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ITALIA

Vicenda Amara

Bufera sul Csm: l'impiegata indagata ricorre al Riesame, udienza il 6 maggio

Marcella Contrafatto (ora sospesa) è indagata dalla Procura per calunnia: è accusata di avere diffuso ad alcuni giornali i verbali secretati resi nei mesi scorsi ai pm milanesi dall'avvocato Piero Amara. Il procuratore Greco prepara intanto una relazione sulla presunta 'loggia Ungheria'

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Si terrà il prossimo 6 maggio l'udienza davanti al tribunale del Riesame di Roma dove verrà discussa l'istanza presentata dal difensore di Marcella Contrafatto, l'impiegata del Csm (ora sospesa) indagata dalla Procura per calunnia. La donna è accusata di avere diffuso ad alcuni giornali i verbali secretati resi nei mesi scorsi dall'avvocato Piero Amara davanti ai pm milanesi. L'istanza al vaglio del tribunale della Libertà riguarda gli atti sequestrati nel corso delle perquisizioni disposte dall'autorità giudiziaria capitolina.

Il procuratore di Milano Francesco Greco sta intanto preparando una relazione per ricostruire i passaggi e la tempistica relativi alla gestione del fascicolo, poi trasmesso a Perugia, sulla presunta loggia Ungheria, caso che sta creando una bufera tra la magistratura e che ha acceso uno scontro, dovuto a un diverso modo di condurre le indagini, con il pm Paolo Storari. Greco, come apprende l'Ansa da fonti qualificate, potrebbe inviare tale ricostruzione al Csm in vista di eventuale procedimento sulla vicenda.

Loggia Ungheria, 3 indagati a Milano un anno fa
Sul caso della presunta loggia Ungheria, la Procura di Milano già un anno fa, il 9 maggio 2020, aveva iscritto per associazione segreta l'avvocato siciliano Piero Amara, proprio colui che aveva parlato ai pm milanesi dell'organizzazione che condizionava nomine in magistratura e negli incarichi pubblici, il suo ex collaboratore Alessandro Ferraro e il suo ex socio Giuseppe Calafiore. Il fascicolo è stato trasmesso per competenza alla Procura di Perugia lo scorso dicembre dopo una riunione dopo l'estate con Raffaele Cantone.

Rispetto alla lettura che arriva dalla ricostruzione del pm Storari, un tempo titolare con l'aggiunto Laura Pedio dell'inchiesta sul cosiddetto 'falso complotto Eni' in cui i tre sono già indagati, tra i vertici del quarto piano del Palazzo di Giustizia di Milano viene data una versione diversa della vicenda.

Si racconta che il pm avrebbe voluto iscrivere nel registro degli indagati 6 persone, mentre il procuratore Francesco Greco e l'aggiunto Pedio, prima di procedere, avrebbero ritenuto opportuno fare accertamenti. E poi, era la domanda, perché solo 6 e non tutte le 74 persone che, secondo Amara, avrebbero fatto parte di questa presunta associazione segreta? Inoltre, si parla di accertamenti avvenuti nei mesi in cui invece Storari ha lamentato l'inerzia sulle indagini e della richiesta, inascoltata, da parte di Greco di una consulenza tecnica su alcuni computer degli inquirenti milanesi per verificare come l'ex dirigente Eni in Nigeria Vincenzo Armanna si fosse procurato quelle due paginette dei verbali di Amara per 'sventolarli' in un interrogatorio che risale al febbraio scorso proprio davanti a Pedio e Storari.

Da quanto è stato riferito, dopo le tre iscrizioni, Francesco Greco ha coinvolto anche l'aggiunto e responsabile dell'anticorruzione milanese Maurizio Romanelli: gli ha girato le carte, verbali della 'discordia' compresi, affinché li leggesse in quanto l'intenzione era potenziare il pool di pm che si occupasse del caso. Invece, l'analisi di quelle carte ha portato alla decisione unanime di stralciare gli atti e inviarli per competenza alla Procura di Perugia. Per questo a settembre il procuratore Cantone si è incontrato di persona a Milano con Greco. Dopodiché ci sono state una serie di riunioni in cui, tra l'altro, si è concordato, come poi è avvenuto, un interrogatorio congiunto di Amara. Alla fine di dicembre la trasmissione degli atti alla magistratura perugina.

Da pm Storari una decina di mail a vertici Procura Milano
Tra fine 2019 e inizio 2020 il pm di Milano Paolo Storari avrebbe inviato una decina di email ai vertici dell'ufficio per chiedere di fare iscrizioni nel registro degli indagati e compiere accertamenti sulle dichiarazioni dell'avvocato Piero Amara. A quanto si è saputo, il pm avrebbe comunicato al procuratore Francesco Greco che bisognava fare in fretta e iniziare ad indagare e data, a suo dire, l'inerzia decise di consegnare i verbali all'allora consigliere Csm Piercamillo Davigo affinché venisse informato il comitato di presidenza. Non fece una lettera 'formale' di trasmissione per informare il Csm.

Storari è pronto, quando sarà necessario, a riferire al Csm, partendo da documenti scritti, per spiegare la decisione, a suo dire di "autotutela" di fronte all'inerzia del procuratore Francesco Greco. Nelle sue dichiarazioni Amara, a partire dal 2019, aveva parlato dell'esistenza della loggia segreta 'Ungheria', di cui avrebbero fatto parte anche magistrati.   Per Storari bisognava iscrivere subito alcuni nomi nel registro degli indagati per cercare riscontri a quelle affermazioni che, in caso contrario, avrebbero potuto essere delle calunnie. Il percorso formalmente corretto prevedeva che il pm - dopo aver mandato almeno una decina di mail in pochi mesi ai vertici della Procura senza, a suo dire, avere risposta- scrivesse al comitato di presidenza del Csm una missiva. L'inerzia dei vertici, secondo la ricostruzione del pm, sarebbe durata circa 6 mesi, tra fine 2019 e maggio 2020.   Il pm ritiene di aver seguito nella sostanza le indicazioni previste da una circolare del Cms del '94 che recita: "Il pubblico ministero che procede deve dare immediata comunicazione al Consiglio con plico riservato al Comitato di Presidenza di tutte le notizie di reato nonché di tutti gli altri fatti e circostanze concernenti magistrati che possono avere rilevanza rispetto alle competenze del Consiglio". Stando a questa ricostruzione, l'indagine che il pm voleva portare avanti sarebbe stata bloccata per non inficiare il processo in corso sulla vicenda Eni-Shell/Nigeria.   Processo che tra i 'grandi accusatori' vedeva anche l'ex manager Eni Vincenzo Armanna, legato ad Amara e indagato pure lui nell'inchiesta sul 'falso complotto' da cui Storari da qualche settimana si è chiamato fuori. Nel caso Eni-Nigeria, tra l'altro, i pm milanesi trasmisero a Brescia parte dei verbali di Amara nei quali si gettava un'ombra sui giudici (fascicolo archiviato). Giudici che hanno assolto tutti gli imputati.