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SALUTE

Errore in una ricerca

Marcia indietro degli esperti. L'olio di palma non fa venire il diabete

Nello studio che metteva in relazione l'uso dell'olio di palma con l'aumento del diabete le cavie erano state nutrire con la forma idrogenata, che non è utilizzata nell'industria alimentare

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Olio di palma (http://www.morguefile.com/)
La polemica sull'olio di palma, contenuto in molti alimenti, aveva fatto il giro del mondo: nei mesi scorsi erano stati i diffusi i risultati di una ricerca che collegava un elevato consumo di questo ingrediente con l'aumento di diabete e con la distruzione delle cellule del pancreas. Ma ora, dallo stesso gruppo italiano che aveva firmato l'articolo, arriva una correzione. E la polemica aveva investito molti prodotti noti, tra cui la Nutella, è destinata a scemare.

Su 'Diabetologia' si precisa che gli animali usati per l'esperimento che aveva messo sotto accusa il legame olio di palma con il diabete sono stati nutriti con una dieta ricca di grassi, ma composta per il "60% di energia da olio di palma idrogenato". Una tecnica, quella dell'idrogenazione, che però non viene usata dall'industria alimentare. L'olio di palma di fatto è già allo stato solido, pertanto non richiede tale processo, e per questo preferito ad altri oli vegetali da molte aziende.  Era stato proprio il dato sulle cavie, ora corretto nella pubblicazione degli stessi autori diretti da Francesco Giorgino dell'Università di Bari, che aveva portato a concludere che l'olio di palma in eccesso poteva aprire la strada al diabete.       

"Sfortunatamente i dettagli della dieta ricca di grassi forniti nella sezione dell'articolo erano scorretti", scrivono gli autori. La dichiarazione di errore evidenzia dunque che l'effetto rilevato dallo studio deve essere attribuito all'uso di grassi idrogenati in eccesso, e non di olio di palma, che non richiede affatto per gli usi nell'alimentazione umana del processo di idrogenazione, ritenuto da anni dannoso per la salute. 

Lo correlazione diabete-olio di palma aveva scatenato un polverone, in particolare contro la Nutella, anche se l'ingrediente viene usato in tantissimi prodotti alimentari e per una serie infinita di altri prodotti, dai saponi ai dentifrici, dalle patatine fritte al biodiesel. 

La Ferrero, che produce la Nutella, era anche stata accusata dal ministro dell'Ambiente, Ségolène Royal,  anche di causare la deforestazione. L'azienda italiana aveva poi ottenuto le scuse da parte del ministro francese perché movimenti ambientalisti come Greenpeace avevano affermato che "Ferrero è uno dei gruppi più all’avanguardia in termini di sostenibilità per quanto riguarda l’approvvigionamento di olio di palma". Ferrero, infatti, è stata una delle prime società ad annunciare una policy interna "per cessare l’utilizzo di olio di palma derivante da deforestazione".

A dar ragione alla Ferrero era arrivato anche il Wwf. La dottoressa Eva Alessi, responsabile sostenibilità del Wwf, aveva promosso a pieni voti l'azienda che dal 1° gennaio di quest’anno utilizza esclusivamente olio di palma certificato al 100% assicurandosi "che le palme vengano coltivate solo in certe aree, per esempio campi già destinati all’agricoltura, senza intaccare le foreste, e che l’irrigazione venga fatta in modo sostenibile e consapevole, senza un utilizzo sconsiderato di pesticidi".

Il caso Nutella aveva coinvolto anche la moglie del presidente del consiglio Agnese Renzi, aveva risposto alle accuse di Segolene Royal semplicemente visitando il padiglione della Ferrero ad Expo