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MONDO

Città del Vaticano

Papa, la Via Crucis in una San Pietro deserta

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E' terminata nel silenzio, senza il consueto discorso conclusivo del Papa, la Via crucis che ha presieduto, a causa dell'epidemia di coronavirus, non, come vuole la tradizione, al Colosseo, ma, senza fedeli, in una piazza San Pietro deserta. Sulle note del coro della  Cappella Sistina, il Pontefice ha lasciato la piazza, senza aggiungere parole alle meditazioni composte dal carcere di Padova.

In precedenza Papa Francesco aveva pregato affinché l'umanità non venga lasciata nelle tenebre. "Signore, che non ci lasci nelle tenebre e nell'ombra della morte, proteggici con lo scudo della sua potenza", erano state le sue parole, "Dio, difensore dei poveri e degli afflitti, aiutaci a portare ogni giorno il giogo". "Dio di eterna luce, giorno senza tramonto" aveva pregato ancora Bergoglio, "ricolma dei tuoi beni chi si pone al servizio di chi soffre"; "principio e fine di tutte le cose, donaci la speranza della croce per poterci abbandonare alla tua volontà"; "fonte di misericordia, che ti riveli nella sofferenza dell'umanità", aiutaci con la forza della fede nella notte oscura della prova".

I testi delle meditazioni e delle preghiere proposte quest'anno per le stazioni della Via Crucis sono stati affidati dal Papa alla Cappellania della Casa di Reclusione "Due Palazzi" di Padova. Le meditazioni sono state scritte da cinque persone detenute, da una famiglia vittima di un reato di omicidio, dalla figlia di un uomo condannato alla pena dell'ergastolo, da un'educatrice del carcere, da un magistrato di sorveglianza, dalla madre di una persona detenuta, da una catechista, da un frate volontario, da un agente di Polizia Penitenziaria e da un sacerdote accusato e poi assolto definitivamente dalla giustizia, dopo otto anni di processo ordinario.

Nelle 14 stazioni della Via Crucis, a portare la croce sono stati prima Michele, un ex detenuto del "Due Palazzi" oggi "uomo nuovo" e piccolo imprenditore, il direttore della casa circondariale padovana Claudio Mazzeo, il vicecommissario della Polizia Penitenziaria Maria Grazia Grassi, un agente della stessa polizia, la volontaria Tatiana Mario e il cappellano don Marco Pozza. Dopo di loro, alcuni medici e infermieri del Fondo assistenza sanitaria del Vaticano, che in Italia sono in prima linea nel servizio agli ammalati colpiti dal virus: tra loro, Esmeralda Capristo, medico internista del Policlinico Gemelli e ricercatrice di Medicina interna all'Università Cattolica, e Paolo Maurizio Soave, anestesista rianimatore del Policlinico Gemelli e docente a contratto dell'Università Cattolica, sede di Roma. Entrambi assistono pazienti contagiati dal Covid-19, ricoverato al Gemelli e al Columbus Covid 2 Hospital.   

Il percorso ha avuto inizio nei pressi dell'obelisco, per girare attorno allo stesso per otto stazioni e poi procedere verso il "ventaglio" per quattro stazioni. Sotto il "ventaglio" era collocato il Crocifisso di San Marcello, rivolto verso il Pontefice. Qui era collocata la dodicesima stazione. La tredicesima stazione, a metà del "ventaglio", mentre l'ultima sopra la piattaforma. Tutto l'itinerario era segnato da fiaccole a terra.

Il senso di questo Venerdì di Passione, però, il Pontefice lo riassume nel pomeriggio in una telefonata 'a sorpresa' in diretta a Rai 1, alla trasmissione 'A sua immagine'. "In questo momento, penso al Signore crocifisso e alle tante storie di crocifissi, della storia, ma quelli di oggi, di questa pandemia: medici, infermieri, infermiere, suore, sacerdoti, morti al fronte come soldati che hanno dato la vita per amore, resistenti come Maria sotto le croci delle loro comunità, negli ospedali, curando gli ammalati. Oggi anche ci sono crocifissi e crocifisse che muoiono per amore", afferma.

E prima della Via Crucis, prosegue: "Sì, sono vicino al popolo di Dio, al più sofferente soprattutto, alle vittime di questa pandemia, al dolore del mondo, ma guardando su, guardando la speranza, che la speranza non delude, non toglie il dolore ma non delude". "Sempre la Pasqua finisce nella resurrezione e nella pace - aggiunge Francesco - è proprio il compromesso dell'amore che ti fa passare questa strada, dura, ma lui (Gesù, ndr) l'ha fatta prima. E questo ci conforta e ci dà forza".