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POLITICA

Palazzo Madama

Riforme: mediazione fallita. Capigruppo conferma calendario. Tutto da rifare. No di Sel a governo

Il senatore "dissidente" Pd Vannino Chiti aveva proposto: "Riduzione emendamenti e voto finale a settembre". Ok da Pd, Forza Italia e Ncd. No da Sel: "Irricevibili condizioni Renzi". Boschi: "No a ricatti minoranze". Grillo: "Cercheremo di impedire colpo di Stato. Poi via dal Parlamento". Renzi su facebook: "Qualcuno ha paura di perdere la poltrona"

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Il ministro per le riforme Maria Elena Boschi
La mediazione Chiti è fallita. La conferenza dei capigruppo del Senato si è conclusa con una fumata nera sui tempi e modi di discussione del Ddl sulle riforme. “Abbiamo solo perso tempo per una mattina intera. Non c'è nessuna disponibilità di Sel e M5S a modificare il comportamento in Aula" ha detto il presidente dei senatori di Ncd, Maurizio Sacconi, al termine della riunione.
 
Dopo una mattinata di riunioni, incontri, dichiarazioni e tentativi di mediazione tutto torna dunque al punto di partenza: la conferenza dei capigruppo convocata oggi dal presidente del Senato Pietro Grasso ha confermato il calendario dei lavori così come era stato varato nei giorni scorsi. Immediatamente riprese le votazioni in Aula in una seduta particolarmente tesa con le opposizioni che protestano e con il presidente del Senato costretto a sospendere e poi riprendere la seduta spiegando ai senatori che "chi non consente di parlare in aula va fuori". 

"Tutti i tentativi di mediazione e di sospensione sono stati vani" ha detto il presidente del Senato. "Io ritengo - ha aggiunto - di avere fatto tutto per favorire ogni soluzione possibile. Ma devo prendere atto con rammarico che dobbiamo riprendere con le votazioni". "Siamo molto sereni. Stiamo facendo le riforme per il bene del Paese e perciò andremo avanti a lavorare" ha invece detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio.

Non ha fatto breccia la proposta di mediazione del “dissidente” Pd Vannino Chiti che aveva aperto ad una riduzione degli emendamenti in cambio dello slittamento del varo definitivo a settembre. E sulle riforme sono arrivate le durissime parole di Beppe Grillo, che dal blog tuona: "Resteremo in Parlamento fino a quando sarà possibile cercare di impedire il colpo di Stato, poi andremo in piazza". 

La reazione di Renzi
"Hanno paura di perdere la poltrona", ha scritto in serata il premier affidando il suo pensiero ai social network. "Gli italiani ci hanno chiesto di cambiare un sistema politico che non funziona più. Noi manteniamo la promessa, senza paura e senza mollare. Stiamo facendo le riforme perché la politica e i politici devono cambiare. Le sceneggiate di oggi dimostrano che alcuni senatori perdono tempo per paura di perdere la poltrona. Noi andiamo avanti e alla fine saranno i cittadini con il referendum a giudicare chi avrà ragione e chi torto. La nostra determinazione è più forte dei loro giochetti. Andiamo avanti pronti a discutere con tutti ma non ci faremo mai ricattare da nessuno".

La proposta di Chiti
"La proposta che faccio – aveva detto il senatore Pd in Aula - è di non disperdersi in migliaia di emendamenti ma di concentrare il tempo a disposizione prima dell'8 agosto per illustrare le varie posizioni sulla base degli emendamenti fondamentali, quindi discuterne con i relatori e il governo e procedere a votarli. Quindi svolgiamo nella prima settimana di settembre le dichiarazioni di voto e la votazione conclusiva". 
 
Il tentativo di Grasso
Dopo la proposta Chiti, era stato il presidente del Senato Pietro Grasso a tentare di avvicinare le parti, sospendendo in mattinata la seduta e convocando la capigruppo. Sul tavolo l'idea di iniziare l'esame del ddl costituzionale dall'articolo 3, accantonando i nodi più spinosi (composizione, elezione e competenze del Senato). Una proposta però subito respinta dal governo.
 
Il no di Grillo, Lega e Sel
La proposta Chiti era stata accolta positivamente da Pd, Fi e Ncd, ma ha trovato la netta opposizione di Lega, M5s e Sel che si sono detti indisponibili a ritirare gli emendamenti. Pur apprezzando la proposta Chiti, i senatori e i deputati di Sel, in una conferenza stampa a cui hanno partecipato anche alcuni ex M5S come Francesco Campanella, hanno definito "irricevibili" le condizioni di Renzi. Il governo aveva chiesto il ritiro degli emendamenti per poter iniziare a discutere. Ma Sel, ha spiegato, è disponibile a ridurre il numero degli emendamenti solo in cambio di precisi impegni da parte del governo.

"Nessun accordo, servono risposte concrete e poi decidiamo il percorso. In caso contrario grazie e arrivederci, noi rinunciamo a fare le ferie", ha affermato il capogruppo leghista Gian Marco Centinaio.

Netta chiusura anche dal M5S, che si è detto disponibile a "confrontarsi sul merito" delle riforme ma boccia la proposta di mediazione di Vannino Chiti: "Non ritireremo nemmeno un emendamento", fha comunicato in Aula il senatore Rosario Petrocelli. Ed anche Beppe Grillo, che ieri ha riunito i parlamentari penstastellati a Roma lanciando una campagna contro quella che viene definita "una riforma antidemocratica, lasciando l’hotel romano in cui ha alloggiato: "Aprire a quello lì? I giochini sono già fatti".Dal blog del leader M5S è poi arrivato l'ennesimo duro attacco alle riforme: "Che ci rimaniamo a fare in Parlamento? a farci prendere per il culo, a sostenere un simulacro di democrazia mentre questi fanno un colpo di Stato?" ha scritto il leader penta stellato minacciando l'Aventino: "Rimarremo ancora fino a quando sarà possibile cercare di impedire il colpo di Stato con l'eliminazione del Senato elettivo”. Po, ha spiegato Grillo, "se questi rottamatori della Costituzione non ci lasceranno scelta, ce ne andremo. Meglio uscire e parlare con i cittadini nelle piazze di Roma e d'Italia, meglio fare agorà tutti i giorni tra la gente che reggere il moccolo ai traditori della democrazia e della patria. Li lasceremo soli a rimestare le loro leggi e usciremo tra i cittadini. Aria fresca".