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ITALIA

Corte di Cassazione

Omicidio Mauro Rostagno: il delitto fu deciso da Matteo Messina Denaro

Rese pubbliche le motivazioni della sentenza decisa dalla Corte di Cassazione il 27 novembre scorso sull'ergastolo al boss Virga per la morte del giornalista

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Mauro Rostagno
"Francesco Messina Denaro disse di aver dato incarico a Vincenzo Virga di eseguire l'omicidio di Mauro Rostagno, e questo particolare non è per nulla incompatibile con la ricostruzione di come operassero gli organi di vertice di Cosa nostra nella deliberazione di omicidi eccellenti".

Così scrivono i giudici della I sezione della Cassazione in un passo delle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 27 novembre il "Palazzaccio" rese definitiva la pena dell'ergastolo per il mandante del delitto, Vincenzo Virga, in relazione all'omicidio di Mauro Rostagno, il giornalista ucciso nel settembre 1988. Con il giudizio - si ricorda - fu assolto Vito Mazzara.

Tenendo sempre presenti le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori, la Corte afferma che "il fatto che Francesco Messina Denaro dette l'incarico esecutivo a Vincenzo Virga è elemento che rafforza la costruzione indiziaria a carico di quest'ultimo, nella misura in cui, se gli venne affidato l'incarico esecutivo, è ben logico ritenere che nel momento deliberativo collegiale non avesse mosso obiezioni o rilievi, aderendo in tal modo alla azione criminosa".

Insomma a parere dei giudici, la Corte d'assise d'appello "ha dato conto dell'assenza di dati di fatto sui quali poter ipotizzare che, successivamente alla deliberazione dell'omicidio, intervennero altri soggetti, estranei al contesto mafioso e comunque interessati alla eliminazione fisica di Mauro Rostagno, come avallato dall'esistenza di cosiddette piste alternative, che anticiparono la realizzazione di quel deliberato e commisero per loro conto l'omicidio, lasciando allo stato del mero proposito l'asserito progetto mafioso di liberarsi dalla scomoda presenza di Mauro Rostagno".

Per questo, osserva la Cassazione, le "cosiddette piste alternative sono state oggetto di un attento vaglio ad opera dei giudici del merito, che ne hanno dimostrato, con argomenti adeguati e logici, l'infondatezza; in ogni caso - sottolineano gli ermellini in merito al ricorso di Virga - nessuna risultanza oggettiva è indicata dal ricorrente come fondamento dell'ipotesi di un autonomo intervento di terzi, che resta pertanto una mera congettura, incapace come tale di rivelare inadeguatezze del costrutto operato in sentenza".

E poi "di pari inconsistenza è il concorrente rilievo circa l'assenza di elementi per poter escludere che, deliberato l'omicidio, l'organismo collegiale di 'cosa nostra´ ebbe un ripensamento e decise così di non far nulla. Tutto è possibile, ovviamente, ma una ipotesi non suffragata da alcun dato oggettivo non può essere presa in considerazione come prova logica di segno contrario alla ricostruzione indiziaria che si intende demolire".

Secondo i supremi giudici il coinvolgimento di Virga si desume "nell'assenza, successivamente alla commissione dell'omicidio, di turbamenti sul territorio controllato dal mandamento di Trapani, con la prosecuzione stabile della direzione di Virga che ebbe modo di programmare altri importanti omicidi, dimostrazione logicamente inequivocabile della piena adesione all'omicidio di Mauro Rostagno".

Nella sentenza si rende anche in qualche modo omaggio al "forte impegno antimafia di Rostagno quale giornalista di inchiesta presso l'emittente televisiva trapanese Radio Tele Cinema, la cui attività poneva in crisi il potere criminale imperante in quel territorio, che faceva capo al rappresentante della provincia Francesco Messina Denaro", padre del super latitante Matteo, e "ai capi-mandamento di Trapani e Mazara del Vallo, rispettivamente Vincenzo Virga e Francesco Messina" detto Mastro Ciccio.