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ITALIA

Il processo a porte chiuse a Pesaro

Aggressione con l'acido. Parla l'ex fidanzato e Lucia Annibali esce dall'aula

"Mi sento responsabile, ma il dominio delle operazioni è sfuggito alle mie previsioni" avrebbe detto il presunto mandante dell'agguato avvenuto a Pesaro lo scorso 16 aprile. Davanti al gup anche i presunti aggressori, gli albanesi Rubin Talaban e Altistin Precetaj. Sentenza attesa per il 29 marzo

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Roma

Lucia Annibali si è allontana dall'aula quando Luca Varani ha cominciato a parlare. L'uomo, accusato di essere il mandante dell'aggressione con l'acido ai danni della donna, si è detto dispiaciuto per l'accaduto, ma anche responsabile di aver innescato tutto. La situazione - dice - gli sarebbe sfuggita di mano perché l'acido lui l'avrebbe comprato solo per rovinare l'auto dell'ex fidanzata e non per sfregiarle il volto. Dichiarazione che l'avvocatessa urbinate avrebbe preferito non sentire e forse per questo ha lasciato l'aula.

La sentenza del processo in primo grado, che si svolge con rito abbreviato quindi senza dibattimento, è attesa per il 29 marzo. Sul banco degli imputati, a Pesaro, oltre all'ex fidanzato della donna - accusato di essere il mandante dell'agguato, oltre che di tentato omicidio, lesioni gravissime e stalking - anche i due presunti esecutori materiali Rubin Talaban e Altistin Precetaj. Nelle udienze che si sono tenute a Pesaro il 21 e il 22 febbraio scorso il pm Monica Garulli ha chiesto il massimo previsto secondo le modalità del processo: 20 anni per Varani e 18 per i due albanesi.

Varani: "Io ho innescato tutto"
"Mi sento responsabile di quanto è accaduto, ma il dominio delle operazioni è sfuggito alle mie previsioni. Comunque, sono io che ho innescato tutto" avrebbe detto Varani ammettendo di aver acquistato l'acido che sarebbe dovuto servire per sfregiare l'auto nuova dell'ex fidanzata. L'avvocato pesarese ha quindi ricalcato in qualche modo i  passaggi della lettera che, attraverso un altro detenuto, aveva cercato di far avere ai suoi presunti complici per 'guidare' le loro testimonianze.

Le difese dei due esecutori: nessun collegamento con il mandanti
Le difese dei due albanesi hanno invece escluso qualsiasi collegamento tra i loro assistiti e il presunto mandante. Secondo il legale di Altistin Precetaj, l'avv. Umberto Levi, la lettera di Varani si giustificherebbe con la volontà di "ingraziarsi la Procura, anche a costo di trascinare con sé due innocenti". Mentre l'avvocato di Rubin Talaban precisa che l'assistito sarebbe "da collocare fuori dalla scena del crimine. Non ci sono tracce di lui nell'appartamento di Lucia Annibali, né nell'auto di Varani". 

Varani: "Una sofferenza anche mia figlia"
"Anche le persone che sono accanto a me soffrono" avrebbe detto Luca Varani citando la figlioletta nata pochi mesi fa, mentre lui era già in carcere, dalla sua fidanzata "storica". Ed è proprio a causa di questa relazione e della gravidanza, che Lucia aveva interrotto il rapporto sentimentale con Varani.