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POLITICA

Legge elettorale

Renziani per il voto a giugno. Napolitano: si attenda scadenza naturale. E spunta il 'Lauricellum'

La strada tracciata dai dem, con l'ok di ieri della conferenza dei capigruppo alla Camera, è quella di contingentare i tempi per modificare il sistema di voto e arrivare alle urne

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"Nei Paesi civili alle elezioni si va a scadenza naturale, e a noi manca ancora un anno. Bisognerebbe andare a votare o a scadenza naturale delle legislatura o quando mancano le condizioni per andare avanti. Per togliere la fiducia a un governo deve accadere qualcosa, non si fa certo per calcolo tattico di qualcuno". E' quanto ha dichiarato il senatore a vita del Pd, Giorgio Napolitano, conversando con i giornaliti a Palazzo Madama. Per Napolitano "in Italia c'è stato un abuso nel ricorso di elezioni anticipate".

Lo stop del Presidente emerito arriva dopo il giro di incontri e di telefonate tra i 'big' dem per delineare il percorso della legge elettorale e andare al voto a giugno. Renzi, riferiscono fonti parlamentari dem, ha sentito tra ieri e questa mattina, tra gli altri, Orlando e Franceschini: la strada tracciata, con l'ok di ieri della conferenza dei capigruppo alla Camera, è quella di contingentare i tempi per modificare il sistema di voto e arrivare alle urne. 

Si studia come estendere l'Italicum al Senato, i tecnici sono al lavoro sul nodo del premio di maggioranza ma le anime del Pd - al di fuori della minoranza - stanno convergendo, viene riferito, sulla posizione del segretario dem. Al Senato si dovrebbe anche riaprire la partita sulla presidenza della Commissione affari Costituzionali che potrebbe andare ad un renziano. Intanto cambia pelle anche il comitato 'Basta un sì che ha supportato la campagna del referendum. Ora è 'In cammino', un segnale che - osservano fonti parlamentari dem - il percorso di Renzi verso il voto anticipato è già iniziato.

Al momento nei cassetti di Montecitorio giacciono almeno 5 proposte che si propongono l’obiettivo di superare l’Italicum, ma nel Palazzo si sussurra che l’ipotesi più probabile è che alla fine il nodo si sciolga scegliendo l’ultima proposta in campo: il Lauricellum, depositato dal deputato siciliano del Pd Giuseppe Lauricella. Docente di diritto costituzionale ha presentato un progetto che prevede la famosa omogeneità fra Camera e Senato: alle due Camere si applicano le stesse regole. Un premio di maggioranza che scatta solo se la lista, e non la coalizione, supera il 40 per cento sia a Montecitorio che Palazzo Madama.

Alla Camera chi supera la fatidica soglia ottiene il 54 per cento dei seggi, (340 deputati), ma oggi come oggi il limite appare troppo alto per tutti gli schieramenti, gli ultimi sondaggi danno infatti Pd e M5S intorno al 40 per cento. Ai partiti interessa comunque arrivare primi: chi arriva primo sarà chiamato al Quirinale per tentare di formare in Parlamento un governo di coalizione. In caso di mancato raggiungimento della soglia del 40 per cento il sistema si trasforma in un proporzionale puro con capilista bloccati e candidature multiple, quest’ultime scendono da 10 a 3. Lauricella prevede poi uno sbarramento nazionale alla Camera del 3 per cento su base nazionale e uno del 4 per cento al Senato su base regionale. Molti definiscono questa soluzione “l’uovo di colombo” che dovrebbe mettere d’accordo tutti.

Bersani: Scissione? Non garantisco
La ditta, questa volta, traballa sul serio. Non sono più solo Massimo D'Alema e Michele Emiliano ad agitare lo spettro della scissione all'interno del Pd. A farlo è chi, per dirlo con le parole di Pippo Civati (che 'la ditta' l'ha già lasciata da un po') è "chi aveva giurato che non lo avrebbe mai fatto". "Non minaccio nulla e non garantisco nulla", risponde infatti Pier Luigi Bersani a chi lo interpella su un possibile divorzio in casa dem.

L'ex segretario chiama in causa Matteo Renzi: "Gli porrò delle questioni politiche e sentirò la risposta". A quel punto la minoranza interna deciderà il da farsi. Certo, ammette Francesco Laforgia, per chi ha "costruito attivamente" questo partito scissione vorrebbe dire "certificazione della sconfitta". Per evitarla la minoranza insiste nella richiesta di un congresso e di modifiche sostanziali alla legge elettorale. "In tutti i partiti del mondo prima di andare alle elezioni si fa il punto sul programma e la leadership", ribadisce Bersani. Se non si fa, "c'è una questione democratica" non solo per l'Italia ma per il Pd e "saremmo all'inedito". 

Speranza,no a liste bloccate anche Senato
 "Pensare che si mettano i capilista bloccati anche al Senato mi sembra un incubo: gli elettori non capirebbero". Lo dice Roberto Speranza, deputato che guida la minoranza Pd, interpellato sulla ipotesi di estensione della legge elettorale della Camera al Senato. Speranza spiega di essere contrario anche perché quel sistema proporzionale non garantisce la governabilità. 

Salvini a Napolitano, traditori vengono processati
"Nei Paesi civili alle elezioni si va a scadenza naturale e a noi manca ancora un anno" afferma oggi Giorgio Napolitano. Nei paesi civili chi tradisce il proprio popolo viene processato, non viene mantenuto a vita come parlamentare, presidente e senatore". Lo scrive su facebook il leader della Lega Nord Matteo Salvini.

Toninelli, legge elettorale: nessun asse con partiti, Legalicum e voto
Sulla Legge Elettorale non c'è alcun asse con i partiti. Il M5S ha proposto il Legalicum che è l'unica via realistica per il #VotoSubito". Lo scrive, in un tweet, Danilo Toninelli, responsabile riforme del M5S.