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POLITICA

Lotta all'epidemia

Orari supermercati, il governo: "Saranno aperti nel weekend"

Sugli alimentari aperti di sabato e domenica si dividono le Regioni. Intanto, mentre si attendono nuove misure ancora più restrittive per far restare a casa la gente, viene sollevata la richiesta di mantenere attivi Camera e Senato in questo periodo. Sul fronte scuola la ministra Azzolina rassicura gli studenti: "Anno salvo"

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Sugli alimentari e i supermercati aperti anche nel weekend si procede in ordine sparso. Palazzo Chigi fa sapere che l'indirizzo è di mantenere in piedi le aperture anche di sabato e domenica per evitare assembramenti negli altri giorni della settimana. Lo stesso Renzi dice: "Dobbiamo seguire le regole. Il mio appello è quello di non stringere gli orari di apertura dei negozi,  sennò le cose rischiano di andare peggio, si crea più calca". Nella diatriba relativa alle aperture domenicali dei negozi si inserisce l'ordinanza firmata oggi dal governatore del Veneto, Luca Zaia, che prevede la chiusura totale di tutti punti vendita la domenica (ad esclusione di farmacie, parafarmacie e ed edicole). Funzionerà in deroga alla circolare nazionale che prevede invece l'apertura dei market. In Lombardia, invece, l'assessore al Welfare, Giulio Gallera, sostiene che ridurre gli orari del supermercati sarebbe "un grave errore".

Nel frattempo il governo sta "valutando" di varare nuove misure restrittive per limitare il contagio da coronavirus. Tra queste misure le Regioni chiedono al governo anche l'utilizzo dell'Esercito come presidio per il rispetto delle regole. Una misura che avrebbe anche il via libera del presidente della Repubblica se il governo decidesse di adottarla. "Nelle prossime ore sono possibili" ulteriori restrizioni, ha confermato il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, secondo il quale il presidente del Consiglio Giuseppe Conte "sta facendo le sue valutazioni" e potrebbero esserci novità "entro questo fine settimana". Si attende a breve a decisione di Conte sullo stop all'attività fisica all'aperto e agli spostamenti verso le seconde case. Le norme potrebbero essere inserite non in un nuovo Decreto del presidente, ma in un provvedimento correttivo più snello.

Intanto una nota di Palazzo Chigi rivela come il premier Conte commenti in modo positivo l'apertura della presidente della Commissione, von der Leyen, all'utilizzo delle risorse del Mes trasformandolo in una sorta di "coronavirus Fund" perché le sue risorse possano essere utilizzate da tutti gli Stati europei per fronteggiare gli effetti  economici prodotti dalla pandemia. 


Boccia alle Regioni: stop a corsa ordinanze
Il ministro Francesco Boccia nel coordinamento con Regioni, Anci e Upi ha chiesto oggi, secondo quanto si apprende, di "non fare ordinanze singole perché non incidono se non sono omogeneizzate con le indicazioni dello Stato" e di "aspettare il governo, che dal primo momento sta lavorando per omogeneizzare sempre più le misure". Ora "quello che conta è quanti posti di terapia intensiva vengono aperti ogni giorno - ha detto -, questa deve essere la nostra comune ossessione collettiva per salvare la vita degli italiani".

Salvini: Dio ci scampi
"Leggiamo che ancora in queste ore il Presidente del Consiglio chiede l’intervento del Fondo salva Stati, del Mes: no, dio ce ne scampi! Ci infileremmo come Italia in un tunnel in cui qualcuno ci obbligherebbe a intervenire su pensioni e ospedali ad esempio". Lo ha detto in un'intervista televisiva a Sky, il leader della Lega Matteo Salvini.

I parlamentari lavorino 
Sempre Salvini interviene anche sulla necessità di mantenere aperto il parlamento: "La prima richiesta che facciamo a Conte e Mattarella è che i parlamentari possano lavorare, che siano messi in condizioni di lavorare. I medici sono in ospedale, le cassiere al supermercato, i postini consegnano la posta. Noi siamo pagati per fare i deputati e senatori, chi è malato sta a casa, ma non si capisce perché Camera e Senato debbano restare chiuse".

Parlamento presidio di democrazia
A Salvini, sulla necessità di mantenere aperte Camera e Senato, fa eco il senatore pentastellato Gregorio De Falco che chiede una sessione "permanente delle camere", visto che il Parlamento è presidio di democrazia e deve esercitare le sue funzioni di controllo sul potere esecutivo. De Falco chiede "serietà" di comportamenti in questa fase di emergenza e osserva: sessione permanente delle Camere, "ma con uno screening preventivo" che lasci fuori i soggetti che si rivelano positivi al coronavirus. Un tampone da ripetere "ogni settimana", spiega. 

Scuola, anno salvo
Per le famiglie e gli studenti italiani non siamo forse più al "quando", ma già ormai al "se" le scuole prima dell'estate riapriranno. Non ad aprile, dopo Pasqua, e neppure a maggio, ma direttamente a settembre, per il nuovo anno scolastico 2020-2021. E' lo scenario peggiore, ma forse inevitabile, al quale si sta preparando il Ministero dell'Istruzione, nel caso in cui i contagi da coronavirus in Italia non dovessero arrestarsi presto, nelle prossime 2-3 settimane, e l'epidemia in Italia attestarsi poi subito e definitivamente sui "casi 0". "Gli scenari li stiamo pensando un po' tutti", ha confermato oggi a Radio Anch'io su Rai Radio1 la ministra Lucia Azzolina. Sarà, è chiaro, una decisione dettata dalle contingenze: come ha sempre ribadito in questi giorni, le scuole riapriranno "solo quando avremo la certezza che studenti e personale potranno rientrare in assoluta sicurezza".

Ipotesi settembre
Tra "tutti gli scenari" allo studio sulla scrivania della ministra c'è anche il ritorno sui banchi a settembre. Perché scuole riaperte non vuol dire solo classi piene di bambini, giovani, docenti e personale tecnico o ausiliario di nuovo al lavoro, ma anche assembramenti di genitori all'entrata e all'uscita degli istituti, il traffico per raggiungerli che riprende, gli studenti che ricominciano ad usare i mezzi pubblici, senza dimenticare la riapertura degli asili (anche se comunali o privati sono legati al "destino" delle scuole) e delle università. Insomma un contesto incompatibile con la realtà di un Paese ancora alle prese con l'emergenza coronavirus: tornare a settembre sarebbe una opzione drastica ma inevitabile, perchè "il momento è difficilissimo".

Non possono pagare gli studenti
"L'anno scolastico sarà salvo in qualsiasi caso: non possono pagare i nostri studenti", ha sottolineato  Azzolina. I primi a rientrare in classe potrebbero essere gli studenti dell'ultimo anno di terza media e superiori, per i rispettivi esami di fine ciclo. La Maturità dovrebbe iniziare - come programmato - con la prima prova il 17 giugno, ma se l'epidemia non dovesse fermarsi in tempo anche queste prove potrebbero slittare a inizio settembre.

"Il Ministero si sta preparando a tutte le eventualità. Non abbiamo ancora parlato di commissioni interne o esterne: non mi piace la parola 'esame semplificato', gli studenti vogliono un esame serio, in linea con quello che stanno apprendendo". I possibili scenari "li stiamo valutando un po' tutti, ma saranno le autorità sanitarie a dirci esattamente quando i nostri studenti potranno ritornare a scuola in sicurezza", aggiunge.