complessivamente circa il 31% dei vertebrati italiani sia minacciato, sono poi in pericolo il 15% delle piante vascolari e il 22% di briofite e licheni. Sulle aree protette, in Italia quelle terrestri occupano circa 3 milioni di ettari (oltre il 10% della superficie territoriale nazionale), e le marine oltre 2,8 milioni di ettari. Gli stati che hanno più aree protette terrestri sono Germania (11 milioni di ettari) e Francia (9 milioni), mentre il Portogallo si distingue per le aree marine protette, con 11 milioni di ettari. Nel 2012, l’agricoltura biologica è praticata in Europa su circa il 6% della SAU (Superficie Agricola Utilizzata), con grandi differenze tra i vari paesi. Dal 1990 a oggi in Italia il settore è cresciuto a un ritmo senza uguali: il nostro paese è al secondo posto dopo la Spagna per quanto riguarda la superficie interessata dall’agricoltura biologica, mentre è al 7° posto, con l’8,9%, per la superficie coltivata rispetto alla SAU. Gli ultimi dati disponibili evidenziano che dal 2012 al 2014 la superficie interessata dall’agricoltura biologica in Italia è cresciuta di quasi il 19%.

CONSUMO ENERGETICO E FONTI RINNOVABILI
Per ciò che riguarda il consumo energetico e le fonti rinnovabili, nei Paesi membri e i Paesi che cooperano con l’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA33) dal 1990 al 2012 si registra un piccolo aumento globale del consumo energetico interno lordo; in questo stesso periodo assistiamo però ad un aumento della quota di energie rinnovabili in 32 paesi su 34. In Italia la quota di energia da fonti rinnovabili, nel 2012, è pari al 13,5% rispetto al consumo finale lordo. Oggi, i dati aggiornati al 2013 rilevano che in Italia la quota di energia da fonti rinnovabili è pari al 16,7% rispetto al consumo finale lordo, un valore prossimo all’obiettivo del 17% da raggiungere entro il 2020. L’incremento della quota di energia da fonte rinnovabile appare consistente a partire dal 2007, passando dal 6,4% al 16,7%, con un aumento annuo di oltre un punto e mezzo percentuale. Nel 2013 l’Italia è tra i paesi con il gap più basso rispetto al proprio obiettivo (-0,3%). Allo stato attuale Bulgaria, Estonia, Svezia e Lituania hanno già raggiunto i rispettivi obiettivi.

CONSUMO DELLE RISORSE E PRODUTTIVITÀ
Il consumo delle risorse nell’UE è diminuito nel periodo 2000-2012, anche se la crisi finanziaria del 2008 e la conseguente recessione economica in Europa hanno chiaramente contribuito a questa tendenza. Il consumo di risorse interno è stato di 16,7 tonnellate pro capite nel 2007 ed è sceso a circa 13,7 tonnellate nel 2012, in parte a causa del crollo del settore edile in alcuni paesi.
La produttività delle risorse, invece, espressa come rapporto tra il PIL e il consumo interno delle risorse, dal 2000 al 2012 è aumentata notevolmente nell'Unione Europea, un segno che le economie europee stanno creando più ricchezza delle risorse materiali che utilizzano. Ciò riflette il cambiamento della struttura delle economie e un diverso uso delle risorse.
Stime (provvisorie) più aggiornate di Eurostat indicano che il consumo interno delle risorse nei Paesi dell’UE28 ammonta, nel 2014, a 13,3 tonnellate pro capite. In Italia, tale consumo di risorse interno è diminuito dal 2007 al 2014, passando da 14,2 a 8,8 tonnellate pro capite. Dal 2000 al 2014, si conferma che il maggior calo è stato registrato in Irlanda, Spagna e Italia, principalmente a causa del crollo del settore delle costruzioni. I paesi con il più alto livello di produttività delle risorse, espresso come rapporto tra PIL e consumo interno delle risorse, sono nell’ordine: Svizzera, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito e Italia.

