Dopo il referendum
Puigdemont risponde a Re Felipe: "L'indipendenza è questione di giorni"
Il presidente della Generalitat reagisce al duro discorso del monarca spagnolo, che ha parlato di slealtà inaccetabile delle autorità catalane. Capo Mossos d'Esquadra indagato per sedizione

La proclamazione di indipendenza della Catalogna dalla Spagna è questione di giorni. A dichiararlo è stato Carles Puigdemont, leader della regione autonoma spagnola, in un'intervista rilasciata nella tarda serata di ieri dalla Bbc e in risposta al discorso del re Felipe di Spagna.
Dialogo inesistente
Nell'intervista Puigdemont ha annunciato che il suo governo agirà "alla fine di questa settimana o all'inizio della prossima". Un intervento del governo spagnolo per assumere il controllo del governo catalano sarebbe "un errore che cambia ogni cosa", ha aggiunto, sottolineando come non esistano al momento prove di dialogo tra il governo di Madrid e la sua amministrazione. Appello al dialogo che anche stamattina la sindaca di Barcellona Ada Colau ha invocato:
Me he despertado triste pero no resignada.
— Ada Colau (@AdaColau) 4 ottobre 2017
Ni DUI ni 155.
Necesitamos más que nunca diálogo y puentes. Mediación y referéndum acordado
Le parole di Felipe
"Intendiamo rispettare la Costituzione perché è la legge che protegge le istituzioni storiche", ha detto Felipe VI nel suo discorso alla nazione, dopo il contestato referendum per l'indipendenza della Catalogna.. Le autorità catalane "hanno violato i principi democratici dello Stato di diritto" con una "slealtà inaccettabile" e "hanno minato l'armonia e la convivenza nella società catalana".
Il voto un tentativo di appropriarsi delle istituzioni
Il referendum sull'indipendenza della Catalogna rappresenta "un tentativo di appropriarsi delle istituzioni", ha aggiunto re Felipe nel discorso che ha tenuto questa sera accusando le autorità della Catalogna di essersi "poste al margine del diritto e della democrazia".
Situazione grave ma garantiremo il funzionamento delle istituzioni
Re Felipe ha denunciato la situazione di "estrema gravità" in cui si trova la Spagna dopo il referendum, ma ha assicurato che i poteri dello Stato garantiranno il rispetto "dell'ordine costituzionale e il normale funzionamento delle istituzioni" in risposta a chi ha minato l'unità del Paese. "Stiamo attraversando momenti difficili ma li supereremo", ha assicurato il monarca.
La Catalogna nel futuro della Spagna
"Nel futuro che vogliamo per la Spagna ci sarà anche la Catalogna", ha poi detto Felipe concludendo il suo discorso trasmesso in diretta televisiva. "Nella Spagna costituzionale e democratica c'è uno spazio in cui tutti i cittadini possono confrontarsi", ha aggiunto, "viviamo in uno Stato democratico che offre percorsi costituzionali perché chiunque possa difendere le proprie idee nel rispetto della legge. Senza questo rispetto, non si può convivere in pace e in libertà né in Catalogna, né nel resto della Spagna".
Colau: discorso di Felipe 'irresponsabile'
A re Felipe risponde su Twitter la sindaca di Barcellona Ada Colau, che ha definito il suo discorso "irresponsabile e indegno di un capo di Stato". "Nessuna soluzione. Nessun accenno ai feriti. Nessun appello al dialogo. Un discorso irresponsabile e indegno di un capo di stato".
Capo Mossos d'Esquadra indagato per sedizione
L'Audiencia Nacional spagnola sta indagando per sedizione il capo dei Mossos d'Esquadra, Jospe Lluis Trapero, i presidenti delle associazioni indipendentiste Anc, (Assemblea Nazionale Catalana) e Omnium Cultural, Jordi Sánchez e Jordi Cuixart e la numero due della polizia catalana Teresa Laplana. Lo riferiscono i media spagnoli citando fonti della magistratura. I cinque saranno sentiti venerdi' prossimo. L'inchiesta riguarda l'assedio alla sede del Consiglio di Economia della Generalitat di Catalogna dello scorso 20 settembre, avvenuto mentre le forze di sicurezza spagnole stavano facendo una perquisizione all'interno degli uffici.
