ITALIA
Il processo di appello bis
Amanda: "Non sono in aula perché ho paura"
La studentessa americana da Seattle invia un'email ai giudici della corte. Oggi in aula parleranno gli avvocati dei due imputati, Raffaele Sollecito e Amanda Knox. La sentenza attesa per metà gennaio

"Non ho mai dimostrato un comportamento antisociale, aggressivo, violento o psicopatico. Non sono tossicodipendente o ossessionata di sesso". Amanda Knox risponde da Seattle, in un'email di cinque pagine indirizzata alla Corte, alle accuse mosse dai legali della famiglia Kercher, che in aula hanno parlato di "furia omicida scatenata dall'eccitazione". E' proprio il presidente della Corte d'Assise d'Appello di Firenze, Alessandro Nencini, a leggere le parole della giovane americana all'inizio della nuova udienza del processo di appello bis per l'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia nella notte tra l'1 e il 2 novembre 2007.
Il processo è stato disposto dalla Corte di Cassazione che ha annullato la sentenza di appello che aveva assolto Amanda e Raffaele dalla condanna in primo grado a 26 e 25 anni di carcere. La sentenza è attesa per metà gennaio. I due imputati non sono in aula, anche se Raffaele, da Santo Domingo, ha fatto sapere che rientrerà per l'arringa dei difensori.
L'email di Amanda. "Non sono presente in aula perché ho paura. Ho paura che la veemenza dell'accusa vi impressionerà, che il loro fumo negli occhi vi accecherà" scrive Amanda. La giovane americana definisce le accuse che le sono state rivolte un "abuso ingiusto e maligno". Quanto ai rapporti con la vittima, "Meredith era la mia amica. Lei mi era simpatica, mi aiutava, era generosa e divertente. Non mi ha mai criticata. Non mi ha mai dato neppure un'occhiataccia. L'accusa afferma che una rottura era avvenuta fra me e Meredith per la pulizia. Questa affermazione è una deformazione dei fatti. Nel periodo breve in cui Meredith e io eravamo coinquiline e amiche non abbiamo mai litigato".
In un altro passaggio della lettera si legge: "Il mio comportamento dopo la scoperta dell'omicidio indica la mia innocenza. Mai avrei pensato o immaginato che avrebbero usato la mia ingenua spontaneità per supportare i loro sospetti. Non ho nascosto i miei sentimenti: quando avevo bisogno di conforto Raffaele mi abbracciava, quando ero arrabbiata bestemmiavo e facevo osservazioni insensibili".
La risposta dei giudici. Le parole scritte da Amanda non hanno valore di "dichiarazioni spontanee". Precisa il presidente della Corte d'assise Alessandro Nencini prima di leggere la lettera. L'email "è irrituale. Chi vuol parlare nei processi viene nei processi". Nencini ha anche sottolineato che sono i difensori, Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova, ad attribuire ad Amanda la paternità del testo: "Io non l'ho mai vista, non la conosco"
La requisitoria del pg.Il sostituto procuratore Crini ha chiesto 26 anni di condanna per entrambi gli imputati e per Amanda Knox in aggiunta la condanna anche a 4 anni (di cui 3 già definitivi) per calunnia aggravata nei confronti di Patrick Lumumba. Alle richieste di queste pene si sono associati ieri anche gli avvocati della famiglia Kercher.
Il processo è stato disposto dalla Corte di Cassazione che ha annullato la sentenza di appello che aveva assolto Amanda e Raffaele dalla condanna in primo grado a 26 e 25 anni di carcere. La sentenza è attesa per metà gennaio. I due imputati non sono in aula, anche se Raffaele, da Santo Domingo, ha fatto sapere che rientrerà per l'arringa dei difensori.
L'email di Amanda. "Non sono presente in aula perché ho paura. Ho paura che la veemenza dell'accusa vi impressionerà, che il loro fumo negli occhi vi accecherà" scrive Amanda. La giovane americana definisce le accuse che le sono state rivolte un "abuso ingiusto e maligno". Quanto ai rapporti con la vittima, "Meredith era la mia amica. Lei mi era simpatica, mi aiutava, era generosa e divertente. Non mi ha mai criticata. Non mi ha mai dato neppure un'occhiataccia. L'accusa afferma che una rottura era avvenuta fra me e Meredith per la pulizia. Questa affermazione è una deformazione dei fatti. Nel periodo breve in cui Meredith e io eravamo coinquiline e amiche non abbiamo mai litigato".
In un altro passaggio della lettera si legge: "Il mio comportamento dopo la scoperta dell'omicidio indica la mia innocenza. Mai avrei pensato o immaginato che avrebbero usato la mia ingenua spontaneità per supportare i loro sospetti. Non ho nascosto i miei sentimenti: quando avevo bisogno di conforto Raffaele mi abbracciava, quando ero arrabbiata bestemmiavo e facevo osservazioni insensibili".
La risposta dei giudici. Le parole scritte da Amanda non hanno valore di "dichiarazioni spontanee". Precisa il presidente della Corte d'assise Alessandro Nencini prima di leggere la lettera. L'email "è irrituale. Chi vuol parlare nei processi viene nei processi". Nencini ha anche sottolineato che sono i difensori, Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova, ad attribuire ad Amanda la paternità del testo: "Io non l'ho mai vista, non la conosco"
La requisitoria del pg.Il sostituto procuratore Crini ha chiesto 26 anni di condanna per entrambi gli imputati e per Amanda Knox in aggiunta la condanna anche a 4 anni (di cui 3 già definitivi) per calunnia aggravata nei confronti di Patrick Lumumba. Alle richieste di queste pene si sono associati ieri anche gli avvocati della famiglia Kercher.