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EUROPA

Il Recovery plan non riesce a decollare

Recovery plan. Niente accordo, il vertice continua

Non passa neppure una seconda bozza di accordo. I paesi 'frugali' non rinunciano a volere minori sussidi e ad avere il diritto i veto verso i paesi inadempienti. Conte: "l'Europa è sotto ricatto dei paesi frugali". Oggi si riprende a mezzogiorno

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Si conclude con un altro nulla di fatto la seconda lunga giornata dei leader europei alla ricerca di un accordo sul Recovery Fund e il Bilancio pluriennale dell'Unione Europea. Dopo oltre 12 ore di negoziati, incontri bilaterali, mini-summit e riunioni ristrette, i capi di Stato e di governo non sono riusciti a raggiungere un compromesso e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha riconvocato la riunione per oggi a mezzogiorno. 

La seconda bozza di negoziato presentata in mattinata da Michel, che veniva incontro a non poche richieste dei frugali non è bastata ad ammorbidire le posizioni e i punti controversi sul tavolo restano quelli che dividono i paesi da ormai tre giorni, a cominciare dalla governance del Recovery Fund, con l'Olanda che insiste per una decisione all'unanimità dei governi sui piani nazionali di riforma dei paesi membri. Altro tema ancora aperto è quello del rispetto dello Stato di diritto come condizionalità per ottenere i finanziamenti del Recovery. Punto questo sul quale c'è l'opposizione di Ungheria e Polonia. Varsavia si oppone poi anche a dover accettare che trasferimenti europei siano condizionati al rispetto delle norme sul clima . 

La cancelliera tedesca Angela Merkel si sarebbe opposta alla presentazione di una nuova proposta negoziale con ulteriori tagli ai sussidi del Recovery Fund. Secondo indiscrezioni in giornata si era raggiunto un accordo di base sia sulla governance del fondo di ripresa che sull'ammontare del sostegno a fondo perduto da destinare agli Stati in difficoltà. Ma dopo il compromesso, l'Olanda e gli altri tre Paesi cosiddetti frugali (Danimarca, Svezia e Austria) avrebbero preteso ulteriori tagli. Fonti diplomatiche confermano che se i frugali continueranno a insistere sull'unanimità anche nella giornata di domani, si arriverà alla fine dei negoziati senza decisioni condivise.

"L'Europa è sotto ricatto dei paesi frugali" commenta il premier Giuseppe Conte in serata. Se il Presidente del Consiglio non riesce ad abbattere il muro alzato dal primo ministro olandese, non può tuttavia accettare che, come Rutte pretende, un singolo stato abbia il potere di bloccare l'erogazione dei fondi a un paese che non attui le riforme. Perciò, per evitare scenari troppo penalizzanti per l'italia, decide di alzare il tono. Dichiara di non essere disposto a rinunciare neanche a un euro, perché il negoziato è "molto importante per l'interesse degli italiani, ma anche degli europei". E mette in discussione, nel bilancio pluriennale, l'aumento dei rebates, sconti cui L'Aja tiene molto e che nelle ultime proposte di mediazione sono addirittura aumentati e avverte che da lunedì bisognerà occuparsi di chi fa "dumping fiscale", come la stesa Olanda, o "surplus commerciali", come anche la Germania.

Al tavolo della trattativa Conte potrebbe accettare che dei 750 miliardi del Recovery venga aumentata la quota dei prestiti (che andrebbero restituiti dal 2026) e ridotta duella dei sussidi. Secondo i primi calcoli, l'italia otterrebbe una cifra complessiva che si aggira comunque attorno ai 170 miliardi. In ogni caso il premier non può tornare a Roma con l'ombra di una trojka pronta a bloccare i fondi.