Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/processo-mediaset-cassazione-berlusconi-grande-stevens-2abde2b7-e19b-4d07-ba32-9f3555309623.html | rainews/live/ | true
ITALIA

I giudici in camera di cosiglio

Processo Mediaset, legali di Berlusconi giocano la "carta" Grande Stevens

La  terza sezione penale della Cassazione deve decidere se confermare o meno la sentenza della Corte d'Appello di Milano che a Silvio Berlusconi ha applicato una pena accessoria di due anni di interdizione dai pubblici uffici nell'ambito della vicenda Mediaset sui diritti tv. I difensori di Berlusconi vogliono che gli atti siano trasmessi a Strasburgo

Condividi
Silvio Berlusconi (immagine d'archvio)
Sospendere il procedimento sulla pena accessoria dell'interdizione per Silvio Berlusconi e trasmettere gli atti alla corte Europea di Strasburgo affinché valuti se sono cumulabili le sanzioni sull'incandidabilità riviste dalla legge Severino e l'interdizione stessa. È questa la richiesta avanzata dai difensori di Berlusconi, Franco Coppi e Niccolò Ghedini, davanti ai giudici della terza sezione penale della Cassazione, chiamata a decidere se confermare o meno i due anni di interdizione disposti dalla corte d'appello milanese per l'ex premier. 

I giudici della terza sezione penale della Suprema Corte sono riuniti in camera di consiglio per decidere se confermare o meno i due anni disposti dalla Corte d’appello di Milano il 19 ottobre scorso per la pena accessoria inflitta al leader di Forza Italia in relazione alla condanna a 4 anni (3 coperti da indulto) per frode fiscale, divenuta definitiva il 1° agosto 2013, nell’ambito del processo Mediaset. I supremi giudici però avevano rinviato gli atti sulla pena accessoria – 5 anni – troppo alta rispetto ai limiti di legge fissati in un range tra uno e tre anni. 

Il pg Aldo Policastro ha chiesto che sia confermata la pena accessoria della condanna a due anni di interdizione come ricalcolata dalla corte d’Appello di Milano. Ma con una mossa a sorpresa l'avvocato di Berlusconi, Franco Coppi, ha presentato ai giudici copia di una sentenza della Corte europea dei Diritti Umani pubblicata il 4 marzo sul 'caso' di Franzo Grande Stevens e degli altri rappresentanti di società riconducibili alla galassia Fiat come Ifil-Exor.  

Ad avviso di Coppi il verdetto di Strasburgo ha attinenza con la vicenda del Cavaliere in quanto "affronta il problema della cumulabilità delle sanzioni penali e rileva che qualora una sanzione accessoria, non importa se di natura penale o amministrativa, incide sui diritti fondamentali, allora si deve giungere alla conclusione che ha natura penale e non può essere cumulata con un'altra sanzione simile per il divieto di "ne bis in idem".    

Coppi ha aggiunto che la Corte europea ha constatato che "le sanzioni amministrative inflitte dalla Consob a Franzo Grande Stevens e agli altri imputati ammontavano a multe in milioni di euro e prevedevano anche la perdita di incarichi societari: la pesantezza economica e il riflesso sull'onorabilità degli imputati hanno convinto Strasburgo che queste sanzioni avevano natura penale e non amministrativa".
"Noi crediamo che il caso del dottor Berlusconi sia come quello di Grande Stevens perché sono identici gli effetti della legge Severino e dell'interdizione e per questo - ha proseguito Coppi unendo anche Ghedini alla sua richiesta - chiediamo che i fatti siano rimessi alla Corte Ue e che questa udienza sia sospesa in attesa della pronuncia di Strasburgo".   

Il 'caso' Grande Stevens è stato sollevato con una nota di udienza depositata oggi e il sostituto procuratore generale Aldo Policastro ha commentato: "si tratta di una nuova questione. Avrei preferito averla prima per consentirmi una piena interlocuzione".