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EUROPA

Presentazione con von der Leyen, Vestager, Breton

Intelligenza artificiale, l'Ue punta a diventare il Terzo polo

L'Europa può diventare leader del settore a livello globale e creare una catena di valore per investimenti. Il White Paper della Commissione presentato a Bruxelles resta aperto alle osservazioni fino al 19 maggio

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Ursula von der Leyen, presidente Commissione europea
di Celia Guimaraes
Tra Stati Uniti e Cina c’è una terza via per la trasformazione digitale, basata sui valori di apertura, equità, diversità, democrazia e fiducia.

Portare l'Ue – con la sua visione -  a diventare un leader del settore a livello globale, attirare investimenti per 20 miliardi di euro nei prossimi 10 anni, è l’obiettivo del documento “Shaping Europe’s digital future” presentato a Bruxelles.

E per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è un documento che "copre tutto, dalla cyber sicurezza alle infrastrutture critiche, dall'educazione digitale alle competenze, dalla democrazia ai media. Voglio che l'Europa digitale rifletta il meglio dell'Europa”.  

Dopo la presidente von del Leyen, è toccato ai Commissari Margrethe Vestager e Thierry Breton spiegare come raggiungere gli obiettivi.

12 settimane di consultazione
Il ‘Libro bianco’ sull’IA sarà aperto alla consultazione pubblica (aziende, sindacati, società civile, i governi dei 27 Stati membri) fino al 19 maggio. In base alle osservazioni ricevute, la Commissione deciderà ulteriori azioni  per lo sviluppo “affidabile” della tecnologia e dell’economia dei dati.

I sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio, come il riconoscimento facciale, "dovrebbero essere trasparenti, tracciabili e garantire il controllo umano" in materia di salute, polizia o trasporti, recita il White Paper, con norme più rigorose e garanzie sulle applicazioni rischiose della tecnologia emergente.
 
Per essere più espliciti -  è stato spiegato in conferenza stampa trasmessa in diretta anche dalla sede italiana della Commissione a Roma -   le norme dovrebbero tutelare i cittadini a esempio di quanto viene richiesto per le automobili, i farmaci, i cosmetici e i giocattoli e le autorità "dovrebbero essere in grado di testare e certificare i dati utilizzati dagli algoritmi", garantendo "il rispetto dei diritti fondamentali, in particolare la non discriminazione".

Non è buona né cattiva 
"L'intelligenza artificiale non è buona o cattiva in sé: tutto dipende dal perché e da come viene usata. Consentiamo il miglior uso possibile e controlliamo i rischi che l'intelligenza artificiale può rappresentare per i nostri valori - nessun danno, nessuna discriminazione!", ha scritto su Twitter la vicepresidente della Commissione Margrethe Vestager, che ha la delega su digitale e concorrenza.

 La base di partenza per la ‘terza via europea’ c’è: l’esecutivo comunitario rileva che l'Europa può contare su centri di eccellenza sulla ricerca nel digitale e sistemi sicuri, ha una posizione solida sulla robotica (il 25% del totale mondiale) e settori industriali e terziari competitivi, che spaziano dall'automotive, all'energia, alla salute, all'agricoltura. E che dovrebbe attirare investimenti, nonché creare incentivi per accelerare la diffusione dell’intelligenza artificiale anche tra le piccole e medie imprese.
 
Una guerra da vincere 
“L'Europa ha sicuramente perso la guerra dei dati personali contro gli Stati Uniti e la Cina, ma vuole vincere quella dei dati industriali, di Internet delle cose, grazie all'arrivo del 5G”, ha detto il commissario  al Mercato interno, Thierry Breton, specificando che le regole europee potrebbero arrivare entro otto mesi.
 
Breton anche sottolineato, per quanto riguarda la responsabilità delle Big Tech sull’uso dei dati e sulla pubblicazione dei contenuti, che "stiamo avviando un dialogo con le grandi piattaforme”, aggiungendo di preferire “sempre una governance condivisa" anche se al momento "nulla è deciso, ma il tempo corre”. In settimana infatti si è recato a Bruxelles Mark Zuckerberg, Ceo di Facebook, mentre nel mese scorso era stata la volta di Sundar Pichai, Ceo di Alphabet, la casa madre di Google e, prima ancora, di Brad Smith, presidente di Microsoft.

Questione di soldi 
Resta da capire quanto inciderà sulle risorse necessarie l’ammontare del bilancio in discussione a Bruxelles. E’ stato osservato a Roma che le richieste dell’Ue sono molto superiori a quanto i 27 Stati membri sono disponibili a sborsare. Il gap, secondo fonti Ue, sarebbe di 230 miliardi di euro, di cui 60 miliardi venuti meno a causa dell’uscita del Regno Unito.