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SCIENZA

Violenza, sesso e televisione

La tv del buon esempio

Una ricerca statunitense ha valutato gli effetti di alcune serie televisive sui comportamenti sessuali 

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Muzio Scevola (P. P. Rubens - A. van Dyck, 1620)
di Stefano Lamorgese
Un nuovo studio rivela che gli spettatori di "Law and order" (la serie televisiva che il network statunitense NBC trasmise tra il 1990 e il 2010 e che anche i telespettatori italiani conoscono bene) dimostrano una maggior consapevolezza - circa il consenso del partner a un rapporto sessuale - rispetto agli aficiondos di "CSI" (della CBS, dal 2000 al 2015; in Italia su Italia1) o "NCIS" (CBS, dal 2003 a oggi; anche su Rai2).
Una questione di gusti? No, di esempi.

Secondo i ricercatori dello Edward R. Murrow College of Communication della Washington State University, infatti, nella serie "Law and Order" gli sceneggiatori - oltre a mostrare l'esecuzione dei crimini che sono al centro della narrazione - solitamente ritraggono anche le vicende successive all'individuazione e all'arresto dei colpevoli: il processo, il dibattimento, la condanna.

Al contrario, in CSI e NCIS, l'attenzione è più concentrata sui delitti e sui protagonisti (positivi e negativi) in azione. La punizione dei "cattivi" non è che accennata: poco più di un'allusione.

A questo proposito un'indagine condotta su 313 giovani studenti del college ha dimostrato che gli abituée di "Law and order" tendono a comportarsi meglio dei telespettatori abituali delle altre due serie: sarebbero meno propensi a usare violenza, se in preda all'eccitazione sessuale.

Insomma: la dottoressa Stacey Hust e la sua collega Emily Garrigues Marett (della Mississippi State University), autrici della ricerca, affermano con nettezza che le storie raccontate in tv costituiscono una sollecitazione molto condizionante nella percezione dell'Altro e anche nella condotta di vita.

Una riscoperta
Fin dall'antichità, per confortare e rinforzare un quasliasi precetto etico, si ricorreva all'exemplum mitologico: un esempio i cui connotati - noti ai più fin dalle favole dell'infanzia - potessero sovrapporsi all'esperienza quotidiana. Le dodici fatiche di Ercole, il mito di Prometeo, certi amori di Giove, le prepotenze di Plutone; l'eroismo di un console, la solerzia di una matrona, il rigore di un tribuno: tutto serviva per dar forza e persuasività al discorso.

A millenni di distanza dalle retoriche antiche, l'analisi odierna dei prodotti di intrattenimento non si discosta poi molto, lo si è visto, dai precetti retorici che Cornificio dedicò ad Erennio quando persino Cicerone era ancora un bambino. Nihil sub sole novum, no?