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ITALIA

Raid xenofobo a Macerata, Traini: "Ho sbagliato, non provo odio razziale"

Attesa per oggi la sentenza del rito abbreviato in Corte d'Assise

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"Scusate, ho sbagliato". Lo ha detto Luca Traini, autore del raid a colpi di pistola contro migranti a Macerata il 3 febbraio scorso, durante il processo con rito abbreviato (a porte chiuse) in Corte d'Assise. "Non provo nessun odio razziale - ha aggiunto leggendo frasi scritte su fogli - volevo fare giustizia contro pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell'immigrazione: anche la mia ex fidanzata assumeva sostanze. In carcere ho maturato una nuova cognizione dei fatti".

 Luca Traini, 29enne di Tolentino, il 3 febbraio scorso ferì sei cittadini di colore per vendicare la morte di Pamela Mastropietro, avvenuta qualche giorno prima. Il processo a Traini davanti alla corte d'Assise di Macerata, presieduta da Claudio Bonifazi, si svolge con il rito abbreviato e, di conseguenza, a porte chiuse. Il 29enne è accusato di strage, tentato omicidio plurimo e danneggiamenti aggravati dall'odio razziale.

Le prime quattro udienze sono state dedicate soprattutto ad analizzare la salute psichica dell'imputato: "Capace di intendere e volere" al momento del raid e legato "a uno stato emotivo e passionale", secondo l'accusa e la perizia del consulente del tribunale, Massimo Picozzi; sofferente "di un disturbo bipolare della personalità e con una capacità di intendere e volere compromessa", invece, per la perizia di parte firmata dallo psichiatra Giovanni Battista Camerini e in parte confermata dagli specialisti del carcere di Piacenza, dove l'imputato ha passato un periodo di osservazione, che parlano di "personalita' emotivamente instabile".

Le responsabilità di Luca Traini non sono in discussione: ai carabinieri che lo hanno arrestato in Piazza della Vittoria, avvolto dal tricolore italiano, al termine del raid xenofobo che ha seminato terrore nelle strade del centro di Macerata, e al procuratore Giovanni Giorgio, che lo ha interrogato ha ammesso di aver sparato per vendetta. Ce l'aveva con chi aveva venduto la droga a Pamela, la 19enne romana il cui corpo è stato fatto a pezzi e abbandonato nella zona industriale di Pollenza. Per quell'omicidio è in carcere, con accuse pesantissime, il nigeriano Innocent Oseghale.