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POLITICA

#Elezioni2018

Renzi: "È ovvio che io lasci guida Pd, si convochi assemblea per fase congressuale"

Il segretario del Pd: sconfitta chiara, apriamo pagina nuova. Non un reggente ma un segretario eletto dalle primarie. Spoglio quasi terminato per Senato e Camera. Incontro Salvini-Berlusconi. Alle Regionali, in Lombardia in testa Fontana del centrodestra e nel Lazio Zingaretti, centrosinistra

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Matteo Renzi ha parlato al Nazareno dopo la sconfitta. 

"È ovvio che io lasci dopo questo risultato la guida del Pd e come previsto dallo Statuto ho già chiesto al presidente Matteo Orfini di convocare un'assemblea nazionale per aprire la fase congressuale: questo accadrà al termine della fase di insediamento del nuovo Parlamento e della formazione del Governo". Per Renzi la soluzione per il futuro del partito è 'non un reggente scelto dal caminetto ma un segretario eletto dalle primarie'. La tempistica delle dimissioni è stata chiarita da Renzi: "Questo accadrà al termine della fase di insediamento del nuovo Parlamento e della formazione del Governo".

"Il nostro posto in questa legislatura è all'opposizione. Lì ci hanno chiesto di stare i cittadini italiani e lì staremo. Il Pd è nato contro i caminetti, non diventerà la stampella di forze antisistema. Si parla spesso di forze responsabili. Saremo responsabili e la nostra responsabilità sarà di stare all'opposizione", ha detto Renzi.

"Non c'è nessuna fuga. Terminata la fase dell'insediamento del Parlamento e della formazione del governo, io farò un lavoro che mi affascina: il senatore semplice, il senatore di Firenze, Scandicci, Insigna e Impruneta". 

L'ipotesi di un suo passo indietro era stata scartata alla vigilia del voto, quando nessuno immaginava il crollo a cui si è assistito nel corso della notte. Alla luce dei dati, la parola "dimissioni" ha cominciato però a circolare fra gli ambienti dem. Tra indiscrezioni e smentite, l'annuncio è dunque arrivato nel pomeriggio.



Critiche su annuncio dimissioni
E l'annuncio del segretario scatena le prime reazioni politiche. "La decisione di Matteo Renzi di dimettersi e contemporaneamente rinviare la data delle dimissioni non è comprensibile. Serve solo a prendere ancora tempo". Così il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda che poi continua: "Le dimissioni di un leader sono una cosa seria, o si danno o non si danno. E quando si decide di darle, si danno senza manovre. In un momento in cui al Pd servirebbe il massimo di quella collegialità che è l'esatto opposto dei cosiddetti caminetti, annunciare le dimissioni e insieme rinviarne l'operatività per continuare a gestire il partito e i passaggi istituzionali delle prossime settimane è impossibile da spiegare". "Quando Veltroni e Bersani si sono dimessi - ricorda Zanda - lo hanno fatto e basta. Un minuto dopo non erano più segretari".

"Di fronte alla sconfitta più grave della storia della sinistra italiana del dopoguerra mi sarei aspettato una piena assunzione di responsabilità da parte di un segretario che, eletto con il 70% al congresso, ha potuto definire, in modo pressochè solitario, la linea politica, gli organigrammi e le candidature". Lo dice il ministro Andrea Orlando commentando le dichiarazioni di Matteo Renzi. "Invece - aggiunge - siamo alla ormai consueta elencazione di alibi e all'individuazione di responsabilità esterne. Da questo atteggiamento deriva la soluzione ambigua individuata, di dimissioni non dimissioni. Renzi, infatti, le annuncia ma le postdata e si riserva di renderle effettive soltanto dopo la conclusione della trattativa per la definizione degli assetti istituzionali e del nuovo governo", così Orlando.

Orfini: lunedì Direzione, percorso come previsto da Statuto 
"Alla luce delle dimissioni del segretario Matteo Renzi, ho convocato la direzione per lunedì alle ore 15. E dopo la direzione fisserò la data di convocazione dell'Assemblea nazionale che, come previsto da statuto, dovrà recepire le dimissioni e avviare gli adempimenti conseguenti. Questo prevede il nostro statuto, che come sempre rispetteremo". Lo dice Matteo Orfini, presidente dell'Assemblea nazionale del Partito Democratico

Guerini: "Lunedì direzione"
"Nessuna dilazione, le dimissioni di Renzi sono verissime. Lo ha detto chiaramente in conferenza stampa, alla luce dei risultati elettorali di ieri. Il tema centrale è un punto politico: il Pd è all'opposizione, in coerenza con quanto detto in campagna elettorale da tutto il Partito Democratico. E nessuna gestione solitaria dei prossimi passaggi: lunedì prossimo faremo Direzione nazionale e quello sarà il luogo e il momento per aprire una riflessione seria e responsabile sui risultati e sui prossimi passaggi". Lo dice Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria del Partito Democratico.

