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ITALIA

Migliaia di lavoratori in nero

Il racket cinese degli operai-schiavi

Lo schema: "Io ti faccio venire in Italia, tu lavori per me gratis, finché non ti compri la tua libertà". Dopo la strage degli operai cinesi nella fabbrica di Prato, vicino a Firenze, che ha visto morire 7 persone carbonizzate, si parla del collegamento con la criminalità organizzata

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Il capannone bruciato a Prato
di Carlotta Macerollo
Il giorno dopo la strage degli operai cinesi nella fabbrica di Prato, vicino a Firenze, che ha visto morire 7 persone carbonizzate, montano le polemiche e si parla dell'inferno in cui vivono i lavoratori-schiavi. E si discute  anche del collegamento con la criminalità organizzata cinese, che vive e lucra sullo sfruttamento dei propri connazionali. 

La malavita organizzata
Tante volte Finanza, Polizia e Carabinieri hanno visitato i capannoni-dormitorio trovando sempre le tracce più o meno evidenti dell’illegalità e dell’evasione fiscale. Stanzoni con macchine per cucire, stiratrici e sostanze tossiche che fanno da arredamento alle abitazioni di migliaia di lavoratori: in nero e clandestini. 

Lo schema criminale
"Io ti faccio venire in Italia, tu lavori per me gratis, finché non ti compri la tua libertà". Questo lo schema che si fa fatica a documetare ma che i Finanzieri trovano spessissimo nelle loro operazioni di questo tipo, circa una al mese. "La cifra che devono accumulare è di circa 60-70mila euro per la quale impiegano circa 3 anni", spiegano dalla Guardia di Finanza.

Far venire in Italia un lavoratore cinese non è complicato
Fare arrivare un lavoratore cinese in Italia non è poi così complicato. Periodicamente, il Ministero dell'Interno fa uscire  delle "quote disponibili" per permessi di lavoro temporanei, che poi possono essere convertiti con un contratto a tempo indeterminato. "Spesso usano le norme per far venire i loro connazionali in Italia, che poi sfruttano al 100 per cento: dormono in luoghi che sembrano topaie, li fanno lavorare 14 ore al giorno", dice la Finanza. "Approfittando, di fatto, della loro posizione di inferiorità, perché spesso non conoscono la lingua e in un paese straniero si sentono spaesati".

Prato, lavoratori-schiavi
Nel distretto del pronto-moda di Prato, sono circa 3500 le aziende censite in Camera di commercio, ma potrebbero essere molte di più. A Prato i cinesi sono 30-35 mila di cui diecimila clandestini. Quello che una volta era il fiore all'occhiello del tessile italiano, è ormai una Chinatown. Ma una Chinatown fatta spesso di schiavi: i padroni chiudono dentro le fabbriche i lavoratori per controllarli e per paura che scappino; loro si nascondono per non farsi trovare dalle forze dell'ordine. 

Fenomeno diffuso
Il fenomeno è diffuso in tutta Italia, soprattutto al Centro-Nord, da Venezia a Milano a Roma, dove le mafie tradizionali hanno un po' meno influenza. Ma anche a Napoli, nella zona di Terzigno e Boscoreale, dove le organizzazioni cinesi si fondono con la camorra. All'interno della comunità cinese regna l'omertà assoluta. Le denunce arrivano spesso dalle forze dell'ordine. I reati: impiego di manodopera irregolare e, ben più grave, riciclaggio, contraffazione e associazioene a delinquere.