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ITALIA

"Mancherebbero parti importanti di strutture ossee"

Nuovo sopralluogo alla Nunziatura: trovati frammenti di un cranio e una mandibola

I frammenti saranno esaminati dagli esperti della polizia scientifica per arrivare a dare le prime risposte. Ancora da ricostruire anche le strutture ossee per accertare se i resti appartengano a due o più scheletri.

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Nuovo sopralluogo della polizia alla Nunziatura apostolica di via Po a Roma: trovate altre ossa. Stamattina d'intesa con la procura e con le autorità vaticane è stato condotto un un nuovo sopralluogo a 
villa Giorgina per scavare ancora e verificare se ci fossero altri frammenti di ossa, oltre a quelli ritrovati la settimana scorsa, perché con i frammenti già ritrovati non era possibile identificare se i resti appartenessero a un uomo o a una donna.

I nuovi scavi hanno portato alla luce altri frammenti di ossa (di un cranio e di una mandibola) che saranno così esaminati dagli esperti della polizia scientifica per arrivare a dare le prime risposte. Ancora da ricostruire anche le strutture ossee per accertare se i resti appartengano a due o più scheletri.

Serviranno poi tutta una serie di altri esami scientifici per datare i resti, estrarre il Dna e procedere alla comparazione con i profili genetici degli scomparsi. Tra cui anche Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, un mistero a cui il ritrovamento delle ossa ha rimandato.

Ieri la polizia scientifica, assieme a Giovanni Arcudi, direttore di Medicina Legale dell'Università Tor Vergata e perito nominato dal Vaticano, e al dirigente medico della Polizia Enza Livieri, hanno iniziato a esaminare i resti ritrovati nelle scorse settimane.

Rimane da stabilire con certezza l'epoca del decesso, sicuramente non recente, come l'età e il sesso. Mancherebbero, infatti, parti importanti di strutture ossee come nel caso del bacino.

Medico legale: "È presto per avere certezza sul Dna, occorrono almeno 8-10 giorni"
Per avere qualche certezza dunque bisognerà aspettare ancora, forse anche meno di una settimana. Ma dai primi esami della Polizia Scientifica sui resti umani trovati in una depandance della Nunziatura apostolica a Roma, qualche elemento di novità è emerso: le ossa non sarebbero in pessime condizioni.

La conferma arriva dal professor Giovanni Arcudi, direttore di Medicina Legale dell'Università di Roma Tor Vergata e perito nominato dal Vaticano, che assieme al dirigente medico della Polizia Enza Livieri ha cominciato ad esaminare i resti nei laboratori della Direzione anticrimine centrale a Roma. "Ad un primo esame non sembrano troppo degradati, anche se sono stati interrati in un terreno umido. Ma lo sapremo con certezza solo dopo aver pulito le ossa" ha spiegato, indicando poi i successivi passaggi: "ora dobbiamo pulire, catalogare e ricomporre le ossa. A seconda dello stato di conservazione, potremo fare delle ipotesi su quando sono state interrate, età, sesso e altezza della vittima".

E proprio dalla pulizia dei frammenti sono partiti i tecnici che per tutto il pomeriggio hanno lavorato per ricostruire lo scheletro. Un lavoro che non è ancora terminato e che, per quanto è stato possibile ricostruire fino ad ora, non consente di confermare che si tratti di una donna.

Quello che invece sembrerebbe più chiaro, dopo un primo trattamento delle ossa, è che i frammenti trovati sotto il pavimento della Nunziatura apparterebbero ad almeno due distinte persone: il mucchietto di ossa recuperate in un altro punto rispetto a dove si trovava lo scheletro "quasi integro", sembrerebbero più vecchie. Solo gli esami per la datazione delle ossa potranno sciogliere i dubbi, ed anche indicare anche se appartengono ad una o più persone.

Dall'esame medico legale si passerà a estrazione e comparazione Dna
Terminato l'esame medico legale, probabilmente già oggi, si passerà all'estrazione e alla comparazione del Dna, un esame che prevede diversi passaggi. "Vedremo se è possibile estrarre il Dna - dice ancora Arcudi - In questo caso serviranno 7-10 giorni per un risultato". Stessi tempi indicati dai magistrati della procura di Roma a Pietro Orlandi. "È presto per avere certezza sul Dna, occorrono almeno 8-10 giorni" ha sottolineato il fratello di Emanuela tornando poi a riproporre la domanda che dal primo giorno di questa vicenda si pone. "Vogliamo capire chi per primo ha associato questa vicenda a quella di mia sorella. Anche su questo attendiamo risposte dagli inquirenti".

E intanto va scemando l'ipotesi che si possa trattare dei resti della moglie del custode che visse in quella casa negli anni sessanta. A sostegno dell'ipotesi si era parlato di frequenti litigi tra i due che sarebbero potuti degenerare in omicidio. "I resti non possono essere quelli della moglie del custode Pino - hanno sostenuto fonti di 'Chi l'ha visto' - perché lei non è scomparsa".