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ECONOMIA

La previsione era +0,6%

Pil, l'Ocse più pessimista sull'Italia: +0,5% nel 2014, in calo da precedente stima

Per il 2015 - afferma l'organizzazione nel suo Economic Outlook - la ripresa dovrebbe salire all'1,1%. La disoccupazione calerà lentamente nel 2015. Sulla riduzione dell'Irpef per i redditi meno elevati: effetti positivi sui consumi 

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Ocse (GettyImages Afp)
Parigi
Se da una parte l'Ocse apprezza le misure del governo Renzi affermando che la riduzione dell'Irpef avrà effetti positivi sui consumi, dall'altra non risparmia stoccate al nostro Paese. Nella nuova versione del suo Economic Outlook l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico taglia le stime del Pil dell'Italia per il 2014. Quest'anno il nostro prodotto interno lordo crescerà infatti dello 0,5%: la stima precedente era dello 0,6%. Per il 2015 - afferma l'organizzazione - la ripresa dovrebbe fare segnare una espansione della nostra economia dell'1,1%. Per l'Ocse sono quindi benvenute "ulteriori riforme strutturali". Il governo italiano - continua - dovrebbe "assicurare un'efficace applicazione delle riforme gia' adottate". 

'Italia ancora vulnerabile a possibili turbolenze sui mercati'
 In Italia, scrive ancora l'organizzazione, "il rapporto tra debito e Pil non comincerà a scendere prima del 2016". L'Ocse prevede un debito al 134,3% nel 2014 e al 134,5% nel 2015. Ciò rende il Paese "ancora vulnerabile a potenziali scossoni" dei mercati, ed è quindi "essenziale continuare con la cautela sui conti pubblici basata sulla riduzione della spesa".

Disoccupazione scenderà nel 2015
Capitolo disoccupazione. In Italia, secondo l'Ocse - questa "scenderà nel 2015, ma solo lentamente, perché il primo impatto dell'aumento della domanda di lavoro saranno probabilmente più ore lavorate". Prevede una percentuale di senza lavoro al 12,8% nel 2014, dopo il 12,2% dell'anno scorso, e al 12,5% nel 2015.

Segnali di ripresa per il credito
In Italia, nei primi mesi del 2014, il credito bancario alle aziende "ha dato i primi segnali di ripresa dopo due anni di flessione" sebbene i costi restino piuttosto alti nel contesto dell'Eurozona. "I tassi di interesse per chi chiede prestiti rimangono significativamente più elevati rispetto ad alcuni paesi dell'area euro, sebbene in futuro possa allentarsi la pressione sull'offerta di prestiti, in parte perché i ridotti tassi di interesse sovrani si riflettono in minori tassi di interesse bancari", prosegue l'Ocse, "una conseguenza del calo del credito è stata le debolezza degli investimenti fissi, ora piu' bassi di circa un quarto rispetto al 2008". In un contesto di scarsità di credito, il programma di pagamento del debito della pubblica amministrazione verso le imprese può essere un fattore importante di stimolo degli investimenti, quindi dell'occupazione e della crescita. "Uno dei maggiori effetti negativi della crisi è stata la contrazione del credito, soprattutto per le piccole e medie imprese, cosa che è diventata una delle principali cause dell'ampio aumento della disoccupazione - ha spiegato in un briefing l'economista Alvaro Pereira, responsabile del dipartimento studi nazionali dell'organizzazione - in questo contesto, ciò che i governi possono fare, quando ne hanno i mezzi, è pagare i loro debiti con le aziende, in particolare le più piccole, e fornire così loro un po' di capitale, che consenta di fare investimenti e creare posti di lavoro". 

La ripresa c'è, ma va rafforzata. Punto debole la disoccupazione
La ripresa dalla Grande Recessione - dice il vice segretario generale dell'Ocse, Rintaro Tamakil - si è finalmente consolidata ma l'economia globale continua a presentare punti deboli, in particolare per l'elevata disoccupazione. I governi del mondo - continua - sono quindi chiamati ad accelerare sul cammino delle riforme strutturali per rafforzare la crescita e il mercato del lavoro. 

Eurozona a rischio deflazione, Bce intervenga
Il calo dei prezzi al consumo nell'area euro - avverte poi l'Ocse - "potrebbe trasformarsi in deflazione" e la Bce è chiamata pertanto a "varare nuove misure che portino in modo più decisivo l'inflazione in linea con gli obiettivi".  Secondo l'organizzazione di Parigi, Francoforte deve inoltre "essere pronta a nuove misure di stimolo non convenzionali se l'inflazione non dovesse dare segni di tornare nei ranghi". Più in generale, si legge nel rapporto, "le politiche monetarie devono restare accomodanti nelle principali aree Ocse" alla luce dei "persistenti rischi al ribasso, quali l'elevata disoccupazione, l'inflazione al di sotto degli obiettivi e gli alti livelli di indebitamento dei governi".