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POLITICA

Le primarie alle porte

Emiliano: "Orlando? Pd guidato da lui non può vincere alle Politiche"

Piero Fassino - dalle pagine de La Repubblica - lancia un invito: ripartiamo dal lavoro. 'No' riforme dell'alto. E il costituzionalista  Gustavo Zagrebelsky avverte: "se Renzi vince le primarie, il partito cade nella fossa"

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Acque agitate nel Pd in vista delle primarie fissate per il 30 aprile. Michele Emiliano - questa volta dalle pagine del "Corriere della sera" torna a ribadire che: "alle primarie il voto sarà libero e segreto, nessuno potrà controllarlo". E facendo riferimento all'altro candidato alla segreteria del partito, Andrea Orlando attacca: "Un Pd guidato da chi ha fatto il ministro in un governo che non ha avuto successo non può vincere le Politiche. Alle secondarie io ci sarò e ci sarà tutto il Sud, un luogo che Renzi e Orlando non riescono a capire".

Il Governatore della Puglia poi rivolgendosi ancora all'ex premier: "ha copiato il metodo che adottai alle Regionali, con un sistema di forum e focus group che coinvolse 4000 persone. Io ho giurato sul programma e questo sistema impedirebbe a uno come Renzi di cambiare politica a seconda dell'utilità che ritiene di ottenere da una o l'altra lobby". Per Emiliano inoltre il quadro poitico attuale "è desolante. Per evitare il degrado della politica nell'affarismo abbiamo bisogno di un rigore particolare nel rapporto con l'economia".

Sul caso Consip infine Emiliano - parlando del ministro Luca Lotti e della mozione di sfiducia contro di lui - dice: "Ogni volta che qualcuno fa parte di un organismo collegiale e ha dei problemi deve decidere fino a che punto far valere il proprio diritto di difesa e fino a che punto invece deve aiutare il gruppo a superare il momento di crisi. Le regole sono chiare. Se si ritiene che la situazione sia talmente grave da sacrificare il gruppo, il singolo deve sacrificarsi". Il Governatore della Puglia conquista l'ex pm di mani pulite, Antonio Di Pietro che nel corso della trasmissione di RaiTre "Agorà" dice: "Sono un 'emilianista', andrei a votare alle primarie del Pd e ci andrò".

Dalle pagine de "La Repubblica" invece Piero Fassino analizza la difficile situazione degli ultimi tre mesi del partito di governo che ha dovuto incassare il No nel Referendum  ed ha visto nelle scorse settimane la tanto temuta scissione. "Non possiamo stare ancora fermi  - dice - dal Lingotto deve partire un nuovo inizio". E invita i compagni di partito a riflettere sulle prossime scadenze: "le amministrative, il referendum sui voucher, la legge di stabilità a partire dal Def che dovrà essere presentato in aprile. In autunno le elezioni in Sicilia. E infine le elezioni politiche". E incalza: "Guardiamo cosa ha prodotto il no al referendum: di riforme non si parla più, i partiti sono presi dalla nostalgia della frammentazione, prevale la stagnazione e il Paese rischia il declino". La crisi - conclude Fassino -  ha accresciuto le incertezze di reddito, di lavoro, nel futuro dei figli. A questa inquietudine le destre e i populisti propongono i muri, il protezionismo, la chiusura, alimentando l'illusione che se ti fai piu' piccolo ti difendi meglio". Per combattere questa deriva la sinistra riformista deve tornare a puntare sullo sviluppo,il lavoro e la protezione sociale.

Ottimista sul futuro dei Democratici - nonostante la scissione e le spaccature interne -  Tommaso Nannicini, ex sottosegretario di Stato nel governo Renzi che - dalle pagine de 'La Stampa' - riconosce alcuni errori commessi in passato:" Abbiamo voluto affrontare tutte in una volta molte questioni che chiedevano risposte da molto tempo. Purtroppo il consenso oggi è una risorsa scarsa e va maneggiato con cura". Nannicini spera in una ripartenza dall'appuntamento del Lingotto e punta il dito nei confronti della Ue. E' necessario "un nucleo duro di Paesi disposti a condividere alcune grandi scelte: immigrazione, sicurezza, difesa, politiche fiscali". Una delle richieste all'Ue è la web tax, "ma non solo: vogliamo un'assicurazione europea contro la disoccupazione, una lotta comune alla povertà educativa, una gestione condivisa dei flussi migratori", conclude.

Sempre dalle pagine del quotidiano torinese il presidente emerito della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky rileva che: "se Renzi, malgrado ciò che sta accadendo, vince le primarie è altissimo il rischio che il partito cada nella fossa, perda definitivamente la sua identità".