ITALIA
Strage familiare
Potenza, stermina la famiglia e poi si uccide. I carabinieri sequestrano il pc
La tragedia a San Fele, in provincia di Potenza, dove un uomo di 65 anni ha sparato alla compagna di 57 e ai due figli, di cui uno disabile, e poi si è suicidato. Prima di compiere il gesto finale telefona alle sorelle: "Ora mi ammazzo"

"Ci sono le serate 'alternative' e le serate così, in cui tutto ciò di cui hai bisogno è il calore di una casa, delle persone che ti amano e ti ameranno...qualunque strada tu prenda, qualunque scelta tu faccia...".
Scriveva così il 12 luglio scorso sul suo profilo Facebook Chiara Tronnolone la ragazza uccisa, con la madre e il fratello, dal padre a San Fele (Potenza).
Il messaggio su Facebook
Il messaggio è accompagnato dalla sua foto e da quelle dei familiari. Solo mercoledì scorso, Chiara, dall'autostrada, aveva invece scritto: " Ovvia si cambia aria!!! Bye bye Firenze!!" Era contenta di partire per la Basilicata Chiara anche perché la sua "casina estiva", come chiamava quella a San Fele dove oggi è avvenuta la strage, era stata da poco rimodernata, almeno nel mobilio. Appena arrivata in Basilicata giovedì scorso la ragazza, infatti, aveva postato una sua foto seduta nel soggiorno della casa.
La tragedia
Non immaginava che proprio qualche giorno dopo quei messaggi si sarebbe consumata la tragedia. Il padre, Vito Tronnolone, 65 anni, avrebbe infatti ucciso la moglie, Maria Stella Puntillo, e i due figli Luca e Chiara di 32 e 27 anni prima di togliersi ench'egli la vita.
I carabinieri sequestrano il pc
La famiglia Tronnolone viveva in Toscana, a Lastra a Signa (Firenze), da oltre trent'anni: erano a San Fele da una ventina di giorni per trascorrervi un periodo di vacanza. Così una pattuglia dei carabinieri è andata proprio nell'abitazione al civico 15 in via delle Viola a Lastra a Signa dove vivevano i Tronnolone ed è uscita dopo alcune ore portando via un personal computer.
L'ipotesi
Una delle ipotesi investigative è che l'uomo temesse per la propria salute: ieri sera Tronnolone si è fatto visitare all’ospedale "San Giovanni di Dio" di Melfi lamentando di avere problemi di pressione. Tra le ipotesi al vaglio degli investigatori anche la possibilità che l'uomo, preoccupato per il suo stato di salute, temesse di non potersi più occupare della famiglia e in particolare del figlio disabile.
"Questa mattina", racconta un'amica di famiglia arrivata davanti all'abitazione, ho telefonato ad una delle nipoti di Vito e "mi ha detto che sono distrutti dal dolore, vogliamo essere lasciati in pace".
Le sorelle di Tronnolone anche loro residenti a Lastra a Signa sono partite per San Fele una volta informate della tragedia. Da anni gestiscono un negozio di parrucchiere.
La tragedia
Vito Tronnolone avrebbe sparato con una pistola calibro 38 regolarmente detenuta e ritrovata dai Carabinieri sul luogo del delitto. Dalle prime indagini è emerso che poco prima di spararsi avrebbe telefonato alle sorelle che vivono in Toscana dicendo: ''Ho ammazzato tutti e ora mi ammazzo io''. Altra ipotesi al vaglio per spiegare il raptus omicida, la condizione di disabilità di uno dei due figli.
Scriveva così il 12 luglio scorso sul suo profilo Facebook Chiara Tronnolone la ragazza uccisa, con la madre e il fratello, dal padre a San Fele (Potenza).
Il messaggio su Facebook
Il messaggio è accompagnato dalla sua foto e da quelle dei familiari. Solo mercoledì scorso, Chiara, dall'autostrada, aveva invece scritto: " Ovvia si cambia aria!!! Bye bye Firenze!!" Era contenta di partire per la Basilicata Chiara anche perché la sua "casina estiva", come chiamava quella a San Fele dove oggi è avvenuta la strage, era stata da poco rimodernata, almeno nel mobilio. Appena arrivata in Basilicata giovedì scorso la ragazza, infatti, aveva postato una sua foto seduta nel soggiorno della casa.
La tragedia
Non immaginava che proprio qualche giorno dopo quei messaggi si sarebbe consumata la tragedia. Il padre, Vito Tronnolone, 65 anni, avrebbe infatti ucciso la moglie, Maria Stella Puntillo, e i due figli Luca e Chiara di 32 e 27 anni prima di togliersi ench'egli la vita.
I carabinieri sequestrano il pc
La famiglia Tronnolone viveva in Toscana, a Lastra a Signa (Firenze), da oltre trent'anni: erano a San Fele da una ventina di giorni per trascorrervi un periodo di vacanza. Così una pattuglia dei carabinieri è andata proprio nell'abitazione al civico 15 in via delle Viola a Lastra a Signa dove vivevano i Tronnolone ed è uscita dopo alcune ore portando via un personal computer.
L'ipotesi
Una delle ipotesi investigative è che l'uomo temesse per la propria salute: ieri sera Tronnolone si è fatto visitare all’ospedale "San Giovanni di Dio" di Melfi lamentando di avere problemi di pressione. Tra le ipotesi al vaglio degli investigatori anche la possibilità che l'uomo, preoccupato per il suo stato di salute, temesse di non potersi più occupare della famiglia e in particolare del figlio disabile.
"Questa mattina", racconta un'amica di famiglia arrivata davanti all'abitazione, ho telefonato ad una delle nipoti di Vito e "mi ha detto che sono distrutti dal dolore, vogliamo essere lasciati in pace".
Le sorelle di Tronnolone anche loro residenti a Lastra a Signa sono partite per San Fele una volta informate della tragedia. Da anni gestiscono un negozio di parrucchiere.
La tragedia
Vito Tronnolone avrebbe sparato con una pistola calibro 38 regolarmente detenuta e ritrovata dai Carabinieri sul luogo del delitto. Dalle prime indagini è emerso che poco prima di spararsi avrebbe telefonato alle sorelle che vivono in Toscana dicendo: ''Ho ammazzato tutti e ora mi ammazzo io''. Altra ipotesi al vaglio per spiegare il raptus omicida, la condizione di disabilità di uno dei due figli.