TECH
In poche ore oltre 10 milioni di ricerche di canzoni dell'artista scomparso
Prince, l’artista che odiava internet
Non amava troppo il web e non esitava a andare per vie legali contro i propri fan se postavano video registrati con lo smartphone ai suoi show. Ma il suo rapporto conflittuale non era solo con internet - come è stato ricordato da numerosi siti musicali e economici - e comprendeva le Major discografiche, i servizi di streaming e persino le suonerie per cellulari

La homepage del sito dei fan Prince.org è pesante, ci mette un sacco di tempo a caricare. E’ il sito non ufficiale e indipendente della comunità dei fan di Prince, che riporta un messaggio di condoglianze e di seguito il titolo di una sua canzone: “Sometimes it snows in april”, a volte nevica d’aprile. La loro devozione non li ha comunque messi al riparo dalle polemiche con His Royal Badness, Sua maestà cattiva, come era anche conosciuto.
Prince non amava troppo il web e, a giudicare da alcune sue azioni, non esitava a andare contro i propri fan se appena osavano caricare una canzone, un video di un concerto registrato con lo smartphone, dispositivo per altro vietato ai suoi show.
In testa alla classifica di Google
Il suo rapporto conflittuale con internet è stato ricordato da numerosi siti, tra musicali e economici. In testa alle tendenze registrate da Google ci sono state oltre dieci milioni di ricerche sull’artista, soltanto negli Stati Uniti, nelle ore immediatamente successive alla notizia della sua morte.
Inutile, nella maggior parte dei casi, cercare le sue canzoni su YouTube: non c’è quasi nulla, visto che Prince, attentissimo difensore dei suoi diritti d’autore, che non aveva ceduto nemmeno alle case discografiche, ha perseguito con tenacia ogni violazione di copyright.

Come ha ricordato Hollywood reporter, “molti dei migliori siti di streaming come Spotify e Rhapsody non hanno la sua musica, mentre Tidal offre a pagamento un ampio catalogo”. La mancanza di un 'Prince digitale' è, secondo molti, un testamento della sua natura ossessiva e indipendente, al punto tale da aver cambiato nome artistico nel 1990, trasformandolo in un simbolo grafico durante una dura contesa contrattuale con la Warner Bros.
I fan alla sbarra
Nel 2014 ha citato in giudizio 22 suoi fan, accusati di aver postato link illegali delle sue performance live, I legali di Prince hanno chiesto a ciascuno di loro un milione di dollari di risarcimento perché "gli imputati si sono adoperati in una massiccia violazione per il contrabbando del materiale di Prince". Finiti nel mirino due gestori di una pagina Facebook, successivamente rimossa, su cui sono stati postati i video delle performance. Gli altri venti fan, citati con i nomi usati sul social network, sono stati incriminati per aver postato clip di show risalenti anche al 1983.
Internet è una moda
Un riassunto delle opinioni dell’artista riguardo la tecnologia e il web in generale nel corso degli anni aiuta a scoprire alcune ‘perle’ sulla sua avversione. Per esempio, “internet è completamente finita”, frase riportata da Peter Willis che lo ha intervistato per il Daily Mail nel 2010, in cui si lamentava anche di iTunes che non paga in anticipo i diritti d’autore e paragonava internet a "una moda passeggera come Mtv".
"iPhone? Stai scherzando?"
Non amava le suonerie per telefonini, come raccontava nel 2011 in un’intervista a Dorian Lynksey del Guardian, aggiungendo di non apprezzare la versione digitale e cacofonica dei ringtone. “Sei mai stato in una stanza con 17 suonerie che scattano tutte insieme?”, chiedeva al reporter. Si è indignato quando gli è stato chiesto se aveva un iPhone. “Dici sul serio? Diavoli, no!”, è stata la risposta alla giornalista di V Magazine, cogliendo l’occasione per sottolineare che gli piaceva ascoltare Joni Mitchell. Su vinile, “che non è mai morto”.

