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ITALIA

Anni di piombo

36 anni fa la strage di Via Fani e il rapimento di Moro

Il 16 marzo 1978 un commando delle Brigate Rosse sequestrò il presidente della Dc e uccise i 5 uomini della scorta. Oggi il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deposto una corona d'alloro. Il sindaco dela Capitale Marino: "Importante è ricordare il sacrificio dei servitori dello Stato"

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La strage di Via Fani e il rapimento di Moro
Roma
16 marzo 1978. In via Mario Fani, a Roma, un commando delle Brigate Rosse rapisce il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, uccidendo tutti e cinque gli uomini della sua scorta: Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Comincia così uno dei periodi più bui della storia dell’Italia repubblicana, che si concluderà dopo una prigionia di 55 giorni quando, il 9 maggio,  il cadavere di Moro verrà ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Michelangelo Caetani, nel centro di Roma, quasi a metà strada tra la sede nazionale del Partito Comunista Italiano, in via delle Botteghe Oscure, e quella della Democrazia Cristiana, in piazza del Gesù.

Quella mattina di 36 anni fa...
Quel giovedì mattina di 36 anni fa era previsto il dibattito alla Camera dei Deputati ed il voto di fiducia per il quarto governo presieduto da Giulio Andreotti. Si trattava di un momento di grande importanza: per la prima volta nella storia repubblicana il Partito Comunista Italiano avrebbe concorso direttamente alla maggioranza parlamentare che avrebbe sostenuto il nuovo esecutivo. Principale artefice di questa complessa e difficoltosa manovra politica era stato il presidente della Democrazia Cristiana, il partito italiano di maggioranza relativa, l'onorevole Aldo Moro. 

La corona di Napolitano
Nel 36esimo anniversario del rapimento del leader della Dc, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deposto una corona di fiori in via Fani. Alla cerimonia erano presenti anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando e il sindaco della Capitale Ignazio Marino.

Marino: "Importante è ricordare il sacrificio dei servitori dello Stato" 
"E’ importante che noi ricordiamo da un lato il sacrificio di servitori dello Stato che caddero qui con coraggio, dall’altro che la violenza, il terrorismo trovano purtroppo sempre nuovi semi - ha detto Marino - Noi dobbiamo insegnare con la memoria ai nostri ragazzi che le soluzioni per le grandi sfide dei nostri tempi si trovano attraverso percorsi di pace. Percorsi di sangue e violenza vanno sempre isolati e ripudiati".

"Il 16 marzo del 1978 - racconta - è uno di quei ricordi che si fissano nella mente in modo indelebile. Io ricordo che mi trovavo nel reparto di emodialisi del policlinico Gemelli. Lì c’era un televisore. Hanno interrotto le trasmissioni per annunciare che era successo un fatto molto grave a poche centinaia di metri dal Gemelli. In quel momento non si comprendeva ancora cosa fosse accaduto ma si disse che riguardava il presidente Moro e la sua scorta. Poi ricordo cosa accadde in città nelle settimane successive, il clima cupo in cui cadde la Capitale e la Nazione. Spesso percorrevo queste strade e qui c’erano posti di blocco che chiedevano, magari ad un giovane medico come me che tornava di notte dall’ospedale, di aprire il portabagagli per perquisire la macchina”...