MONDO
Russia
Pussy Riot, la Corte Suprema ordina la revisione del processo
"Odio religioso non dimostrato e circostanze attenuanti non tenute nella giusta considerazione". Sono queste le motivazioni con cui la Corte Suprema Russa ha bocciato la sentenza di condanna per le Pussy Riot ordinandone la revisione

La Corte Suprema russa ha bocciato la sentenza di condanna per le due Pussy Riot, Nadia Tolokonnikova e Maria Aliokhina, e ne ha ordinato il riesame. Lo rende noto la stessa Corte, spiegando che vi sono i motivi per cancellare o modificare la pena di due anni di detenzione per "teppismo motivato da odio religioso".
Secondo i giudici, il tribunale di primo grado non ha tenuto conto delle circostanze attenuanti, ha negato il differimento della pena, nonostante le imputate fossero entrambe madri di minori, e non aveva prove dell'odio contro un gruppo sociale.
Le Pussy Riot erano state condannate per la ormai celebre 'preghiera punk' nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, a febbraio dell'anno scorso, in piena campagna elettorale per le presidenziali e sullo sfondo delle grandi proteste di piazza che hanno caratterizzato il ritorno di Putin al Cremlino.
Nadia e Maria - entrambe detenute in campi di lavoro a centinaia di chilometri da Mosca - finiranno di scontare la loro pena a marzo prossimo. Per ora l'avvocato della Tolokonnikova, Irina Khurnova, non si è sbilanciata. Al sito Gazeta.ru ha detto che è difficile prevedere l'evoluzione della vicenda e che al momento non si conosce la data esatta, in cui sarà avviato il riesame al tribunale di Mosca.
A prescindere dall'esito di questi nuovi fatti, le Pussy Riot potrebbero essere scarcerate prima del previsto, anche grazie all'amnistia proposta da Putin in occasione dei 20 anni della Costituzione russa e in cui, secondo le prime interpretazioni della bozza di documento, potrebbero rientrare le due attiviste.
Secondo i giudici, il tribunale di primo grado non ha tenuto conto delle circostanze attenuanti, ha negato il differimento della pena, nonostante le imputate fossero entrambe madri di minori, e non aveva prove dell'odio contro un gruppo sociale.
Le Pussy Riot erano state condannate per la ormai celebre 'preghiera punk' nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, a febbraio dell'anno scorso, in piena campagna elettorale per le presidenziali e sullo sfondo delle grandi proteste di piazza che hanno caratterizzato il ritorno di Putin al Cremlino.
Nadia e Maria - entrambe detenute in campi di lavoro a centinaia di chilometri da Mosca - finiranno di scontare la loro pena a marzo prossimo. Per ora l'avvocato della Tolokonnikova, Irina Khurnova, non si è sbilanciata. Al sito Gazeta.ru ha detto che è difficile prevedere l'evoluzione della vicenda e che al momento non si conosce la data esatta, in cui sarà avviato il riesame al tribunale di Mosca.
A prescindere dall'esito di questi nuovi fatti, le Pussy Riot potrebbero essere scarcerate prima del previsto, anche grazie all'amnistia proposta da Putin in occasione dei 20 anni della Costituzione russa e in cui, secondo le prime interpretazioni della bozza di documento, potrebbero rientrare le due attiviste.