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MONDO

Oggi altre due scosse

Nepal, un mese dopo il sisma: pochi fondi e 70mila bambini a rischio malnutrizione

La stagione delle piogge monsoniche potrebbe rallentare le organizzazioni umanitarie. Save the Children teme l'aumento delle morti neonatali. A Kathmandu una marcia in ricordo delle vittime

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Un mese dopo il terremoto in Nepal che ha provocato 8.600 morti, oltre 20.000 feriti, 3 milioni di sfollati ed incalcolabili distruzioni, centinaia di persone si sono raccolte a Kathmandu nella zona della storica torre Dharahara, patrimonio dell'Unesco, alta oltre 60 metri e rasa al suolo dal sisma del 25 aprile di magnitudo 7,8. Con candele e bandiere, uomini, donne e bambini sono rimasti in silenzio per due minuti in ricordo delle tante persone morte sotto le macerie, non solo 30 giorni fa ma anche nella scossa successiva del 12 maggio. E la terra, purtroppo, continua a tremare: due scosse, di magnitudo superiore ai 4 gradi della scala Richter, sono state registrate in piena notte e poi in tarda mattinata. 

Scarsità di fondi
Ma nel giorno della ricorrenza, è arrivato anche l'appello delle Nazioni Unite alla mobilitazione internazionale per assicurare il successo della ricostruzione nel Paese. Il coordinatore degli aiuti umanitari dell'Onu in Nepal, Jamie McGoldrick, ha parlato infatti di "un contributo sostanzioso, ma ancora insufficiente" da parte della comunità mondiale, sottolineando che ad oggi sono stati ricevuti solo 92,4 milioni di dollari, ossia il 22% dei 423 promessi per la risposta umanitaria in Nepal. Questi soldi dovevano servire per comprare razioni di cibo, acqua e lenzuola, necessari a coprire tre mesi di operazioni. Le cause della scarsità di fondi sarebbero molteplici: dalle ristrettezze finanziarie dei governi alla necessità di versare aiuti anche per altre crisi, che infiammano ad esempio la Siria e lo Yemen.

"Sono deluso - ha affermato McGoldrick - nel senso che c'è stata una risposta notevole in termini di ricerca e salvataggio delle persone (...) e forse pensano che il lavoro sia finito". "Ora si parla di ricostruzione - ha aggiunto - ma noi vorremmo ricordare che, tra la fase di ricerca e salvataggio e quella della ricostruzione, c'è la fase dell'assistenza e dell'aiuto". Riguardo alla gestione dei fondi, è intervenuto oggi anche il ministro delle Finanze nepalese, Ram Sharan Mahat, auspicando che in futuro i fondi possano essere gestiti direttamente dalle autorità di Kathmandu, i cui sforzi, finora, a detta del Ministro, sarebbero stati ostacolati dalle agenzie internazionali che lavorano indipendentemente.

L'arrivo dei monsoni
Ora, secondo il responsabile delle Nazioni Unite McGoldrick, il vero problema arriverà nella stagione dei monsoni tra giugno e settembre, che rischia di isolare completamente i piccoli villaggi nepalesi arroccati nelle aree himalayane più remote. A questo proposito, l'organizzazione internazionale Medici senza frontiere sta cercando di raggiungere, prima dell'arrivo delle piogge, i villaggi remoti con materiale medico e materiale utile per la ricostruzione. Fino ad oggi, a limitare le opzioni di trasporto sono state le difficoltà logistiche e di terreno, per cui le équipe di Msf, in molti casi, sono state costrette ad utilizzare ogni giorno gli elicotteri per raggiungere i villaggi a nord e ad est di Kathmandu.

All'indomani del sisma, con epicentro nel distretto di Gorkha, 80 km a ovest di Kathmandu, Msf aveva subito lanciato le attività per aiutare le popolazioni colpite gestendo cliniche mobili e fornendo ripari e kit igienico-sanitari. Anche dopo il 12 maggio, le équipe mediche hanno curato le persone sul posto ed evacuato dai villaggi remoti i pazienti con gravi lesioni. Tuttora, l'organizzazione si occupa di trasportare materiali con gli elicotteri facendo viaggi sempre più frequenti e, dove le strade sono accessibili, utilizza auto e camion. In questo momento, l'obiettivo primario è quello di garantire a tutte le persone sfollate un posto sicuro, prima dell'arrivo delle forti piogge. 

L'Unicef: 70mila bambini a rischio malnutrizione
A un mese di distanza dal sisma, Unicef e Save the Children lanciano due ulteriori allarmi: circa 70.000 bambini sotto i 5 anni sono a rischio malnutrizione, mentre Save the Children parla di quasi 93.000 donne incinte a rischio. Decine di migliaia di bambini hanno urgente bisongo di supporto nutrizionale per prevenire un deterioramento delle loro condizioni nutritive. Secondo le stime dell'Unicef, in 15.000 soffrono di malnutrizione acuta grave e avranno bisogno di alimenti terapeutici, mentre 55.000 bambini con malnutrizione acuta moderata necessitano di alimenti supplementari e cure per poter ritornare ad uno status ottimale per la loro salute e lo sviluppo.

Save the Children: "Rischio colera e morte neonatale"
Save the Children mette, invece, in evidenza i rischi che corrono le circa 92.000 donne incinte. Molte di loro, infatti, vivono ora all'aperto perchè le loro case sono state danneggiate o distrutte, con i loro bambini, sotto teli di plastica, al freddo e in condizioni sempre più insalubri. Tra poche settimane, le forti piogge rischiano di aumentare la diffusione delle malattie, in particolare di quelle trasmesse attraverso l'acqua, come il colera. La situazione è ancora più critica se ci si riferisce alle strutture sanitarie. Nelle zone maggiormente colpite dal terremoto, come Sindhupalchok, Dolakha e Gorkha, infatti, il 73% delle strutture sanitarie che forniscono assistenza alla maternità sono state danneggiate o distrutte, lasciando alle donne scarse possibilità di accesso all'assistenza sanitaria neonatale e postnatale. Di conseguenza, aumenta il rischio di morte noenatale.