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MONDO

Sudafrica

Pistorius in lacrime e senza protesi: "Sparai in preda al terrore"

L'atleta al secondo giorno di testimonianza per l'omicidio della modella Reeva Steenkamp. Per la prima volta, ricostruisce i momenti prima dell'omicidio, davanti a una riproduzione della porta di casa sua

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Pistorius in aula (AP Photo/Werner Beukes, Pool)
Pretoria
Seconda giornata di testimonianza per Oscar Pistorius. In aula, l'atleta accusato dell'omicidio della fidanzata, non è un campione olimpionico, ma un uomo in lacrime. Per dimostrare la sua innocenza, si sfila le protesi e davanti ai giudici mostra la sua difficoltà a camminare, espone tutta la vulnerabilità che - secondo lui - l'ha portato a sparare contro Reeva Steenkamp scambiandola per un ladro. 

È la prima volta che Pistorius dà ai giudici la sua versione di quella notte "in cui è cambiato tutto", dice l'atleta. 14 febbraio 2013, una serata tranquilla: cena alle 7, a letto intorno alle 22. I denti lavati insieme nel bagno, poi una telefonata al cugino mentre Reeva fa yoga. Pistorius si addormenta, poi si sveglia di colpo, sente una finestra che si apriva in bagno. "Pensai che un ladro fosse entrato in casa mia" - racconta l'atleta - "Il primo pensiero fu che dovevo proteggere Reeva e me stesso". Pistorius era "sopraffatto dalla paura". La stanza era buia, non si vedeva nulla. Così Pistorius racconta di aver preso la pistola, credendo che Reeva fosse nel letto. Barcollando sulle gambe, senza protesi, fsi avvicina alla porta del bagno. Una scena che Pistorius ripete in tribunale, togliendosi le protesi, davanti a una riproduzione della porta di quel bagno.

"Sentii un rumore provenire dall'interno, quello che pensai fosse una persona. Prima che mi rendessi conto, avevo sparato quattro colpi alla porta". Dopo gli spari, Pistorius urla a Reeva di chiamare la polizia e corse verso la camera da letto, cercandola: "Le orecchie mi fischiavano, non sentivo nulla, continuavo a chiamare Reeva". Quando la modella non risponde, un dubbio assale l'atleta, che abbatte la porta del bagno. Lì la trova riversa. "Non respirava", ha raccontato, singhiozzando. "Mi chinai su di lei e piansi", ha aggiunto con un filo di voce e in lacrime. 

La seduta è stata sospesa, la sorella e il suo psicologo accorsi a consolarlo. Poco prima, di fronte all'immagine del corpo della ragazza riverso a terra, l'atleta ha vomitato. Quando la seduta è ripresa il suo avvocato, è intervenuto l'avvocato Roux: il suo cliente non era in grado di continuare. Seduta aggiornata, riprenderà domani, ancora più dura, con il contro-interrogatorio del procuratore.