MONDO
La crisi politica ed economica
Onu: emigrate 3,4 milioni di persone. E' quasi l'11% dei venezuelani
Mosca avverte: aiuti Usa possibile pretesto per un attacco militare. L'opposizione: militari sparano su indigeni, 1 morto e 12 feriti

Sono 3,4 milioni, pari a poco meno dell'11% della popolazione totale, i venezuelani emigrati dal loro Paese a causa della crisi politica ed economica, secondo un nuovo bilancio dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
In un comunicato diffuso a Ginevra, i due organismi stimano che in media, nel 2018,
5mila venezuelani al giorno hanno lasciato il Paese. Se questo flusso dovesse mantenersi, l'Onu prevede che a fine 2019 gli emigrati sarebbero 5,3 milioni, pari a poco meno del 17% della popolazione.
Il maggior numero di espatriati si trova in Colombia (1,1 milioni), poi Perù (506mila), Cile, Ecuador, Argentina e Brasile.
L'opposizione: militari sparano su indigeni, 1 morto e 12 feriti
Militari venezuelani hanno aperto il fuoco contro un posto di blocco di indigeni Pemon a Gran Sabana, a poca distanza dalla frontiera con il Brasile, uccidendo una donna e ferendo almeno 12 persone. Lo hanno reso noto su Twitter dirigenti locali e deputati dell'opposizione.
Guaidò: aprire i confini agli aiuti
Nonostante l'ordine di blindare i confini da parte di Nicolás Maduro, Juan Guaidó, il presidente del Parlamento venezuelano che si è autoproclamato presidente e ha assunto i poteri dell'Esecutivo, ha emesso un decreto nel quale autorizza l'ingresso degli aiuti umanitari nel Paese, ordina l'apertura delle frontiere e assicura "garanzie e benefici" ai membri delle Forze Armate che "adempiano il mandato della Costituzione".
Mosca: aiuti Usa possibile pretesto per attacco militare
Gli aiuti umanitari al Venezuela potrebbero servire agli Stati Uniti come "pretesto per un attacco militare per rimuovere dal potere l'attuale legittimo presidente del Paese": lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, accusando gli Stati Uniti di muovere verso il confine col Venezuela truppe speciali e attrezzature. Lo riferisce l'agenzia Interfax. Una pericolosa provocazione su larga scala - ha detto la diplomatica - è prevista per il 23 febbraio: l'attraversamento del confine venezuelano da parte di un cosiddetto convoglio umanitario, sostenuto e guidato da Washington, che potrebbe portare a scontri tra i sostenitori e gli oppositori dell'attuale amministrazione e rappresenta un comodo pretesto per un attacco militare per rimuovere dal potere l'attuale presidente legittimo del Paese".
In un comunicato diffuso a Ginevra, i due organismi stimano che in media, nel 2018,
5mila venezuelani al giorno hanno lasciato il Paese. Se questo flusso dovesse mantenersi, l'Onu prevede che a fine 2019 gli emigrati sarebbero 5,3 milioni, pari a poco meno del 17% della popolazione.
Il maggior numero di espatriati si trova in Colombia (1,1 milioni), poi Perù (506mila), Cile, Ecuador, Argentina e Brasile.
L'opposizione: militari sparano su indigeni, 1 morto e 12 feriti
Militari venezuelani hanno aperto il fuoco contro un posto di blocco di indigeni Pemon a Gran Sabana, a poca distanza dalla frontiera con il Brasile, uccidendo una donna e ferendo almeno 12 persone. Lo hanno reso noto su Twitter dirigenti locali e deputati dell'opposizione.
Guaidò: aprire i confini agli aiuti
Nonostante l'ordine di blindare i confini da parte di Nicolás Maduro, Juan Guaidó, il presidente del Parlamento venezuelano che si è autoproclamato presidente e ha assunto i poteri dell'Esecutivo, ha emesso un decreto nel quale autorizza l'ingresso degli aiuti umanitari nel Paese, ordina l'apertura delle frontiere e assicura "garanzie e benefici" ai membri delle Forze Armate che "adempiano il mandato della Costituzione".
Mosca: aiuti Usa possibile pretesto per attacco militare
Gli aiuti umanitari al Venezuela potrebbero servire agli Stati Uniti come "pretesto per un attacco militare per rimuovere dal potere l'attuale legittimo presidente del Paese": lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, accusando gli Stati Uniti di muovere verso il confine col Venezuela truppe speciali e attrezzature. Lo riferisce l'agenzia Interfax. Una pericolosa provocazione su larga scala - ha detto la diplomatica - è prevista per il 23 febbraio: l'attraversamento del confine venezuelano da parte di un cosiddetto convoglio umanitario, sostenuto e guidato da Washington, che potrebbe portare a scontri tra i sostenitori e gli oppositori dell'attuale amministrazione e rappresenta un comodo pretesto per un attacco militare per rimuovere dal potere l'attuale presidente legittimo del Paese".