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MONDO

Peres e Abu Mazen accettano l'invito di Bergoglio

Il Papa: "Israele deve esistere e i Palestinesi hanno diritto ad uno stato"

"Due stati siano realtà e non un sogno. Offro la mia casa per una preghiera comune per la pace". Papa Francesco rivolge quest'invito a israeliani e palestinesi a Betlemme. Invito subito accettato. Il pontefice raggiunge Tel Aviv. "Con cuore profondamente addolorato penso a quanti hanno perso la vita nell'attentato di Bruxelles"

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"Israele deve esistere, così come i Palestinesi hanno diritto ad uno stato entro confini stabiliti". Così Papa Francesco rinnova a Tel Aviv l'invito per la pace. "Gerusalemme è città di pace e tale deve essere" ha scandito il Pontefice, dopo esser stato accolto dal presidente israeliano Shimon Peres con queste parole: "Sua Santità, sei nostro fratello". Per Francesco due stati in Israele e Palestina "possono essere realtà e non solo un sogno". Per questo, il Pontefice invita a "promuovere un'educazione in cui l'esclusione e lo scontro lascino il posto all'inclusione e all'incontro, dove non ci sia posto per l'antisemitismo, in qualsiasi forma si manifesti, e per ogni espressione di
ostilità, discriminazione o intolleranza verso persone e popoli". E proprio sulla questione antisemita, Bergoglio si è detto "profondamente addolorato penso a quanti hanno perso la vita nell'attentato di Bruxelles".

L'invito di Betlemme: "In Vaticano per pregare insieme pe la pace". Abu Mazen e Peres dicono sì.
"Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Per questo, vi offro la mia casa in Vaticano per una preghiera comune". Questo l'invito rivolto a Betlemme da Papa Bergoglio ad Israeliani e Palestines. Invito subito raccolto dal presidente israeliano Shimon Peres e dal presidente dell'Olp Abu Mazen: "Verremo a Roma per pregare per la pace", hanno detto. Abu Mazen ha poi fatto sapere che sarà a Roma il prossimo sei giugno. 

Padre Lombardi: "Peres e Abu Mazen presto in Vaticano"
Il presidente palestinese Abu Mazen e quello israeliano Shimon Peres "saranno in Vaticano in tempi molto rapidi". Lo ha detto il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, spiegando che per raccogliere l'invito del Papa l'incontro si deve svolgere prima della fine del mandato di Peres, che decorre a luglio. Quindi l'incontro potrebbe avvenire il mese prossimo. 

Un bimbo al Papa: "Nella Bibbia c'è scritto pace, ma qui non la troviamo"
"Non lasciate che il passato vi faccia interrompere la vita e sappiate che la violenza non si sconfigge con la violenza". Così Papa Bergoglio replica ai bambini palestinesi del campo profughi di Dheisheh a Betlemme, incontrati prima di raggiungere Tel Aviv. I bambini, all'arrivo del Santo Padre, avevano innalzato cartelli, in cui chiedevano il perché della guerra. Uno di loro, avvicinatori a Francesco, ha detto: "Nella Bibbia si parla di pace, ma qui non c'è pace". Uno dei cartelli esposti recitava: "Musulmani e cristiani vivono sotto l'occupazione". "Ho letto quello che avete scritto nei vostri cartelli - ha detto il Papa. Ho capito quelli in inglese e il padre mi ha tradotto quelli in arabo. Comprendo bene quello che mi state dicendo, capisco il messaggio che mi state trasmettendo".

L'omelia della Messa a Betlemme: "Vergogna per i bambini schiavizzati, sfruttati, morti in mare" 
“Che grande grazia celebrare l'eucaristia presso il luogo dove è nato Gesù!", ha detto il Papa all'inizio dell'omelia, nella quale ha lanciato un duro monito: “Tanti bambini sono ancora oggi sfruttati, maltrattati, schiavizzati, oggetto di violenza e di traffici illeciti. Troppi bambini oggi sono profughi, rifugiati, a volte affondati nei mari, specialmente nelle acque del Mediterraneo. Di tutto questo noi ci vergogniamo oggi davanti a Dio, a Dio che si è fatto Bambino".   Siamo come Maria e Giuseppe o come Erode? “Ci domandiamo - ha proseguito il Papa -: chi siamo noi davanti a Gesù Bambino? Chi siamo noi davanti ai bambini di oggi? Siamo come Maria e Giuseppe, che accolgono Gesù e se ne prendono cura con amore materno e paterno? O siamo come Erode, che vuole eliminarlo? Siamo come i pastori, che vanno in fretta, si inginocchiano per adorarlo e offrono i loro umili doni? Oppure siamo indifferenti? Siamo forse retorici e pietisti, persone che sfruttano le immagini dei bambini poveri a scopo di lucro? Siamo capaci di stare accanto a loro, di "perdere tempo" con loro? Sappiamo ascoltarli, custodirli, pregare per loro e con loro? O li trascuriamo, per occuparci dei nostri interessi?".  

Il Papa denuncia armi a bimbi-soldato e mancanza cibo per i piccoli
“In un mondo che scarta ogni giorno tonnellate di cibo e di farmaci, ci sono bambini che piangono invano per la fame e per malattie facilmente curabili", ha denunciato Papa Francesco. "In un tempo che proclama la tutela dei minori, si commerciano armi che finiscono tra le mani di bambini-soldato; si commerciano prodotti confezionati da piccoli lavoratori-schiavi. Il loro pianto è soffocato: devono combattere, devono lavorare, non possono piangere!", ha aggiunto.

Abu Mazen sale sull'altare per abbraccio di pace
Al momento delle scambio del segno di pace, durante la celebrazione eucaristica, il presidente dell'autorità palestinese Abu Mazen è salito sull'altare e ha scambiato un abbraccio con il Pontefice. Poi ha lasciato la liturgia prima della distribuzione della comunione, seguendo quanto fatto anche da Arafat in occasioni del genere. 

L’incontro con Abu Mazen e l’appello a Israele e Palestina: “Abbiate il coraggio della pace” 
In mattinata il presidente palestinese Abu Mazen ha incontrato in privato il Pontefice.
Al termine dell'incontro, Bergoglio ha pronunciato un discorso al Palazzo presidenziale definendo il conflitto tra Israele e Palestina “sempre più inaccettabile”. Papa Francesco ha lanciato un appello alle parti: “È  giunto il momento" di avere "il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti" ha detto.