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ITALIA

Ferri: espulsioni lampo già possibili

Migranti, il Ministro della Difesa Pinotti: "Lotta agli scafisti in acque libiche"

Il ministro della Difesa spiega che la missione europea deve passare alla fase B. E invoca un aumento dei fondi comunitari per la Cooperazione affinchè i singoli Paesi impediscano la partenza degli immigrati

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E' tempo di cambiare e di imprimere una trasformazione alla missione europea che opera nelle acque di fronte alla Libia. Lo ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nel corso dell'intervista con Maria Latella su Sky: "Avere molte navi nel Mediterraneo può essere incentivo per gli scafisti che lucrano su dolore delle persone finanziando poi con gli ingenti guadagni anche il terrorismo", per questo, "in accordo con la Libia - ha spiegato - dobbiamo sostenere la guardia costiera e la marina libica affinchè effettuino controlli nelle acque libiche". "Non una barriera italiana - ha specificato il ministro - ma la fase 2 della missione europea, che prevedeva che dopo una fase di addestramento, la guardia costiera e della marina libica subentrassero". "La lotta agli scafisti non riusciamo a farla nelle acque internazionali. Dobbiamo farla nelle acque libiche", ha detto Pinotti.

"L'Italia ha messo una parte di fondi per stipulare accordi con vari paesi affinchè non facciano partire i migranti, ma andrebbero incrementati i fondi europei - ha detto ancora Pinotti - il problema dell'immigrazione non è solo dell'Italia, ma di tutta l'Europa - Fortunatamente uno dei punti del 'Migration compact' e' stato accolto: l'ipotesi di cooperazione con i Paesi africani affinche' investano nei loro Paesi e non facciano più partire le loro popolazioni avrà investimenti europei". "Questi investimenti europei già sono significativi, ma noi vorremmo vederli aumentare ulteriormente", ha aggiunto.

Il ministro poi facendo riferimento ai Cie ha detto che il governo sta lavorando ad un piano che permetta l'utilizzo dell'esercito per controllarli. Su questa ipotesi "non solo siamo d'accordo - ha detto - ma stiamo dando il massimo di disponibilità per intervenire con le forze armate. Sono attualmente già impegnati settemila militari nell'operazione 'Strade sicure', e potrebbero essere impiegati anche per controllare laddove una presenza significativa di migranti potrebbe essere problematica per l'ordine pubblico".

Ferri: espulsioni lampo già possibili
Sulla possibilità di effettuare espulsioni di migranti che si macchiano di reati, anche se condannati solo in primo grado - come auspicato nei giorni scorsi anche dal Capo della Polizia Gabrielli - è intervenuto il sottosegretario alla giustizia Cosimo Maria Ferri. In una intervista a Qn ha detto che questo è già possibile: "La legge attuale prevede già la possibilità di espellere il cittadino extracomunitario condannato anche solo in primo grado per una serie di reati gravi che prevedono l'arresto in flagranza" - spiega - ma per rendere più efficace il sistema di espulsioni "occorre intensificare i rapporti bilaterali con gli Stati di provenienza, garantendo più collaborazione e riduzione dei tempi".

"Oggi - continua Ferri - senza modificare la normativa attuale si vuole prevedere la possibilità di espellere lo straniero richiedente asilo che ha avuto il diniego sia della commissione territoriale sia del tribunale di primo grado. Così solo dopo questi due dinieghi si potrebbe prevedere la possibilità di espellere immediatamente lo straniero senza attendere i successivi gradi di giudizio che ovviamente potranno essere esperiti dallo stesso". 

Per quanto riguarda l'effiacia delle norme, "la strada indicata dalla Commissione europea del progetto 'Migration Compact' può essere risolutiva - sostiene il sottosegretario - ma deve diventare efficace e quindi l'Europa deve pretendere i rimpatri da Sudan, Eritrea, Niger, Gambia e Mali, che chiedono collaborazione anche economica. Come è stato fatto nell'accordo tra Ue e Turchia, bloccando così la rotta balcanica".

Per gestire l'emergenza immigrazione, secondo Ferri "il tema dell'identificazione è la criticità da risolvere". Come nel caso di Amri, ricorda il sottosegretario, "l'identificazione dalla Tunisia, se pur richiesta tempestivamente, è arrivata in ritardo all'Italia". 

Mentre sul fronte dei Cie "va intanto premesso che ci si entra a seguito di un provvedimento del Prefetto, eseguito dal Questore, e convalidato dal Giudice di Pace. I soggetti all'interno possono liberamente comunicare e hanno tempi di permanenza ben determinati (possono permanere solo 30 giorni se entrano dopo una scarcerazione e per un massimo di 90 giorni se entrano dopo un controllo ordinario). Dopo questo termine - ricorda - gli stranieri devono essere accompagnati nel paese d'origine e comunque vengono invitati con altro provvedimento del Questore a lasciare il Paese. Ecco perché il punto nodale è ottenere la massima collaborazione nell'identificazione", ribadisce il sottosegretario.

Infine, Ferri affronta la questione delle richieste di asilo, che si sono moltiplicate. Con il nuovo ddl Orlando sono previsti 12 tribunali distrettuali che si occuperanno solo di questa materia per sveltire le pratiche. "L'obiettivo è quello di ridurre i tempi e di espellere chi non ha avuto il riconoscimento del diritto d'asilo. Bisogna introdurre misure di semplificazione e prevedere la soppressione dell'appello: le decisioni relative al riconoscimento di protezione internazionale - continua - non potranno essere impugnate, in sede giurisdizionale, nel caso in cui siano respinte. È evidente che la  specializzazione del magistrato, l'accorpamento delle competenze in un numero limitato di Tribunali possa portare risultati positivi in termini della qualità della decisione e della rapidità. Agli uffici giudiziari indicati dovranno essere però fornite le risorse necessarie", conclude il sottosegretario.