Via da Spotify
Nell’agosto 2015 aveva spiegato perché aveva fatto rimuovere tutte le sue canzoni dai servizi di streaming, eccetto Tindal, in un’intervista a Ebony: “Spotify non paga, quindi rimuovo”, avrebbe detto, ma la versione integrale fu rimossa dalla rivista su richiesta di Prince, raccontava Billboard nel dicembre scorso
E’ rimasta online comunque la sua strenua, insistente visione secondo cui la decisione sui mezzi di distribuzione debba rimanere in mano all’artista. Secondo alcuni esperti, è possibile che gran parte del materiale inedito di Prince ora venga a pubblico, comprese le registrazioni mai diffuse con artisti del calibro di Miles Davis: il Guardian nel 2012 ha pubblicato un elenco di ‘tutto quello che non avete mai ascoltato di Prince’. Tanta roba.

Prince non amava troppo il web e, a giudicare da alcune sue azioni, non esitava a andare contro i propri fan se appena osavano caricare una canzone, un video di un concerto registrato con lo smartphone, dispositivo per altro vietato ai suoi show.
In testa alla classifica di Google
Il suo rapporto conflittuale con internet è stato ricordato da numerosi siti, tra musicali e economici. In testa alle tendenze registrate da Google ci sono state oltre dieci milioni di ricerche sull’artista, soltanto negli Stati Uniti, nelle ore immediatamente successive alla notizia della sua morte.
Inutile, nella maggior parte dei casi, cercare le sue canzoni su YouTube: non c’è quasi nulla, visto che Prince, attentissimo difensore dei suoi diritti d’autore, che non aveva ceduto nemmeno alle case discografiche, ha perseguito con tenacia ogni violazione di copyright.

Come ha ricordato Hollywood reporter, “molti dei migliori siti di streaming come Spotify e Rhapsody non hanno la sua musica, mentre Tidal offre a pagamento un ampio catalogo”. La mancanza di un 'Prince digitale' è, secondo molti, un testamento della sua natura ossessiva e indipendente, al punto tale da aver cambiato nome artistico nel 1990, trasformandolo in un simbolo grafico durante una dura contesa contrattuale con la Warner Bros.
I fan alla sbarra
Nel 2014 ha citato in giudizio 22 suoi fan, accusati di aver postato link illegali delle sue performance live, I legali di Prince hanno chiesto a ciascuno di loro un milione di dollari di risarcimento perché "gli imputati si sono adoperati in una massiccia violazione per il contrabbando del materiale di Prince". Finiti nel mirino due gestori di una pagina Facebook, successivamente rimossa, su cui sono stati postati i video delle performance. Gli altri venti fan, citati con i nomi usati sul social network, sono stati incriminati per aver postato clip di show risalenti anche al 1983.
Internet è una moda
Un riassunto delle opinioni dell’artista riguardo la tecnologia e il web in generale nel corso degli anni aiuta a scoprire alcune ‘perle’ sulla sua avversione. Per esempio, “internet è completamente finita”, frase riportata da Peter Willis che lo ha intervistato per il Daily Mail nel 2010, in cui si lamentava anche di iTunes che non paga in anticipo i diritti d’autore e paragonava internet a "una moda passeggera come Mtv".
"iPhone? Stai scherzando?"
Non amava le suonerie per telefonini, come raccontava nel 2011 in un’intervista a Dorian Lynksey del Guardian, aggiungendo di non apprezzare la versione digitale e cacofonica dei ringtone. “Sei mai stato in una stanza con 17 suonerie che scattano tutte insieme?”, chiedeva al reporter. Si è indignato quando gli è stato chiesto se aveva un iPhone. “Dici sul serio? Diavoli, no!”, è stata la risposta alla giornalista di V Magazine, cogliendo l’occasione per sottolineare che gli piaceva ascoltare Joni Mitchell. Su vinile, “che non è mai morto”.

Via da Spotify
Nell’agosto 2015 aveva spiegato perché aveva fatto rimuovere tutte le sue canzoni dai servizi di streaming, eccetto Tindal, in un’intervista a Ebony: “Spotify non paga, quindi rimuovo”, avrebbe detto, ma la versione integrale fu rimossa dalla rivista su richiesta di Prince, raccontava Billboard nel dicembre scorso


E’ rimasta online comunque la sua strenua, insistente visione secondo cui la decisione sui mezzi di distribuzione debba rimanere in mano all’artista. Secondo alcuni esperti, è possibile che gran parte del materiale inedito di Prince ora venga a pubblico, comprese le registrazioni mai diffuse con artisti del calibro di Miles Davis: il Guardian nel 2012 ha pubblicato un elenco di ‘tutto quello che non avete mai ascoltato di Prince’. Tanta roba.