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POLITICA

La sfida del sindaco

Dalla Leopolda a palazzo Chigi: il percorso fulminante di Matteo

Nel 1996 aveva contribuito alla campagna elettorale di Romano Prodi nella sua Toscana. Da allora un'irresistibile ascesa anche contro i vertici del suo partito

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Matteo Renzi
di Giancarlo Usai
I suoi primi passi nella carriera politica li ha mossi da convinto prodiano, promuovendo nel 1996 i comitati Prodi in Toscana. Poi la scelta del partito: il Ppi, di cui nel 1999 diventa segretario provinciale. Così Renzi comincia, poco più che ventenne, a rendersi attivo nel centrosinistra italiano. Nel 2001 è coordinatore della Margherita a Firenze, nell’anno della sconfitta di Francesco Rutelli alle elezioni politiche. Nel 2004 il suo primo successo personale: viene eletto infatti presidente della Provincia di Firenze per il centrosinistra con il 58,8% dei voti. Resta alla guida della provincia per tutto il mandato, fino al 2009.

2009: la vittoria alle amministrative di Firenze
Un anno prima, però, annuncia la sua intenzione di presentarsi alle primarie per la candidatura a sindaco di Firenze. Alla consultazione popolare, indetta per decidere il candidato della coalizione, Renzi batte Lapo Pistelli con il 40,5% delle preferenze. Il 9 giugno, giorno delle elezioni amministrative, ottiente il 47,5% dei consensi contro il 32% del suo avversario di centrodestra, l’ex portiere di calcio Giovanni Galli, con cui va al ballottaggio due settimane dopo: vincerà e conquisterà la poltrona di primo cittadino.

La visita a Berlusconi e le polemiche interne al partito
Un anno dopo la sua elezione le prime polemiche per la sua visita ad Arcore a casa dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La motivazione ufficiale è discutere dei problemi legati all’amministrazione di Firenze, ma la notizia finisce su tutti i giornali.

La Leopolda e la sfida ai vertici del Pd
A fine agosto 2010 lancia il movimento dei “Rottamatori”, con lo slogan “rottamazione senza incentivi”. L’obiettivo del movimento, che parte con un’assemblea a Firenze alla ex stazione Leopolda organizzata insieme a Pippo Civati e Debora Serracchiani, è una rivoluzione dei dirigenti del Partito democratico, e la spinta interna verso un ricambio generazionale. Il movimento dei rottamatori diventa presto molto noto a livello nazionale e Renzi capitalizza questo consenso crescente fino a sfidare, nel 2012, il segretario del partito Pier Luigi Bersani nella corsa alla premiership in vista delle politiche di febbraio 2013

Le primarie contro Bersani
Nonostante le resistenze nel Pd, Bersani alla fine accetta il confronto e batte il sindaco di Firenze al ballottaggio. Ma dopo la mancata vittoria di Bersani alle elezioni, Renzi torna a farsi sentire. Prima criticando aspramente la scelta del segretario di candidare Franco Marini alla Presidenza della Repubblica. E poi insistendo con il segretario “reggente” Guglielmo Epifani per fissare velocemente il congresso dove già ha annunciato di volersi candidare alla segreteria. E' così, dividendosi ancora tra Firenze e Roma, che arriva a sfidare Gianni Cuperlo e Pippo Civati alle primarie dell’8 dicembre, vincendo la consultazione e conquistando la leadership del Pd.

L'exploit finale: prima segretario poi premier
Dopo un paio di mesi di convivenza con il presidente del Consiglio Enrico Letta, Renzi rompe gli indugi e comincia un pressing molto deciso sul premier, fino alla direzione del Pd in cui annuncia, sostenuto dalla stragrande maggioranza del partito, l’intenzione di un “cambio di passo” nell’attività di governo, che implica anche un cambio alla guida dell’esecutivo. La staffetta, dunque, porta il sindaco, dopo mesi di voci e ipotesi, a palazzo Chigi.