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ITALIA

In mille alla fiaccolata per le 7 vittime

Prato, lutto cittadino. Tutti cinesi i 4 indagati

Disastro colposo, omicidio colposo plurimo, omissione dolosa di tutela e sfruttamento di manodopera clandestina le ipotesi di reato. Il ministro Giovannini chiede più fondi per le ispezioni nel distretto cinese

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Rogo Prato, irregolare la maggioranza delle vittime
Dopo il rogo scoppiato domenica 1° dicembre all'interno del laboratorio-dormitorio nel Macrolotto 1 di Prato, è arrivata la giornata del lutto cittadino, il primo nella storia della città.

Due cortei distinti
Nel dolore, Prato appare una città divisa. Da una parte i cinesi e la loro fiaccolata, fra lacrime e preghiere; dall'altra gli italiani. I sindacati Cgil, Cisl e Uil, hanno indetto una pausa simbolica, alle 12, in tutti i luoghi di lavoro della Toscana, "per manifestare il dolore per le vittime del rogo di Prato e ribadire un no chiaro e netto allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo". Hanno organizzato poi una marcia silenziosa con la deposizione di una corona di fiori al monumento ai caduti sul lavoro.

Tanti irregolari tra i morti, tutti identificati
Sono 4 o forse 5 i cinesi senza permesso di soggiorno tra i 7 morti della Teresa Moda. Lo ha riferito la squadra mobile di polizia sulla base della lista fornita dalle autorità cinesi. Un altro irregolare è uno dei due cinesi feriti e ancora ricoverati in ospedale. Intanto le associazioni dei cinesi a Prato hanno fatto sapere informalmente che tutte e 7 le vittime (dovrebbe trattarsi di cinque uomini e due donne) sono state identificate.

Le indagini
Il sostituto procuratore della Repubblica ha indagato 4 persone, la titolare della ditta e i tre presunti gestori di fatto: sono tutti cinesi. Gli inquirenti avrebbero ascoltato le testimonianze di due dei quattro sopravvissuti all'incendio, che ha distrutto la ditta cinese. L'ambasciatore della Repubblica Popolare, Li Ruiyu, e il console generale cinese a Firenze, Wang Xinxia, hanno fatto visita ai due sopravvissuti al rogo. 

L'informativa del ministro Giovannini
Il ministro del Lavoro Giovannini ha risposto all'informativa urgente chiesta in merito alla tragedia. Ha presentato i numeri dei controlli e sostenuto che il capannone andato a fuoco non era a norma. Ma ancora "non ci sono elementi per determinare le cause" dell'incendio di domenica scorsa. Quello che emerge è che "il sito non rispettava le misure di prevenzione e quelle anti-incendio: non c'erano uscite di sicurezza nè maniglioni antipanico". "È ora di cambiare passo di marcia – ha detto ancora Giovannini – Al governo non chiediamo sussidi o prebende per Prato ma interventi efficaci: più controlli nei capannoni, che bisogna vengano fatti, ma che non bastano da soli. Nei capannoni si trovano solo gli sfruttati, bisogna alzare il tiro e colpire chi organizza lo sfruttamento".