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CULTURA

Letteratura

Morto il poeta Mark Strand, premio Pulitzer nel 1999

Si è spento a New York per un liposarcoma. Era considerato una delle massime voci della poesia contemporanea
 

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"Il futuro non è più quello di una volta" e "Nulla è il destino di chiunque": bastano questi due versi per capire che il mondo non dimenticherà facilmente Mark Strand, protagonista per cinquant'anni della poesia contemporanea e vincitore di tantissimi premi fra cui un Pulitzer nel 1999, che si è spento a New York a ottant'anni. "E' sempre stato un artista. Era divertente, elegante, generoso e brillante, ha vissuto per lavorare e per stare con i suoi amici e le persone che amava", dice la figlia Jessica annunciando ai media americani la morte del padre a causa di un liposarcoma. La carriera di Strand, nato in Canada nel 1934 da una pittrice e da un rappresentante, attraversa cinquant'anni di storia e le sue opere sono state tradotte in più di trenta lingue. E' stato anche detentore di prestigiose cattedre negli Stati Uniti e anche in Brasile.    

Le opere pubblicate in Italia
Tra i suoi lavori più celebri, "Il monumento", pubblicato in Italia da Fandango, e "Il futuro non è più quello di una volta". Ma nel nostro Paese, che Strand amava e visitava molto tanto da definire Venezia la Gerusalemme dell'arte, sono stati tradotti anche "L'uomo che cammina avanti al buio. Poesie 1964-2006", "La denarrazione", "L'inizio di una sedia", "L'alfabeto di un poeta", "Edward Hopper", "Uomo e cammello", "Quasi invisibile". Strand era un ateo convinto, forse anche perché il padre da piccolo lo terrorizzava con i racconti degli eretici torturati e bruciati sul rogo. "Non ho incontrato Dio e non sono mai stato in paradiso, così sono scettico - diceva - anche perché nessuno poi torna indietro per dirmi che si sta divertendo in cielo o che ha visto Dio. Ci sono certo un sacco di persone che sostengono che Dio gli sta dicendo cosa fare ma non ho idea di come Dio gli parli, forse con delle e-mail segrete".

Una vita dedicata alla cultura
La figlia conferma: "Non eravamo una famiglia religiosa ma abbiamo letteralmente adorato la cultura". In un'intervista sul Monumento Strand disse che l'aveva scritto negli anni 70 quando era molto interessato dall'idea dell'immortalità di un poeta: "Ho immaginato un anonimo scrittore, molto più serio di quello che sono stato io, che lascia dietro di sé un'opera. E questi sono canti di annullamento, di un io che va verso il nulla ma è animato dal desiderio che la sua vita prosegua ma capisce che questo desiderio comprende per forza anche ciò che ha scritto e lasciato".