TRASPORTO – DOMANDA DI TRASPORTO PASSEGGERI
Dal SOER 2015 emerge un aumento della domanda di trasporto passeggeri tra il 2005 e il 2012, rimasto complessivamente stabile negli ultimi anni. Tuttavia le tendenze nazionali variano in modo significativo, con una domanda crescente in 23 paesi e in diminuzione in 10.  Nel 2012, l’autovettura è il modo di trasporto dominante in tutti i paesi. Tale modalità di trasporto è generalmente diminuita nel periodo 2009 - 2012, con un calo significativo in alcuni paesi. L’Italia viene annoverata tra i paesi in cui si registrano, dal 2005 al 2012, i maggiori decrementi del traffico interno di passeggeri (considerando il totale dei trasporti ferroviari, degli autobus, dei pullman e delle autovetture, viene evidenziata una riduzione del traffico pari a -12,32%; per le sole autovetture, nonostante rappresentino la modalità di trasporto prevalente, il decremento registrato è pari a -14,53%). Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, si sottolinea tuttavia una ripresa nel 2013 e nel 2014, che inverte la tendenza rispetto agli anni precedenti (Conto Nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti, 2013 – 2014).

QUALITÀ ACQUE DOLCI - NUTRIENTI NEI FIUMI
Il livello dei nutrienti nelle acque dolci in Europa è un fenomeno che desta preoccupazione; in particolare, l'inquinamento è dovuto al settore agricolo, riflettendosi in senso negativo sulla qualità dell'acqua: la buona notizia è che le concentrazioni di nitrati medi nei fiumi europei si sono ridotte di oltre il 20% tra il 1992 e il 2012, mentre le concentrazioni di ortofosfato sono più che dimezzate. In Italia, i dati del 2000 e del 2012 evidenziano una diminuzione della concentrazione dei nitrati e una stabilità per quanto riguarda l’ortofosfato. Nel periodo 2000-2013, per i fiumi è emerso come l’Adige, il Brenta, il Livenza, il Piave, l’Isonzo e il Tagliamento mantengano basse quantità e scarse variazioni. L’Arno e il Po, invece, hanno tuttora un carico di nutrienti rilevante.

GESTIONE DEI RIFIUTI
Secondo il SOER 2015 la gestione dei rifiuti in Europa è migliorata negli ultimi anni, con un calo di produzione e conferimento in discarica. I Paesi membri e i Paesi che cooperano con l’Agenzia (AEA33), hanno raggiunto un tasso medio di riciclaggio del 29% nel 2012, rispetto al 22% del 2004, ma la situazione è molto variabile. Nel 2012 Germania, Austria, Belgio e Svizzera riciclano più della metà dei rifiuti urbani, mentre Islanda, Regno Unito, Italia, Slovenia, Lituania, Cipro e Repubblica Ceca sono gli Stati che hanno registrato il maggior incremento dei tassi di riciclaggio nel periodo considerato. Secondo le informazioni più aggiornate, nel 2013 nell’UE28 si sono prodotte circa 243,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, l’1,2% in meno rispetto all’anno precedente. In Italia invece, nel 2014, a fronte di un calo del PIL e di una ripresa della spesa delle famiglie, la produzione nazionale dei rifiuti urbani si è attestata a circa 29,7 milioni di tonnellate, con un aumento dello 0,3% rispetto al 2013, evidenziando un’inversione di tendenza rispetto al trend degli ultimi anni. I rifiuti urbani smaltiti in discarica, nel 2014, sono stati pari a circa 9,3 milioni di tonnellate, facendo registrare, rispetto alla rilevazione del 2013, una riduzione del 14%, pari a quasi 1,6 milioni di tonnellate di rifiuti. Il tutto, anche grazie all’incremento della raccolta differenziata, che raggiunge il 45,2% (quasi 3 punti percentuali in più rispetto al 2013). La percentuale dei rifiuti urbani avviati a riciclaggio si attesta al 45,2% (obiettivo al 2020: 50%).