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MONDO

Gli Usa e il mondo arabo

Obama in Arabia Saudita: Iran e Siria le spine nel fianco

Il presidente americano arriva a Riad da Roma. "Non accetterà un cattivo accordo sul nucleare" con Teheran. La Casa Bianca ribadisce il sostegno ai ribelli siriani ma senza fornitura di armi
 

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Obama e il re saudita
Gli Usa intendono continuare a cooperare con l'Arabia Saudita per rafforzare l'opposizione moderata siriana, "politicamente e militarmente", ma per ora non daranno il via libera alla consegna ai ribelli di armi sofisticate per il timore che finiscano nelle mani di gruppi estremisti.
E' con questo messaggio, secondo fonti della Casa Bianca, che il presidente Barack Obama è arrivato in Arabia Saudita, con il compito di mettere fine alle tensioni che hanno segnato,negli ultimi mesi, i rapporti tra i due alleati.
Le relazioni fra Riad e Washington sono "migliori oggi di quanto lo fossero lo scorso autunno", quando tra i due Paesi c'erano state "differenze tattiche" su come affrontare il conflitto siriano, ha detto ai giornalisti a bordo dell'Air Force One proveniente da Roma il consigliere aggiunto per la sicurezza nazionale americano, Benjamin Rhodes, che accompagna il presidente.

Ma la lista degli argomenti spinosi che Obama deve affrontare è lunga. I sauditi, in particolare, non nascondono le loro preoccupazioni per i negoziati sul nucleare di Teheran, cui partecipano anche gli Stati Uniti, e temono un riavvicinamento dell'amministrazione americana all'Iran, la potenza sciita che è la tradizionale rivale nella regione dell'Arabia Saudita, che è sunnita.
Obama, ha sottolineato Rhodes, intende rassicurare i suoi interlocutori sauditi che i negoziati in corso con Teheran non significano che Washington non continui a nutrire timori per le politiche dell'Iran, compreso il suo sostegno al presidente siriano, Bashar al Assad, e al movimento sciita libanese Hezbollah, oltre all'influenza "destabilizzatrice nello Yemen e nel Golfo" attraverso le popolazioni sciite di questi Paesi.

Quanto alla Siria, il maggiore scoglio per le relazioni saudite-americane è la resistenza della Casa Bianca ad acconsentire alla fornitura di armi sofisticate ai ribelli, dopo che Obama ha rinunciato lo scorso settembre a compiere un'azione militare contro il regime in seguito a un accordo per l'eliminazione della armi chimiche siriane.
Rhodes non ha confermato notizie pubblicate dal Washington Post, secondo le quali gli Usa sarebbero pronti a dare il via libera alla fornitura ai ribelli di Manpad, i sistemi d'arma terra-aria portatili. Le "inquietudini" per i "rischi di proliferazione" che l'introduzione di queste armi in Siria comporterebbe rimangono intatte, ha affermato il consigliere aggiunto per la sicurezza nazionale, aggiungendo che per questo motivo non vi saranno "annunci specifici su aiuti supplementari" ai ribelli.

Amnesty International, intanto, ha rivolto ad Obama un appello perché approfitti della sua visita per prendere posizione contro "le sistematiche violazioni dei diritti umani" in Arabia Saudita.
Amnesty ricorda fra l'altro che diverse attiviste dovrebbero nuovamente mettersi al volante per sfidare il divieto di guida delle donne nel Paese. Ma l'organizzazione denuncia anche quella che definisce una "sistematica discriminazione dei lavoratori immigrati e della comunità sciita", le "torture e i maltrattamenti" sugli arrestati e "le punizioni corporali come la fustigazione e le amputazioni".