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ITALIA

Grasso: se sono stati commessi reati verranno puniti

Migranti,Panorama:c'è una inchiesta penale su una Ong per "favoreggiamento immigrazione clandestina"

La portavoce di Frontex, Izabella Cooper: "Noi non accusiamo, passiamo notizie. E prosegue: "A quanto ne sappiamo, i trafficanti sfruttano la situazione: sanno che abbiamo l'obbligo internazionale di salvare i migranti in mare e ne approfittano". Ian Rugger, responsabile della ong Moas, in Commissione Schengen: "soccorso a migranti anche in acque libiche con ok di Roma"

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Non si placano le polemiche dopo le dichiarazioni del Procuratore di Catania che ha sollevato una questione molto spinosa: quella del ruolo delle Ong nei soccorsi in mare e di loro presunti contatti con gli scafisti. A gettare altra acqua sul fuoco, quanto pubblicato dal settimamale Panorama in edicola che rivela - in esclusiva - di essere in grado di provare che la Procura di Catania sta indagando, specificatamente, su una Organizzazione non governativa. Dunque, ci sarebbe in corso una inchiesta penale e non conoscitiva per "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina".

Grasso: magistratura farà luce. Ruolo Ong determinante
"Le organizzazioni non governative hanno avuto un ruolo determinante, in stretta sinergia con le tante istituzioni centrali e territoriali, nel sistema europeo e italiano del soccorso e dell'accoglienza; hanno svolto sostanzialmente una funzione pubblica a favore dell'Unione, garantendo servizi che avrebbero dovuto essere semmai assicurati da interventi istituzionali di carattere europeo". A Parlare il Presidente del Senato Pietro Grasso, aprendo, questa mattina  a Fiesole (Firenze) i lavori della settima edizione di The state of the Union, dedicata al tema della cittadinanza europea. Ed ha proseguito: "A proposito di recenti polemiche sono certo, anche per la mia lunga esperienza personale, che la magistratura e le forze di polizia faranno piena luce su eventuali opacità e che proveranno e puniranno i reati che siano stati eventualmente commessi".  

Corriere della Sera: in dossier Frontex chiamate dirette per 8 navi Ong
Le Organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo, nel 90% del salvataggi effettuati, individuano direttamente le imbarcazioni che trasportano migranti, prima che sia partita una richiesta di aiuto e prima delle comunicazioni da parte della Guardia costiera, e sono attivate direttamente dai migranti stessi: i telefoni satellitari consegnati agli scafisti contengono infatti numeri delle imbarcazioni che intervengono. Si tratta di modalità che interferiscono con le indagini sui trafficanti. Sono queste, secondo quanto riferito dal 'Corriere della Sera', le accuse contenute nel dossier di Frontex su cui indaga il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. Accuse alle quali le Ong hanno già più volte replicato respingendole come "infamie"e ribadendo che il loro "unico obiettivo è salvare vite umane".

La relazione dell'Agenzia europea indica 8 navi private e le relative Ong, elencate dal quotidiano: Sea Watch di SeaWatch.org che batte bandiera olandese e porta fino a 350 persone; Aquarius di Sos Mediterraneo/Medici senza frontiere di Gibilterra con una capienza di 500 persone; Sea Eye di Sea Watch.org dall'Olanda, fino a 200 persone; Iuventa di Jugendrettet.org, bandiera olandese con 100 persone; Minden di Lifeboat Project tedesca per 150; Golfo Azzurro di Open Arms da Panama che porta fino a 500 persone; Phoenix di Moas con bandiera del Belize che ne imbarca 400; Prudence di Medici senza frontiere con bandiera italiana che è la più grande visto che ha 1.000 posti.

Frontex ha esaminato le rotte seguite da queste navi e in particolare le modalità di avvicinamento alle acque libiche, ma ha anche utilizzato testimonianze di migranti sbarcati e le informazioni fornite da agenzie di intelligence di alcuni Stati. E sostiene che "prima e durante le operazioni di salvataggio alcune Ong hanno spento i transponder per parecchio tempo" Sulla questione interviene anche, intervistata dalla 'Repubblica', la portavoce di Frontex, Izabella Cooper. "Noi non abbiamo mai accusato le Ong di collusione con i trafficanti di esseri umani anche perché non abbiamo il mandato per svolgere indagini sul territorio - spiega - Le fanno la Polizia ed Europol, noi ci limitiamo a passare loro le informazioni che raccogliamo durante i salvataggi e l'assistenza dei migranti".

