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POLITICA

Cuperlo: ex premier 'inadeguato se pensa di aver vinto'

Pd, Renzi: non rassegnarsi a palude, sfidare cambiamento

Alle 15 direzione del Pd - che ha il compito di nominare la commissione congressuale - a cui non parteciperà nè il segretario dimissionario Matteo Renzi, nè diversi esponenti della minoranza. Avvenire commenta con durezza i 'contorcimenti' all'interno del partito : scissione tra politica e gente, Italia non capisce

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"Abbiamo indetto il congresso, secondo le regole dello Statuto. Si terrà nei tempi previsti dallo Statuto. Chi ha idee si candidi. E vinca il migliore. Se qualcuno vuole lasciare la nostra comunità, questa scelta ci addolora, ma la nostra parola d'ordine rimane quella: venite, non andatevene - scrive Matteo Renzi nella sua E-News -Tuttavia è bene essere chiari: non possiamo bloccare ancora la discussione del partito e soprattutto del Paese. E' tempo di rimettersi in cammino. Tutti insieme, spero, ma in cammino. Non immobili. Il destino del PD e del Paese è più importante del destino dei singoli leader". L'ex premier poi annuncia che è in partenza per gli Usa "dove incontreremo alcune realtà molto interessanti. Soprattutto nel campo del fotovoltaico, un settore dove si incrociano innovazione, sviluppo e ambiente. Priorità: imparare da chi è più bravo come creare occupazione, lavoro, crescita nel mondo che cambia, nel mondo del digitale, nel mondo dell'innovazione. Vi racconterò sul blog.matteorenzi.it il mio diario di bordo dalla California".  

L'ex premier prosegue: "Vi aspetto con le vostre idee al Lingotto e per email: matteo@matteorenzi.it". E spiega: "Continuo a pensare che l'Italia abbia tutto per farcela e che ciò che ci serve sia soprattutto l'energia di rischiare e la volontà di sfidare il cambiamento senza vivere di rendita", sottolinea Renzi. "Il dibattito del Pd vi ha stancato? Bene, aiutateci a ribaltarlo. Aiutateci a mettere a fuoco i problemi e le soluzioni vere del Paese - scrive Renzi -. Mettiamo al centro l'Italia, sul serio". "Il Lingotto sarà l'occasione per mettersi definitivamente alle spalle le polemiche di queste ore - conclude -. E per raccontare che tipo di Paese vogliamo per i prossimi anni".


Alle 15, al via la direzione del Pd
Dopo il confronto di domenica in assemblea, il Pd torna oggi a riunirsi in direzione. Alla riunione, che è fissata per le 15 e ha il compito di nominare la commissione congressuale e avrà quindi una funzione tecnico-procedurale, non parteciperanno nè Matteo Renzi, che ha formalizzato due giorni fa le sue dimissioni da segretario, nè diversi esponenti della minoranza. E se la spaccatura tra Bersani-Rossi-Emiliano e la maggioranza renziana sembra oramai insanabile, oggi dalle pagine del 'Corriere della Sera' torna a farsi sentire l'ex premier Enrico Letta, che addossa a Renzi tutta la responsabilità della spaccatura. "Non è possibile distruggere tutto così, sfidare la minoranza e magari essere pure contento se vanno via", sostiene, e dunque "la responsabilità maggiore per la rottura ce l'ha il segretario". "Ricostruire da tutte queste macerie, per chi ci si metterà, sarà lavoro ai limiti dell'impossibile", osserva Letta, avvertendo che "si sta aprendo un'autostrada a Grillo, a Salvini e al ritorno di Berlusconi".  

Ma il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, intervenendo a 'Omnibus', taglia corto: "Nei partiti plurali a fronte di una sequela di sconfitte e alla fine della strategia deve essere la stessa maggioranza a farsi promotrice di una discussione e di una riflessione, mi riferisco a Franceschini e Delrio". Secondo Rossi, infatti, "Non bastano i fuorionda. Si sarebbe dovuto dire già a dicembre a Renzi, fermati, non ci stiamo a fare una conta".

