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POLITICA

Il caso Campidoglio

Raggi: "Ho la fiducia del Movimento. A Romeo chiederò di cambiare beneficiario"

Raggi mette in chiaro che le sue dimissioni da sindaca non arriveranno. Ammette di averci pensato, perché le pressioni che ha subito dal suo insediamento "avrebbero sfiancato un toroo

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Come previsto dalla linea dettata dal Movimento, la sindaca di Roma Virginia Raggi serra i pugni, respinge tutti i sospetti e resiste. Per avvalorare la tesi della sua totale estraneità ai veleni nei quali è immersa ormai da giorni, sceglie di sottoporsi a una fitta serie di domande di Enrico Mentana su La 7, per raccontare ai romani, al M5S che continua a sostenerla e a tutto il Paese che Beppe Grillo vorrebbe presto guidare, la sua versione dei fatti contestati. Sono passate neanche 24 ore dall'interrogatorio cui si è sottoposta per chiarire l'affaire nomine, che sotto i riflettori ci sono i suoi rapporti con l'ex capo staff Salvatore Romeo. Raggi mette in chiaro che le sue dimissioni da sindaca non arriveranno. Ammette di averci pensato, perché le pressioni che ha subito dal suo insediamento "avrebbero sfiancato un toro".

La narrazione, messa a punto col supporto col capo della comunicazione pentastellata Rocco Casalino, arrivato in Campidoglio nel primo pomeriggio, vede i "quattro amici al bar", cioè Raggi, l'ex vice sindaco Daniele Frongia, l'inquisito Marra e Salvatore Romeo "stretti da un'amicizia consolidata negli anni", umana, per chi nei palazzi del potere, "non ha padrini ne' parenti", spiega Raggi. Con Romeo dice di non aver parlato: troppo arrabbiata per farlo, ma attraverso i suoi avvocati gli ha fatto sapere che non sarebbe mai voluta essere beneficiaria di nessuna delle sue polizze". "Anche per scaramanzia", spiega con quel filo d'ironia che caratterizzerà tutta l'intervista fin dal suo esordio: a Mentana che l'accoglie in studio chiedendole come va "Potevo stare meglio - risponde pronta - mancano solo le cavallette".

Raggi descrive un Romeo "mortificato", per averle presentato Marra, che con le sue conoscenze tecniche e dirette le ha aperto le porte del Campidoglio. Lo ritiene "in buona fede", un militante della prima ora "che ha agito con leggerezza", e che maneggia strumenti di investimento che lei che, spiega, i soldi "li mette nel materasso", erano sconosciuti e li sta approfondendo solo in queste ore, con i suoi avvocati.

Raggi sa che quello sotto cui cade in queste ore, è "fuoco amico", che le chat e i dettagli sulle scelte finanziarie del suo staff può averli rivelati solo chi nel movimento conosce questi meccanismi e, soprattutto, conosceva chi li stesse utilizzando. Il M5S però, protesta, non si finanzia così: accetta, per trasparenza "solo microdonazioni". E smentisce così quelle "ricostruzioni surreali" che vogliono che queste polizze fossero strumenti per immobilizzare fondi da destinare a investimenti successivi, o addirittura, insinuano altre indiscrezioni e ricostruzioni, a spostare il consenso all'interno del M5S per determinare chi avrebbe dovuto essere il candidato sindaco tra lei e il pupillo della parlamentare Roberta Lombardi, cioè Marcello Di Vito.

Raggi lamenta la particolare attenzione riservatale dalla stampa fin dal suo insediamento: a lei che quando la chiamano i magistrati "vado e rispondo - reclama - mentre molti altri si permettono di non andare o di non rispondere", suggerisce, con quella che molti vogliono leggere come una stoccatina al presidente della Regione Nicola Zingaretti. "Chi continuerà a diffondere notizie false ne risponderà nei tribunali", afferma secca.

Ma la vera risalita, al momento, la prima cittadina romana non la deve affrontare all'esterno, ma all'interno del Movimento che l'ha eletta. "Virginia, spiega!": è l'appello di molti dei sostenitori sui social del M5S, tra i commenti agli articoli dei giornali online e dei siti che approfondiscono in queste ore le sue disavventure. Spiegazioni che darà ai suoi assessori, riuniti per la Giunta settimanale, ma che le chiedono, anche a mezzo stampa, molti suoi consiglieri, che la incontreranno in Campidoglio prima e dopo l'intervista televisiva. "Ho già chiesto scusa a tutti quando sono andata da Floris per essermi fidata", ricorda con una certa energia. Ai veleni interni non si piegherà: a Mentana che le chiede se è consapevole che c'è una parte del M5S che è contro di lei risponde amara: "E' una lezione che tutti prima o poi imparano nella vita. Ci sono persone che ti amano e persone che ti amano meno. Facciamocene una ragione e andiamo avanti".

Se potrà contare su una squadra abbastanza compatta, in Campidoglio e fuori, da consentirle di portare Roma fuori dal pantano come pretendono da lei sia Grillo sia Casaleggio, lo si capirà domenica, quando iscritti, consiglieri capitolini parlamentari e meetup romani faranno il tagliando alle relazioni interne al M5S, a cominciare dal Campidoglio. Raggi non deve cadere, ripetono tra Milano e Genova come un mantra, ma non tutti se ne vogliono fare una ragione.