"Raccogliamo informazioni sui trafficanti libici e dei paesi di transito e poi le passiamo alla Polizia e a Europol che svolgono le indagini sotto il controllo delle autorità italiane", chiarisce, e, quanto alle analisi di rischio, precisa: "Abbiamo notato che negli ultimi due anni i trafficanti libici hanno cambiato il loro modo di operare. Nel 2012 i barconi arrivavano a Lampedusa, nel 2014 si fermavano a metà strada tra Libia e Italia. Dal 2016 invece la maggior parte dei soccorsi avviene al limite delle acque territoriali libiche". I trafficanti "riforniscono i gommoni di benzina, cibo e acqua sufficienti a percorrere giusto le 12 miglia per uscire dalle acque di Tripoli" e utilizzano mezzi "di qualità inferiore a prima, di importazione cinese, lunghi 10 metri e fatti di una gomma molto sottile. Li stipano anche con 170 persone mentre quando i viaggi erano più lunghi facevano imbarcare 90 migranti ".

"A quanto ne sappiamo i trafficanti sfruttano la situazione: sanno che abbiamo l'obbligo internazionale di salvare i migranti in mare e ne approfittano", dice ancora la portavoce di Frontex, e quanto alle informazioni su cui si basano le indagini delle autorità italiane conclude: "è certo che abbiano un quadro ben più completo di noi".

Moas: soccorso a migranti anche in acque libiche con ok di Roma
Ian Rugger, responsabile della ong Moas (Migrant Offshore Aid Station), una delle otto citate nel dossier di Frontex su presunti legami tra scafosti e Organizzazioni non governative -  su cui sta indagando la Procura di Catania - è stato ascoltato dal Comitato parlamentare Schengen. Rugger ha affermato che Moas ha soccorso migranti anche in acque libiche con l'ok di Roma.
 
"E' successo" che le operazioni siano venute a meno di 12 miglia dalla costa libica, ha detto l'esponente della ong rispondendo ad una precisa domanda della presidente del comitato Schengen, Laura Ravetto (Pdl), "si sono verificater queste circostanze, sempre su indicazione del Mrcc di Roma (Maritime rescue coordination centre). La prassi prevede che riceviamo una telefonata che ci incarica di recarci esplicitamente all'interno di acque territoriali in alcuni casi, a volte ci viene chiesto di avvicinarci e solo dopo individuiamo l'imbarcazione. Quando ci viene richiesto, i nostri interventi sempre su autorizzazione, e chiediamo sempre se le autorità del paese, in Libia in questo caso, sono state informate per sapere se il nostro intervento è autorizzato".

Per identificare l'imbarcazione "o siamo contattati dal Mrcc di Roma, noi individuiamo la posizione, riportiamo i risultati delle ricerce in merito al tipo di imbarcazione, lo stato dell'imbarcazione, cosa possiamo e non possiamo fare, e in tal caso o ci si chiede di intervenire o di attendere come unità di supporto ad altra unità navale", altrimenti, seconda modalità, "noi stessi rileviamo un contatto nell'ambito delle nsotre attività di pattugliamento e informiamo il Mrcc di Roma" e l'operazione segue poi le stesse modalità. Moas "conduce le proprie operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale sotto lo stretto coordinamento dell'Mrcc", ha detto da parte sua il chief of staff della ong Christina Ramm-Ericson nell'introduzione della stessa audizione, "in piena ottemperanza con le leggi marittime internazionali e gli obblighi in mare".

"L'affermazione più volte ripetuta dai rappresentanti delle ong secondo cui le loro unità navali opererebbero sotto il controllo della Guardia costiera è corretta, nella misura in cui tale controllo naturalmente sussiste solo nelle fasi del soccorso". Lo ha affermato il comandante generale del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia costiera, ammiraglio Vincenzo Melone, in audizione davanti alla Commissione Difesa del Senato nell'ambito di una indagine conoscitiva sul contributo dei militari italiani nei soccorsi in mare ai migranti e sul ruolo delle ong. 

Alfano: il 6 luglio ministeriale su migranti, invitata la Libia
La questione dei migranti resta sempre in primo piano nell'agenda italiana e europea. Anche alla luce degli ultimi sviluppi delle inchieste delle Procure siciliane e del rapporto Frontex, il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha annunciato di aver convocato per il prossimo 6 luglio una "riunione ministeriale" sul dossier immigrazione alla quale sono stati invitati "la Libia", oltre all'Alto rappresentante Ue per la Politica estera e di sicurezza "Federica Mogherini, i partner europei, l'Oim e l'Unhcr".