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EUROPA

Rapporto

Corte dei Conti europea: Antitrust inefficace contro i giganti del tech

Le indagini dell'Authority Ue sono troppo lente per frenare i giganti della tecnologia, che si avvalgono di algoritmi e big data. Il rapporto raccomanda di alzare il livello di sorveglianza

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Gli sforzi compiuti dall'Ue per frenare il potere delle grandi aziende tecnologiche  - Google, Facebook, Apple e più recentemente Amazon -  attraverso  indagini dell'Antitrust impiegano troppo tempo, vanificando la loro efficacia,

Lo afferma un rapporto della Corte dei conti europea, dal titolo "Il controllo delle concentrazioni nell’UE e i procedimenti antitrust esperiti dalla Commissione: occorre innalzare la sorveglianza del mercato", pubblicato il 19 novembre.

Secondo il documento,  gli strumenti legali a disposizione dei regolatori della concorrenza negli Stati membri non hanno tenuto il passo con i mercati digitali, consentendo ai giganti della Silicon Valley di eliminare rivali. 

Dieci anni di lentezze
La Corte dei conti europea ha esaminato l'applicazione delle norme sulla concorrenza da parte di Bruxelles negli ultimi dieci anni e ha constatato che "le decisioni della Commissione hanno ovviato ai problemi di concorrenza. Tuttavia, date le scarse risorse, le capacità per monitorare i mercati e individuare d’ufficio i casi di antitrust erano limitate.

Le indagini sono divenute complesse a causa dei volumi crescenti dei dati da trattare nei procedimenti e dell’affermarsi dei mercati digitali e non tutte le sfide sono state ancora affrontate".  In pratica, l'Unione europea è stata in prima linea per contrastare il potere dei giganti della tecnologia, ma le indagini, andando per le lunghe, hanno portato a multe anche rilevanti, ma comunque alla portata di aziende dai fatturati da capogiro.

Google, ad esempio, è ricorso in appello contro la sanzione da 2,4 miliardi di euro applicata dall'Antitrust nel 2017, al termine di un'indagine sui risultati del motore di ricerca iniziata dieci anni prima. Il commissario europeo alla concorrenza, Margrethe Vestager, che ha dato il via a indagini separate su Amazon, Apple, Facebook e Google, vorrebbe far ricorso a "misure provvisorie" come mezzo più rapido per convincere le aziende a rinunciare alle pratiche lesive della libera concorrenza.

Quattro anni prima di una sentenza
Il rapporto ha rilevato che i casi antitrust hanno impiegato una media di quattro anni prima che una decisione venisse presa.  E questo perché, secondo la legislazione dell'Unione europea, le indagini dell'Antitrust possono iniziare soltanto dopo individuato un problema di concorrenza.

“Soprattutto nell'economia digitale, potrebbe essere troppo tardi per affrontare il problema", afferma la Corte dei conti europea. Inoltre, "ad eccezione delle norme Ue sulle fusioni", la Commissione non dispone di strumenti che le permettano di intervenire "prima che avvengano violazioni della concorrenza".

Le norme in vigore tengono conto delle quota di mercato e del margine di profitto di un'azienda e dei prezzi di beni o servizi, ma questi parametri tradizionali sono difficili da applicare alle aziende digitali, che utilizzano dati e algoritmi per competere sul mercato, e il risultato è che "il più forte si prende tutto".

La complessità dei danni
Il rapporto sottolinea inoltre che, mentre i consumatori possono essere danneggiati dalle pratiche scorrette delle aziende del digitale, è difficile per la Commissione trovare rimedi adeguati “perché determinare il danno può essere particolarmente complesso". La Corte, infine, ha formulato raccomandazioni tese ad aiutare la Commissione a migliorare le proprie capacità di rilevare e prendere provvedimenti contro le violazioni delle norme sulla concorrenza, compresa la maggior cooperazione tra istituzioni.