Su 'La Repubblica', invece, interviene Romano Prodi che si dice "angosciato" e "di certo non indifferente" alla prospettiva di una scissione nel Pd e ammette di aver fatto "decine di telefonate" a esponenti del partito. "Nella patologia umana c'è anche il suicidio" e se c'è una crisi di sistema "va affrontata, combattuta, sconfitta, io non mi rassegno affatto", afferma. Dello stesso parere l'ex sindaco di Torino Piero Fassino, che ad Agorà spiega: "io non mi rassegno. In queste ore i contatti sono intensissimi tra di noi. La domanda e' perche'? Le ragioni per cui andiamo verso una scissione non sono plausibili, non sono comprensibili". 

"Inadeguato se pensa di aver vinto" dice di Renzi, Gianni Cuperlo, della minoranza Pd, dalle pagine de "Il Messaggero". Ed aggiunge: Se fosse vero, se davvero non ha compreso che dopo una rottura nulla sarebbe uguale a prima, avremmo, lo ripeto, la conferma della sua inadeguatezza".

"La base Pd è unita. I gruppi dirigenti non lo sono mai stati fino in fondo. No a una scissione dei gruppi dirigenti" scrive a sua volta su twitter, il vice segretario del Pd, Debora Serracchiani.



E in un altro tweet aggiunge: "La sintesi è una prerogativa del Pd, ma le incompatibilità personali sono più difficili da superare".



Avvenire: scissione tra politica e gente, Italia non capisce 
"La vera scissione da temere e per cui inquietarsi è quella della politica (così sempre meno ideale e sempre più minuscola) dalla realtà delle politiche per la gente. Per questo vale la pena di tenere il campo e per questo si raccoglie fiducia. Oppure, inesorabilmente, la si fa a brandelli". Questo il severo giudizio di Avvenire sui "contorcimenti" all'interno del Pd, un partito, sottolinea il direttore, Marco Tarquinio, che non si lacera "dopo un dibattito appassionato e preciso sulle politiche per il lavoro e non solo sulle responsabilità da attribuire a questo o quello nei titoli di coda del film chiamato Jobs Act", il che "gli italiani, e noi con loro - scrive - avrebbero capito".

Così pure, secondo il quotidiano dei vescovi, poteva essere compreso "se i dem si fossero divisi dopo un confronto duro e schietto su modelli distinti e distanti di politiche fiscali per la famiglia o a causa dell' indisponibilità di una frazione del partito a considerare questa la priorità che invece è, gli italiani - almeno la gran parte - non avrebbero pensato di assistere all' ennesimo regolamento di conti. E così se ci si fosse affrontati con schiettezza sul tentativo (in corso alla Camera) di "completare" in senso matrimoniale la legge sulle unioni civili attraverso ipotesi di scriteriata riforma dell' adozione che minacciano di capovolgere il saggio e umanissimo obiettivo- cardine dell' istituto: dare a un figlio una madre e un padre, non una o uno solo, non due padri o due madri.

Se poi il principale partito di governo avesse dato vita a un dibattito incandescente e infine divaricante sulle scelte di politica della Difesa, sarebbe stato un vero evento chiarificatore al cospetto del Paese. Se il nodo delle migrazioni in atto dall' Est e dal Sud del mondo avesse tenuto banco alla direzione del Pd nella sua essenziale verità, cioè come emergenza generata non solo e non tanto dal numero dei richiedenti asilo, ma principalmente dallo sgoverno di anni e anni (da destra e da sinistra) del processo in corso e dalla 'clandestinizzazione' sia delle persone in fuga da guerra e fame sia del tema del molteplice impoverimento umano dell' Italia e dell' Europa, allora - conclude Tarquinio - parecchi avrebbero prestato orecchio con attenzione e addirittura con speranza".