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MONDO

L'intervista

Iraq, l'appello della Commissaria Europea: "Dare aiuti subito"

Kristalina Georgieva, commissaria Ue per gli Aiuti Umanitari analizza la situazione nell'Iraq del nord e lancia un appello: "I fondi per i profughi devono arrivare subito"

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Profughi a Mosul
di Emma Farnè
Gli estremisti dell'Isis hanno conquistato Mosul. Qual è la conseguenza sulla popolazione civile e quanti sono dovuti fuggire?

"E' davvero una situazione frammentata, non ci sono numeri conclusivi. Ma sono fino a mezzo milione di profughi. Questo sta succedendo in una regione che è già in enorme difficoltà. Sono stata in Iraq a marzo e già allora c'erano oltre 400mila profughi interni, nella provincia di Anbar. I numeri stanno aumentando in modo esponenziale e la capacità di mobilitare supporto per le persone è del tutto limitata: per i combattimenti, che sono molto violenti. E poi perché il mondo, per un bel po' di tempo ha girato la testa dall'altra parte, per la questione irachena". Quanto ai profughi, Georgieva spiega: "I profughi interni iracheni sono molto di più di quelli in arrivo dalla Siria". Intanto, la Commissione Europea ha "aperto un ufficio nelle parte curda dell'Iraq, che potrà fornire assistenza ai profughi". Intanto, "i profughi vanno dove già sono quelli siriani. In Libano, in Giordania. È una pressione incredibile, in un posto già devastato. È molto preoccupante":

Di che cosa hanno bisogno soprattutto i profughi iracheni?

"Hanno bisogno di sicurezza, che i combattimenti finiscano. Hanno bisogno di cibo, di ripari, di acqua. Al momento, per il cibo per esempio abbiamo raggiunto 50mila persone. Solo il 10% della popolazione interessata. Sarebbe molto importante dare subito il supporto alle organizzazioni umanitarie. Per le autorità irachene, ma anche per la comunità internazionale, i fondi devono arrivare velocemente".

Quanto la crisi irachena ha a che fare con quella siriana?

"C'è chiaramente un riversamento dal conflitto siriano. I combattenti sono andati dall'Iraq per combattere in Siria e ora sono tornati indietro. Non c'è alcun dubbio che queste due crisi siano connesse. C'è una crescente destabilizzazione della regione, con un flusso in aumento dei rifugiati, dove ora sono già quelli siriani. Sono in condizioni terribili. Tutto questo è uno stress ulteriore, in uno scenario già instabile".

Ci sono difficoltà nel recapitare gli aiuti umanitari?

"Ci sono difficoltà. Per la sicurezza, con i combattimenti molto intensi. Solo nella provincia di Anbar, raggiungere le persone con gli aiuti umanitari è incredibilmente difficile, l'accesso è davvero limitato. E poi questi combattenti, dell'Isis, o Isil, sono particolarmente crudeli. Poi soffriamo del fatto che gli aiuti umanitari si sono ridotti, anche perché ci sono state tensioni altrove, come in Siria. Ma anche perché il mondo si è stancato del problema iracheno, ma non è sparito. Ora sta tornando, ancora più forte, come se si fosse gettata benzina sul fuoco".