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POLITICA

'Se a Pd andrà male nessun passo indietro'

Renzi: il Pd sarà il primo partito. E avverte: uscire dall'euro significa ammazzare l'Italia

"Il mio obiettivo è tagliare le tasse al ceto medio e agli imprenditori che reinvestono nelle aziende - ha spiegato il segretario Dem - Tra ridurre le tasse ai milionari o alle famiglie scelgo le famiglie"

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"Penso che il Pd sarà il primo partito e se lo sarà, ciò rappresenterà un fatto di sicurezza per l'Italia. Noi abbiamo preso la macchina in panne e l'abbiamo messa in moto, se volete spegnerla affari vostri, è il bello della democrazia. Se volete quelli della flat tax, che io chiamo spread tax, fate voi". Così Matteo Renzi, segretario del Pd, parlando in un incontro in Assolombarda. "Il Pd ha la migliore squadra. Non avrei dubbi tra chi fare tra Padoan e Brunetta come Ministro dell'Economia. Questa squadra è quella che ha rimesso in moto l'Italia", ha aggiunto presentando agli imprenditori un "volantone di 100 cose realizzate e di 100 che faremo".

"Uscire dall'euro significa ammazzare l'Italia e le industrie. E' un modello culturale che io non condivido che è quanto di più lontano ci sia dalla storia dell'Italia", ha precisato invece sul tema delle derive populiste. Una battuta anche sull'Ema: "Ho letto che avrebbero bruciato le schede, a mia memoria non succedeva dalle primarie del 2012 Renzi-Bersani della sezione di Napoli: su questa vicenda sono sulla linea del sindaco di Milano e del premier".

Il segretario del Pd poi è tornato a parlare del referendum del 4 dicembre: "è stato visto come la deriva autoritaria di un ragazzo privo di scrupoli e animato da ambizione personale. L'ho fatto perchè pensavo fosse giusto. Ho commesso errori comunicativi e di passaggi di governo", ammette Renzi, ma "quel referendum era per mettere in moto l'Italia, per renderla un Paese efficace istituzionalmente, come la Francia".

Renzi inoltre torna sul tanto contestato jobs act: "è la misura più di sinistra che abbiamo fatto, perchè aiuta la stabilizzazione e le imprese ad assumere e non a licenziare". Poi ha ricordato che il suo governo prima e quello di Gentiloni poi, ha abbassato la disoccupazione al 10,7% e quella giovanile al 32%; ha fatto crescere il Pil da -2,3% a +1,6%; ha aumentato il fatturato delle aziende del 7,2%: "ciò che era un problema, oggi, non lo è più. Noi abbiamo fatto quello che, per anni, ci avere chiesto" e "l'Irap è scesa da 21 miliardi a 13 miliardi".

Sempre in materia fiscale, prosegue: "Il mio obiettivo è tagliare le tasse al ceto medio e agli imprenditori che reinvestono nelle aziende. - ha spiegato Renzi - Tra ridurre le tasse ai milionari o alle famiglie scelgo le famiglie. E poi non mi accontento: l'Ires lo ho già portato al 24%, voglio portarlo al 22%". La flat tax, sbandierata dal centrodestra invece, secondo Renzi, farebbe scattare una serie di meccanismi che, per esempio, porterebbero al rincaro dei mezzi pubblici: "il biglietto dell'Atm a Milano salirebbe da 1,5 a 5 euro". E poi - ha precisato - "la flat tax non ce la possiamo permettere, è ingiusta e non tiene conto del fatto che nel nostro Paese negli ultimi anni le diseguaglianze sono aumentate".

Renzi infine avverte: "Se il Pd non dovesse ottenere un risultato positivo alle prossime elezioni "non ci sarà alcun passo indietro. Il punto è cosa fara' l'Italia nei prossimi anni non cosa farò io". E prosegue: "Sono pronto a parlare di programmi e sono pronto a dire quel che abbiamo fatto e quel che vogliamo fare", ha aggiunto ricordando i traguardi superati dagli ultimi governi.