ITALIA
Aveva 53 anni
Sla, morto Ravasin simbolo della lotta per il testamento biologico
Era malato da 15 anni. Disse no all'accanimento terapeutico, affidò il suo testamento biologico ad un video sul web. Nel 2009 lanciò un appello alle istituzioni: "Incostituzionale proibirmi di rifiutare i trattamenti"

È morto Paolo Ravasin, simbolo della lotta per il testamento biologico e contro l'accanimento terapeutico: 53 anni, da 15 anni affetto da sclerosi laterale amiotrofica (Sla), è morto a Villa delle Magnolie a Monastier, Treviso, dove da anni combatteva le sue battaglia contro la malattia e per la tutela dei diritti civili.
Il 20 luglio 2008, Ravasin, con un video affidò il proprio testamento biologico a Internet, dicendo no all'accanimento terapeutico, certificando la sua intenzione di opporsi a qualsiasi tipo di trattamento forzato. "Nel momento in cui non fossi più in grado di mangiare o di bere attraverso la mia bocca, oppongo il mio rifiuto ad ogni forma di alimentazione e di idratazione artificiale sostitutive della modalità naturale'', il suo testamento.
La battaglia Nel 2009 a pochi giorni dall'approvazione in Senato dal Disegno di legge Calabrò contro il testamento biologico rivolse un appello ai Presidenti della Repubblica, del Senato e della Camera, dichiarando: "Questa legge - che non consente a me, che sono pienamente capace di intendere e volere, di rifiutare tali trattamenti - è manifestamente anticostituzionale".
Era affetto della stessa malattia che ha ucciso Luca Coscioni ed era diventato Presidente onorario proprio della Cellula Coscioni di Treviso. Una battaglia contro l'accanimento terapeutico e in difesa dei diritti civili appoggiata dalla famiglia. Nell'ottobre 2012 aveva ottenuto la nomina di suo fratello Alberto quale suo amministratore di sostegno, col potere di sostituirsi a lui qualora non fosse più cosciente o capace di esprimersi, per far rispettare le direttive anticipate di fine vita da lui espresse oralmente, mediante testamento biologico scritto e infine tramite video.
La malattia
Da nove anni era allettato nella clinica Villa delle Magnolie a Monastier. La volontà di rifiutare ogni accanimento terapeutico per il prolungamento della vita di Paolo Ravasin è stata rispettata. È quanto si apprende da fonti vicine alla famiglia le quali precisano che l'evoluzione in negativo del quadro clinico si era manifestata circa una ventina di giorni fa, quando i sanitari avevano ravvisato la necessità di sottoporre il paziente ad una serie di trasfusioni di sangue. Trattamento che Ravasin, sempre secondo le stesse fonti, avrebbe rifiutato. L'uomo sarebbe rimasto lucido fino a 10 giorni fa, quando per lenire le sofferenze era stata decisa una somministrazione di farmaci piuttosto massiccia e quindi tale da appannare le sue capacità intellettuali.
Il funerale sarà celebrato lunedì pomeriggio, alle 15, nella chiesa parrocchiale di Cessalto.
Il 20 luglio 2008, Ravasin, con un video affidò il proprio testamento biologico a Internet, dicendo no all'accanimento terapeutico, certificando la sua intenzione di opporsi a qualsiasi tipo di trattamento forzato. "Nel momento in cui non fossi più in grado di mangiare o di bere attraverso la mia bocca, oppongo il mio rifiuto ad ogni forma di alimentazione e di idratazione artificiale sostitutive della modalità naturale'', il suo testamento.
La battaglia Nel 2009 a pochi giorni dall'approvazione in Senato dal Disegno di legge Calabrò contro il testamento biologico rivolse un appello ai Presidenti della Repubblica, del Senato e della Camera, dichiarando: "Questa legge - che non consente a me, che sono pienamente capace di intendere e volere, di rifiutare tali trattamenti - è manifestamente anticostituzionale".
Era affetto della stessa malattia che ha ucciso Luca Coscioni ed era diventato Presidente onorario proprio della Cellula Coscioni di Treviso. Una battaglia contro l'accanimento terapeutico e in difesa dei diritti civili appoggiata dalla famiglia. Nell'ottobre 2012 aveva ottenuto la nomina di suo fratello Alberto quale suo amministratore di sostegno, col potere di sostituirsi a lui qualora non fosse più cosciente o capace di esprimersi, per far rispettare le direttive anticipate di fine vita da lui espresse oralmente, mediante testamento biologico scritto e infine tramite video.
La malattia
Da nove anni era allettato nella clinica Villa delle Magnolie a Monastier. La volontà di rifiutare ogni accanimento terapeutico per il prolungamento della vita di Paolo Ravasin è stata rispettata. È quanto si apprende da fonti vicine alla famiglia le quali precisano che l'evoluzione in negativo del quadro clinico si era manifestata circa una ventina di giorni fa, quando i sanitari avevano ravvisato la necessità di sottoporre il paziente ad una serie di trasfusioni di sangue. Trattamento che Ravasin, sempre secondo le stesse fonti, avrebbe rifiutato. L'uomo sarebbe rimasto lucido fino a 10 giorni fa, quando per lenire le sofferenze era stata decisa una somministrazione di farmaci piuttosto massiccia e quindi tale da appannare le sue capacità intellettuali.
Il funerale sarà celebrato lunedì pomeriggio, alle 15, nella chiesa parrocchiale di Cessalto.