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SALUTE

In Europa oltre 37mila decessi l'anno

Oms: nel mondo 500mila casi di infezioni antibiotico-resistenti

I batteri resistenti più comunemente riportati sono stati Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae

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Potrebbero essere un milione i decessi all'anno in Europa già nel 2025 per malattie infettive non più curabili, mentre il 2050 viene indicato da studi commissionati dal governo britannico come data limite, con quasi 10 milioni di persone nel mondo che potrebbero morire ogni anno per lo stesso problema. Servono quindi "urgenti politiche di ricerca e di investimento per rendere disponibili nuovi farmaci efficienti, economici e soprattutto a disposizione di tutti".

A lanciare l'allarme  l'Associazione Dossetti, in occasione del convegno "Superbugs 2050 il countdown  iniziato. Piano Nazionale di contrasto dell'Antimicrobico-Resistenza: dichiarazione di intenti o impegno concreto?" in Senato. Al convegno è stato evidenziato che gli antibiotici sono strumento essenziale per contrastare diversi tipi di infezione, ma l'utilizzo eccessivo ed inappropriato ne limita l'efficacia, dando vita ad una delle più gravi minacce alla salute pubblica che le Istituzioni sono chiamate a fronteggiare.  

Secondo i dati diffusi in Europa le infezioni sono 4 milioni, con oltre 37 mila decessi l'anno, comportano un significativo incremento della spesa non solo sanitaria stimato in circa 1,5 miliardi di euro l'anno. In Italia la resistenza agli antibiotici è tra le più elevate in Europa. Ogni anno dal 7 al 10 per cento dei pazienti va incontro a un'infezione batterica multiresistente. Le infezioni correlate all'assistenza colpiscono circa 284.100 pazienti.  

Oms: 500mila casi di infezioni antibiotico resistenti
Il sistema di sorveglianza Global Antimicrobial Surveillance System (GLASS)  stato lanciato dall'Oms nell'ottobre 2015 per far fronte a un'emergenza crescente, quella di super batteri che non rispondono agli antimicrobici normalmente utilizzati per debellarli.

Tra i pazienti con sospetta infezione resistente, la percentuale di quelli con batteri resistenti ad almeno uno degli antibiotici più comunemente utilizzati variava enormemente tra i diversi paesi, da zero all'82%. La resistenza alla penicillina, la medicina usata per decenni in tutto il mondo per trattare la polmonite, variava da zero al 51% tra i paesi segnalanti.

I dati "sono preoccupanti soprattutto perché i patogeni non rispettano i confini nazionali", sottolinea Marc Sprenger, direttore del Segretariato della resistenza antimicrobica dell'OMS.  

Ad oggi, dei 52 paesi (di cui 25 ad alto reddito) sono iscritti al sistema GLASS. Ma per il primo rapporto, solo 40 hanno fornito informazioni sui loro sistemi di sorveglianza nazionali e solo 22 hanno anche fornito dati sui livelli di resistenza. "Il rapporto è  un primo passo fondamentale per migliorare la nostra comprensione dell'entità della resistenza antimicrobica. La sorveglianza è agli inizi, ma è fondamentale svilupparla se vogliamo anticipare e affrontare una delle più grandi minacce alla salute pubblica globale", afferma Carmem Pessoa-Silva, che coordina il nuovo sistema di sorveglianza.    

I batteri resistenti più comunemente riportati sono stati Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae. Non sono inclusi per i dati sulla resistenza del batterio che causa la tubercolosi (TBC), dal momento che l'OMS fornisce aggiornamenti annuali in un rapporto specifico. Secondo quest'ultimo, nel 2016 sono stati almeno 490.000 i casi di TBC multiresistente, da aggiungere quindi al computo totale.