I risultati delle urne
Il Movimento 5 Stelle è il primo partito e il centrodestra la prima coalizione in questa tornata elettorale che consegna all'Italia la conferma dei timori di una prevedibile ingovernabilità. Con due corollari: un Pd in crisi. E dentro la coalizione di centrodestra la Lega di Matteo Salvini con più voti di Forza Italia.

Affluenza definitiva al 72,93%
L'affluenza definitiva degli elettori alle urne per la Camera è stata del 72,93%, in calo del 2,31 rispetto alle precedenti politiche. Per il Senato è stata invece del 72,99%, in calo del 2,27 rispetto al dato del 2013. Il dato è arrivato con forte ritardo, 17 ore dopo la chiusura dei seggi.

M5S primo partito, débacle Pd
Quasi al termine dello scrutinio per la Camera, secondo i dati ufficiali del Viminale, il MoVimento Cinque Stelle è il primo partito con oltre il 32%, seguito dal Pd che non arriva al 19, e dalla Lega con oltre il 17,7%. Forza Italia si ferma al 14%. Fdi è al 4,34%, LeU al 3,38%. Le altre liste in gara non hanno invece superato lo sbarramento del 3%. PiùEuropa di Emma Bonino la sfiora senza raggiungerla: 2,5%. Il dato politico - se i numeri saranno confermati - è che in Parlamento una maggioranza non c'è, né alla Camera né al Senato. 

Incontro ad Arcore Berlusconi-Salvini
Incontro ad Arcore tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, leader della Lega. Ambienti del Carroccio definiscono "molto cordiale" l'incontro. Secondo quanto si è appreso, Salvini ha raggiunto Berlusconi nella sua residenza di Arcore dopo la conferenza stampa di questa mattina in via Bellerio prima di lasciare Milano per la capitale. L'incontro è stato breve ma viene considerato positivo dai partecipanti.
 
Di Maio: "Ringraziamo tutti quelli che ci hanno sostenuto"
"Ringraziamo tutti quelli che ci hanno sostenuto e ci sono stati vicini" scrive su Facebook Luigi Di Maio (M5s), che rimanda a un post pubblicato sul Blog delle stelle, a firma 5s, dal titolo 'Il MoVimento 5 Stelle pilastro della legislatura'. Nel post si legge: "Il MoVimento 5 Stelle, se saranno confermati i primi dati, sarà il pilastro della prossima legislatura". Inoltre il leader dei M5s ha detto: "Siamo aperti a un confronto con tutte le forze politiche".

Il Centrodestra vince nei collegi uninominali al nord, M5s al Sud
Non si conosce ancora la geografia esatta di Camera e Senato. Il centrodestra ha vinto quasi tutti i collegi uninominali del Nord Italia. Il Movimento 5 Stelle prevale in quasi tutto il Sud Italia. Il centrosinistra è in testa in pochissimi collegi uninominali del Trentino Alto Adige, dell'Emilia Romagna, della Toscana e del Lazio. La coalizione, a guida Pd, non è in testa in alcun collegio uninominale di Umbria e Marche. I collegi uninominali sono 232 alla Camera e 116 al Senato. Gli altri si attribuiranno con il proporzionale. Per gli italiani all'estero sono riservati 12 deputati e 6 senatori.

Quali scenari si profilano per una maggioranza?
Il centrodestra non avrà da solo la maggioranza. Lo stesso vale per M5s e centrosinistra. M5s, primo partito, è ora il perno del Parlamento e avrebbe la maggioranza se si alleasse con Lega e/o FI oppure con il Pd. Pd e Fi insieme non avrebbero da soli la maggioranza. Una ipotetica maggioranza M5s-Lega sarebbe la più antieuropeista, considerato che nell'Europarlamento M5s sta con Farage e la Lega con Front National e Fpoe. Altra ipotesi potrebbe essere un Governo tecnico sostenuto da centrodestra e centrosinistra. In questo caso il Movimento cinque stelle sarebbe non determinante. Una eventuale alleanza tra M5s e Leu non avrebbe la maggioranza in Parlamento.