Timmermans: basta confronto serve dialogo
Mentre il governo spagnolo sta valutando diverse opzioni per una risposta legale proporzionata a un'eventuale dichiarazione di indipendenza da parte del governo regionale catalano interviene il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans che ha invitato il governo di Madrid e quello regionale catalano a "abbandonare il cammino del confronto e seguire la strada della cooperazione e del dialogo per risolvere la situazione". Timmermans ha ribadito in ogni caso che la questione "è un affare interno spagnolo".
Calcio:Piquè il catalano, 'ma io non lascio nazionale'
"Sono catalano, ma non lascio la nazionale". La Spagna è a un punto dalla qualificazione ai mondiali di Russia 2018 (venerdì le furie rosse affrontano l'Albania, ndr) ma a tenere banco sono ancora le polemiche scatenatesi dopo le parole del catalano Gerard Piquè, domenica. Ora, dopo la contestazione, il difensore spiazza tutti e si presenta in conferenza stampa, per sollevare i compagni (''subissati di domande su di me e non è giusto''). Il giocatore simbolo del Barcellona risponde alle domande, invoca ''dialogo e rispetto'', a suo avviso elementi fondamentali ''per risolvere tutto''. ''Non lascio la Nazionale. Farlo significherebbe dare ragione a chi mi fischia, e non voglio darla vinta. Non ho niente contro la Spagna, un indipendentista puo' giocare in Nazionale anche perché non c'è una selezione della Catalogna. E' assurdo mettere in dubbio il mio impegno in Nazionale. Sono qui da 15 anni, considero questa squadra come la mia famiglia. Sono orgoglioso di essere nella selezione spagnola, i dubbi nei miei riguardi mi fanno male''. Piquè racconta le sue sensazioni dopo la pesante contestazione subita il giorno del raduno della Spagna dopo le sue 'esternazioni'. ''Il primo giorno è stato difficile, a nessuno piace essere fischiato e insultato. Indipendentemente da quello che penso, con rispetto e buon senso, si può trovare la soluzione''. Dopo aver paventato il suo addio alla 'roja'', Piquè ribadisce la sua volontà di restare in nazionale. ''L'allenatore ed i compagni hanno voluto che restassi. Voglio dare il mio apporto in campo. Abbiamo un obiettivo, qualificarci per i Mondiali e dobbiamo centrarlo''. ''Se sono indipendentista? Questa è una domanda da milioni di dollari alla quale non risponderò - le parole del difensore del Barcellona - Sono cittadino del mondo e gioco al calcio. I miei figli sono colombiani, libanesi, spagnoli e catalani''. Piquè parla anche del suo rapporto con Sergio Ramos, che ha subito criticato le esternazioni del catalano: ''è fenomenale - dice - siete voi che dite un sacco di bugie al proposito, andiamo tanto d'accordo che stiamo per aprire un'attività economica insieme". Piquè difende le sue idee: "Nessuno è contro la Spagna o pensa che la Spagna sia il nemico - sottolinea .- Perché un indipendentista non potrebbe giocare con la Spagna? Siamo tutti uguali, vogliamo tutti giocare e vincere. La Spagna e la Catalogna sono come padre e figlio dove il figlio a 18 anni chiede di andare via di casa. Bisogna dialogare. La cosa più importante sono il rispetto e il dialogo'', ripete come un mantra e la sua decisione di parlare di politica: ''Siamo giocatori e siamo persone. Capisco che alcuni non vogliano parlare di politica. Ci sono persone che mi consigliano di non parlarne più, ma io ho solo espresso la mia opinione. Il discorso del Re? Non l'ho sentito - conclude - stavo giocando a carte''.